Nel tempo dell’astensionismo dilagante, del “non voto per protesta” e del “tanto sono tutti uguali”, c’è chi mette a disposizione la propria casa per salvare il seggio elettorale. Succede in Sardegna, per la precisione a Biancareddu, frazione costiera di Sassari che conta novanta anime. Una piccola realtà in una zona logisticamente svantaggiata, pur in un territorio che vanta paesaggi mozzafiato, composta prevalentemente da anziani, dove tutti si conoscono e il senso di comunità è fortissimo. Quello civico pure. Solo così può essere letta la decisione della pensionata Maria Ghisu che, di fronte al rischio (concreto) di vedere il seggio 123 chiuso per via dei lavori di ristrutturazione nei locali che tradizionalmente lo ospitavano (l’ex scuola della frazione), non ci ha pensato due volte: è grazie a lei se i suoi compaesani potranno esprimere il proprio voto per le regionali (domenica), europee e comunali a giugno.

“Ho questo appartamentino che ora è vuoto, dove prima avevo il bar, quindi mi è venuto naturale metterlo a disposizione”, confida senza nascondere lo stupore per il clamore suscitato dal suo gesto. Perdere il seggio, che sarebbe stato trasferito in un’altra borgata, avrebbe obbligato gli elettori a spostarsi con il bus navetta, servizio cui il Comune aveva già pensato nel momento in cui sono stati avviati i lavori di ristrutturazione della scuola, sede dell’associazione culturale borgata di Biancareddu, di cui la stessa Maria Ghisu fa parte. “Ma qui siamo quasi tutti anziani e anche un viaggio breve per molti non è agevole, quindi si sarebbero persi voti. Così ne abbiamo parlato durante un incontro dell’associazione e abbiamo fatto la proposta al Comune”. Era il 15 gennaio scorso e nel giro di un mese, dopo il sopralluogo che ha accertato l’idoneità dell’immobile, è arrivata la determina dirigenziale con cui si accoglie la proposta e si stabilisce anche il corrispettivo economico: 1.100 euro complessivi per 11 giornate necessarie alle operazioni di voto, ma anche propedeutiche e successive. “Lo avrei fatto anche gratis, ho messo a disposizione la casa per non privare la comunità di un servizio. Sono sicura che qui staranno meglio anche i poliziotti che dovranno fare i controlli: c’è anche la cucina e potranno farsi il caffè”, assicura ridendo Maria.

Quel senso di comunità e partecipazione attiva che ispira l’associazione culturale di cui la pensionata fa parte e che già in passato si mobilitò per salvare il seggio, considerato l’ultimo legame con il Comune distante circa 40 chilometri. “Una prima chiusura del seggio ci fu a fine 2018, quando i locali vennero dichiarati non idonei”, ricorda la garante Lucia Firino. “La nostra presidente, Stefania Manunta, diede vita a una mobilitazione che portò gli abitanti a consegnare le tessere elettorali, finché si giunse ad un accordo con l’amministrazione che fece alcune opere, come l’installazione di uno scaldabagno e la tinteggiatura delle pareti”. Gli abitanti fecero il resto, quotandosi per gli altri lavori necessari a rendere idonei i locali. Da allora la ex scuola è sede dell’associazione, ma l’attività non si è fermata con l’avvio della ristrutturazione: gli associati hanno messo a disposizione le loro case per continuare laboratori e incontri di lettura. “Crediamo fortemente nel valore della cittadinanza attiva, laddove il microcosmo delle comunità si scioglie nelle logiche della globalizzazione”, aggiunge Lucia Firino.

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