Le autorità carcerarie dell’Idaho, negli Stati Uniti, hanno dovuto sospendere l’esecuzione del 73enne Thomas Eugene Creech, condannato a morte per cinque omicidi, perché il personale medico, dopo numerosi tentativi, non è riuscito a trovare la vena per effettuare l’iniezione letale. Come riporta la Cnn, il direttore del Dipartimento penitenziario dell’Idaho, Josh Tewalt, ha fatto sapere in una nota che “il team medico non è riuscito a trovare la vena per effettuare l’iniezione letale, rendendo impossibile procedere con l’esecuzione”. “Il signor Creech è stato riportato nella sua cella e i testimoni sono stati scortati fuori dalla struttura. Di conseguenza, la condanna a morte è scaduta”, si legge ancora nel comunicato.

Quello di Creech non è stato di un episodio isolato, anzi: è solo l’ultima esecuzione interrotta negli Stati Uniti di una lunga serie. Molte vengono sospese per lo stesso motivo, ovvero l’impossibilità di trovare la vena necessaria. Una situazione che ha spinto diversi stati americani a valutare alternative per la pena capitale, come l’azoto respirato attraverso una maschera da soffocamento. Lo scorso gennaio per esempio, il metodo era stato inaugurato in Alabama. Quando l’omicida Kenneth Smith è stato giustiziato nel carcere Holman di Atmore. L’Alabama ha sostenuto che il nuovo protocollo è il metodo più indolore e umano tra quelli utilizzati. Ma gli esperti dei diritti umani delle Nazioni Unite sono di diverso avviso: hanno spiegato che l’uso dell’azoto può portare a una morte violenta e dolorosa. Oppure può lasciare vivo il condannato, causandogli però lesioni gravissime.

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