Una sola frase di Emmanuel Macron nel corso del vertice di Parigi, quello che qualcuno ha ribattezzato il contro-G7, sulla guerra in Ucraina è riuscita a spaccare in due l’Europa e la Nato. Nel suo intervento, alla presenza dei leader dell’Alleanza e di Volodymyr Zelensky, in collegamento da Kiev, il presidente francese ha detto che non esiste al momento un accordo in questo senso, ma che un intervento di terra delle truppe del Patto Atlantico non può essere escluso. Parole che hanno provocato in alcuni Paesi, come la Slovacchia, reazioni tiepide. Robert Fico, pur escludendo un coinvolgimento del suo Paese, ha infatti detto che altri stanno valutando se concludere accordi bilaterali per inviare truppe. Dall’altra parte c’è invece la ferma opposizione di Paesi come Stati Uniti, Germania e anche Italia, oltre a quella del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Con la Russia che ha avvertito: “Se così fosse, la guerra sarebbe inevitabile“.

Non è un caso, forse, che il nuovo premier francese, Gabriel Attal, sia intervenuto per spiegare le parole del presidente: “Non si può escludere nulla in una guerra che si svolge nel cuore dell’Europa e alle porte dell’Unione europea”, ha detto riprendendo l’affermazione del capo dello Stato. Anche dall’Eliseo arrivano puntualizzazioni: “L’eventuale futura presenza di truppe occidentali in Ucraina non andrebbe oltre la soglia della belligeranza“. Lo si è appreso da fonti dell’Eliseo. Ma la provocazione di Macron non ha raccolto grandi consensi tra i vari leader, come racconta anche il presidente polacco, Andrzej Duda: “La discussione più accesa si è svolta intorno alla questione dell’invio di soldati in Ucraina. E anche qui non c’è stato assolutamente alcun accordo”. Di “buon segnale” da parte di Macron, parla invece, la presidenza ucraina. “È un buon segno”, ha affermato il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak. Pur riconoscendo che questa opzione per il momento è “solo una proposta di discussione”, ha aggiunto che “la dichiarazione del presidente francese porta chiaramente la discussione ad un altro livello“.

Totalmente contraria la Casa Bianca, ancora convinta che un coinvolgimento diretto della Nato sia da evitare. Un funzionario ha detto a Reuters che gli Stati Uniti non hanno intenzione di inviare truppe a combattere in Ucraina. Dello stesso avviso il segretario generale Stoltenberg: “Gli alleati della Nato stanno fornendo un sostegno senza precedenti all’Ucraina. Lo abbiamo fatto dal 2014 e lo abbiamo intensificato dopo l’invasione su vasta scala. Ma non ci sono piani per truppe da combattimento della Nato sul terreno in Ucraina”. L’Unione europea, dal canto suo, tiene a precisare che se un invio di truppe dovesse concretizzarsi, questo non è stato deciso a Bruxelles: “Siamo a conoscenza delle dichiarazioni pubbliche di alcuni Stati membri secondo cui si potrebbe considerare l’invio di truppe di terra in Ucraina – ha detto il portavoce Ue per la politica estera Peter Stano – Questo non è stato discusso a livello Ue. Le politiche Ue nelle conclusioni del Consiglio europeo parlano molto chiaramente. L’Ue è impegnata a sostenere l’Ucraina e farà tutto il possibile. Quanto alla forma e al modo dei contributi nazionali sono una prerogativa della sovranità e della competenza di ciascuno Stato membro”.

Anche il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, sposa la linea americana, garantendo che “nessun soldato” sarà inviato in Ucraina da Paesi europei o della Nato: “Ciò che è stato deciso tra noi fin dall’inizio continua ad essere valido per il futuro, non ci saranno truppe sul terreno, né soldati inviati dagli Stati europei o dagli Stati della Nato sul suolo ucraino”. Contrario anche il governo di Roma: in una nota, Palazzo Chigi spiega che “la Conferenza organizzata ieri a Parigi dal Presidente Macron ha costituito l’occasione per riaffermare, con la partecipazione del Vice Ministro Cirielli, il pieno impegno dell’Italia a sostegno dell’Ucraina nella lotta a difesa della propria sovranità e integrità territoriale. Fin dall’aggressione russa di due anni fa vi è stata piena coesione di tutti gli Alleati nel supporto da offrire a Kiev. Questo supporto non contempla la presenza sul territorio ucraino di truppe di Stati europei o Nato”. Anche il ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani: “È un’idea di Macron“, ma “quando si parla di inviare truppe bisogna essere molto prudenti perché non dobbiamo far pensare che siamo in guerra con la Russia. Noi non siamo in guerra con la Russia, difendiamo” l’Ucraina “e nel mio giudizio personale non sono favorevole a inviare truppe italiane a combattere in Ucraina”. Il Regno Unito non ha invece intenzione di inviare militari in Ucraina “su vasta scala“. Una precisazione, quella del premier Rishi Sunak, necessaria dato che il Paese ha già “un piccolo numero di effettivi inviati per assistere le forze armate ucraine, inclusi istruttori medici militari”.

D’accordo anche il primo ministro svedese, Ulf Kristersson, in procinto di entrare nell’Alleanza come 32esimo Paese membro, che ha escluso per ora l’invio di truppe in Ucraina affermando che non è una questione rilevante per la Nato. In un’intervista all’emittente pubblica svedese SVT, Kristersson ha affermato: “Al momento siamo impegnati a inviare attrezzature avanzate all’Ucraina in diversi modi”, aggiungendo che “non c’è richiesta” da parte ucraina di truppe, quindi la “questione non è attuale”.

Di fronte alle affermazioni dell’Eliseo, la Russia ha prontamente inviato il proprio avvertimento facendo sapere che un intervento di terra “non sarebbe nell’interesse” dell’Occidente. Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha dichiarato che un conflitto militare diretto tra la Nato e la Russia sarebbe “inevitabile” se soldati di Paesi occidentali dovessero essere inviati in Ucraina: “In questo caso, non dobbiamo parlare di probabilità, ma di inevitabilità, ed è così che la valutiamo”.

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