Il verdetto era atteso, adesso è anche ufficiale. Donald Trump è eleggibile alle primarie repubblicane in Colorado e così la sua corsa per diventare il candidato del Grand Old Party che sfiderà Joe Biden alle prossime Presidenziali sembra non avere altri ostacoli davanti. Mentre il tycoon continua a inanellare successi, interrotti solo dalla vittoria di Nikki Haley a Washington Dc, le speranze dell’ex rappresentante permanente all’Onu di sconfiggerlo anche grazie alle sentenze dei giudici svaniscono di colpo. “Una grande vittoria per l’America”, ha esultato The Donald.

A mettere fine al dibattito è stata la Corte Suprema federale che, dopo il ricorso dell’ex presidente contro la sentenza del tribunale del Colorado, uno degli Stati che lo aveva considerato ineleggibile, ha deciso di ribaltare la decisione. Non era legittima, quindi, quella della corte statale di escluderlo dalla corsa alle primarie repubblicane per il suo ruolo nell’assalto a Capitol Hill sulla base del 14esimo emendamento che vieta le cariche pubbliche ai funzionari coinvolti in insurrezioni contro la costituzione. La sentenza, adesso, farà da precedente anche per tutti gli altri ricorsi pendenti negli altri Stati.

La Corte, nelle motivazioni, ha spiegato che gli Stati non hanno l’autorità per rimuovere un candidato presidenziale in base al 14esimo emendamento, ossia la “clausola di insurrezione” della Costituzione. Questo potere c’è l’ha solo il Congresso.

L’eleggibilità del tycoon era stata impugnata da un gruppo bipartisan di sei elettori, quattro repubblicani e due indipendenti, e la Corte Suprema del Colorado gli aveva dato ragione il 19 dicembre scorso. La decisione era stata sospesa in attesa dell’appello e il nome di Trump era già stato stampato sulla scheda. Anche il Maine e l’Illinois avevano escluso Trump dal voto con le stesse motivazioni, ma adesso dovranno adeguarsi alla sentenza dei nove saggi. La Corte suprema dovrà sciogliere a breve un altro nodo, quello dell’immunità presidenziale invocata da The Donald nel processo federale per i tentativi di sovvertire il voto del 2020, culminati nell’assalto a Capitol Hill.

TRUMP POWER

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