Non c’è più “soltanto” la denuncia di Antonella Mollia, segretario generale del Comune che aveva raccontato di aver ricevuto pressioni per truccare un concorso. La sindaca Pd di Verbania Silvia Marchionini potrebbe presto dover rispondere di altri tre esposti già arrivati in Procura e che descrivono – per usare le parole di una delle presunte vittime di ingiustizia – “una sistematica ingerenza del potere politico nella selezione del personale e una conseguente metodicità nell’attuare procedimenti finalizzati a perseguire tali scelte”. Accuse di cui Il Fatto ha chiesto conto alla sindaca (in carica dal 2014), che però ha scelto un’altra strada: la giunta di Verbania ha infatti appena approvato un documento che autorizza Marchionini a querelare chiunque diffonda notizie sul funzionamento del Comune che l’amministrazione ritiene diffamanti.

Lo scorso ottobre Il Fatto aveva raccolto la denuncia di Antonella Mollia, segretaria generale del Comune che attraverso l’avvocato Paola Zanoia si è rivolta alla Procura raccontando di aver subito pressioni dalla sindaca per correggere l’esito di un concorso per un posto da dirigente responsabile dei servizi finanziari dell’amministrazione. A queste rivelazioni si aggiungono ora altre denunce.

La prima è quella della dottoressa Simona Ruspi, vincitrice del concorso su cui Mollia lamenta le ingerenze della sindaca. Ruspi sarebbe dovuta essere assunta a tempo indeterminato dal Comune per un incarico di rilievo – dirigente finanziaria, appunto – ma protesta per il trattamento ricevuto: dopo la vittoria della selezione, è entrata in servizio molti mesi più tardi e si è trovata a dirigere un dipartimento “svuotato”, perché nel frattempo il Comune ne aveva spacchettato le competenze, in buona parte finite sotto la responsabilità di colei che invece era arrivata seconda nel famigerato concorso. Ruspi oggi si è dimessa dal Comune di Verbania, ma aspetta giustizia per una procedura che ritiene l’abbia danneggiata sia dal punto di vista economico sia della crescita professionale.

Un’altra denuncia arriva dalla dottoressa Monica Bossi, che a sua volta si ritiene danneggiata da due diverse vicende. Nel 2014 è comandante della Polizia Locale di Stresa (Verbania) e decide di partecipare a una selezione del Comune di Verbania per un posto (da vicecomandante) nel corpo locale. Il Comune sembra aver fretta, tanto che stabilisce tempi strettissimi per la presentazione delle domande e la stesura della graduatoria. Il primo atto in cui si parla di “modifiche al fabbisogno di personale” è del 21 ottobre e le prove per i candidati si tengono il 10 dicembre. Bossi partecipa e resta in corsa con soltanto un’altra pretendente. A quel punto, però, il 23 dicembre, la giunta firma una delibera per “non procedere alla copertura del posto” in Polizia locale, motivando il tutto con la necessità di “ridurre la spesa del personale”. Bossi quindi lamenta un improvviso cambio di registro, visto che in poche settimane il Comune ha prima approvato gli atti per un concorso salvo poi accorgersi che non poteva permetterselo. Il secondo episodio citato da Bossi è del 2019, quando – il 23 luglio – il Comune di Verbania indice una selezione di “mobilità esterna” per il posto da comandante della Polizia Locale. Bossi partecipa insieme ad altre 4 persone, tutte col requisito richiesto di aver già svolto almeno per 3 anni il ruolo di comandante in altra sede. A prove ultimate, a settembre il Comune informa che nessun candidato è risultato idoneo. Passano poche settimane e la giunta allora procede in altro modo, aprendo una procedura di selezione questa volta interna, cioè riservata al personale pubblico di Verbania, col risultato che al nuovo comandante è richiesta molta meno esperienza rispetto a quella pretesa nel primo concorso. Per tutti questi motivi Bossi denuncia “un modus operandi nella scelta e gestione del personale basato su scelte discrezionali e di gradimento individuale e non sulla preparazione o professionalità”. La dottoressa si ritiene “vittima di questo sistema distorto” portato avanti “da anni con sistematicità e sfrontatezza” fino a “lasciar trasparire numerosi dubbi di legalità e legittimità”.

E ancora. Dopo la prima denuncia già raccontata dal Fatto, la dottoressa Mollia ha presentato in Procura una integrazione in cui lamenta di essere stata oggetto “di altre e diverse condotte persecutorie” e querela quindi di nuovo la sindaca Marchionini. Mollia racconta diversi episodi, a partire dalla presentazione del Piano Anticorruzione da lei trasmesso alla dem e all’assessore Patrich Rabaini nello scorso maggio. La dirigente racconta che il documento le fu spedito indietro con alcune contestazioni e altrettante richieste di modifiche. Quando però Mollia viene collocata in malattia e al suo posto in Comune arriva un segretario supplente, la giunta approva un Piano anticorruzione che “corrisponde quasi perfettamente alla prima versione” da lei redatta e “cassata da Sindaco e assessore”. Questo, sostiene Mollia, a dimostrazione che “il vero intento delle modifiche impostemi non era la salvaguardia della correttezza dell’azione amministrativa ma in prima battuta la critica e la polemica nei miei confronti e, in seconda, l’elusione dei mezzi di controllo di affidamento di lavori, servizi e forniture”. Mollia in Procura riferisce che “proprio l’asserito (ma non corrispondente al vero) ritardo nella presentazione del Piano è stato uno dei motivi di contestazione di grave inadempimento elevatami in ben due occasioni”. Non solo: la dirigente riporta come le sia stato “ingiustamente contestato il ritardo nella presentazione della relazione sulla performance e pesatura dei dirigenti”, ma “tale relazione era, al momento della contestazione, già pronta da tempo”: ciò nonostante, dice Mollia, “l’attuale segretario supplente l’ha validata solo il 9 novembre”, cioè “ben due mesi dopo la sua nomina nel nucleo di valutazione”. Insomma “le scadenza diventano improrogabili solo per me”, in un clima che la dottoressa descrive come “dal personalizzato intento demolitorio della mia persona e del mio operato”.

A questo quadro si aggiunge, infine, il caso dell’avvocato comunale in carica fino all’inizio di quest’anno. La circostanza, non ancora oggetto di contenzioso, potrebbe però dar vita a nuove polemiche in Comune perché l’avvocato, a quanto risulta al Fatto, ha lamentato di aver subito ritorsioni dall’attuale amministrazione per non aver firmato un atto su cui già il segretario generale aveva espresso riserve, perché lo riteneva contrario alle normative. Contattato dal Fatto, lo staff della sindaca fa sapere che “ogni dichiarazione in merito a eventuali indagini sarebbe inopportuna”. In mancanza della versione di Marchionini, restano tutti i dubbi sollevati dai dirigenti e dai lavoratori del suo Comune.

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