L’amministratore delegato di Generali Philippe Donnet si augura che “il governo possa utilizzare la delega per riscrivere in modo giusto l’articolo 12 del Ddl Capitali“. Donnet spiega che l’articolo del decreto così come è scritto “non poterebbe nessun vantaggio o beneficio al paese, ma anzi potrebbe creare molti problemi”. “Un piccolo azionista di minoranza con una quota infima – sottolinea – potrebbe arrivare ad avere il 20% dei consiglieri“. “Ho ascoltato le parole di Donnet e il governo è sempre stato aperto alle istanze del mercato. Il mercato è l’interlocutore essenziale. Le istanze del mercato sono, sono state e saranno sempre oggetto di massima considerazione“, replica il sottosegretario all’economia Federico Freni. Quanto alla delega che consente una modifica, Freni sottolinea che “è molto ampia. È un indirizzo politico. La delega potrebbe consentirla. Vediamo, c’è tempo. Perché tuta questa fretta? L’articolo 12 non entra in vigore fino al primo gennaio 2025″.

Nelle intenzioni il Ddl capitali ha lo scopo di semplificare l’accesso delle aziende, anche di dimensioni modeste, ai mercati finanziari italiani. A tal fine le regole vengono semplificate, gli obblighi di comunicazioni alla Consob snellite e le gli oneri ridotti. Ma ci sono anche punti del disegno di legge fortemente contestati. Innanzitutto quello sul voto maggiorato promosso da Fratelli d’Italia e che secondo i critici sarebbe stato fatto su misura per l’immobiliarista romano Francesco Gaetano Caltagirone al fine di facilitarne la partita proprio nelle Generali di cui Donnet è amministratore. Attualmente Caltagiorne detiene il 6,2% del primo gruppo assicurativo italiano, terzo azionista dopo Mediobanca (13%) e famiglia Del Vecchio (9,7%). Caltagiorne è altresì socio di Mediobanca con il 9,9%. Donnet è stato confermato alla guida di Generali nel 2022 dopo uno scontro tra la lista presentata da Mediobanca e quella presentata dall’immobiliarista romano.

L’art 12 del Ddl, a cui fa riferimento Donnet, che già in passatolo aveva criticato, riguarda le norme per il rinnovo del consiglio di amministrazione. In base all’articolo la lista del board dovrà essere proposta con il voto favorevole di due terzi dei consiglieri e deve contenere un numero di candidati pari al numero da eleggere maggiorato di un terzo. In sostanza avvantaggia le liste di minoranza”. Critiche hanno interessato anche la norma sul voto maggiorato poiché tenderebbe a favorire la conduzione “familiare” delle aziende riducendo il peso di investitori come i fondi speculativi. Anche se il provvedimento è “teoricamente applicabile a qualsiasi investitore, di fatto favorisce alcune tipologie di italiani azionisti: società tipicamente a conduzione familiare che cercano di mantenerne il controllo delle proprie aziende, così come fondazioni azioniste delle banche italiane che sono soci a lungo termine, anche se spesso politicizzati». La norma sul voto maggiorato potrebbe sembrare «positivo», ma in realtà «neutralizza» il ruolo degli hedge fund, ha scritto il Financial Times,

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