Il “modello Marche” non decolla. E, anzi, rischia di schiantarsi a terra. Almeno per quanto riguarda i voli di continuità, cioè quelli per garantire collegamenti, a prezzi calmierati per i residenti, tra la regione e Milano Linate, Roma Fiumicino e Napoli, finanziati con 20 milioni di soldi pubblici con una gara di appalto dell’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, solo pochi mesi fa, a giugno 2023. Il motivo? A meno di 5 mesi dalla loro partenza, la compagnia aerea che ha vinto la gara di appalto per operarli, Aeroitalia, l’unica tra l’altro a concorrere, dopo mesi di dibattiti interni alla regione e accuse incrociate, ha deciso di rinunciare ai voli, giudicandoli economicamente insostenibili.

In questi mesi i dieci voli previsti al giorno, quattro da e per Milano, quattro da e per Roma e due su Napoli, fortemente voluti dalla giunta guidata dal delfino di Giorgia Meloni, il presidente Francesco Acquaroli, hanno restituito una fotografia chiara: sono stati riempiti appena per il 20% della loro capienza, a volte sono decollati anche solo con tre passeggeri a bordo, e non sono mancati ritardi e cancellazioni, anche se, dicono dalla compagnia, inferiori alla soglia massima di “disagi” prevista dal bando.

Dietro all’addio di Aeroitalia, disposta anche a pagare le penali pur di passare la “patata bollente” a un altro vettore nel più breve tempo possibile, però non ci sarebbero solo i numeri esigui e poco sostenibili. Sul piatto per partecipare a monte alla gara di appalto indetta dall’Enac, altrimenti considerata poco “appetibile” dalla compagnia, ci sarebbero stati altri impegni (e un contratto) da parte dell’agenzia regionale per il turismo e l’internazionalizzazione, l’Atim, “non rispettati”. Parola dell’ad della compagnia Gaetano Intrieri, ex consigliere del ministro Danilo Toninelli. Intrieri, sentito dal Fattoquotidiano.it, non solo conferma l’impossibilità di sostenere il bando di continuità, che “nessuna compagnia reggerebbe”, ma sottolinea: “Noi avevamo cercato di fare un progetto e un programma investendo con le Marche e con l’Atim. Se non fossero venuti meno agli impegni avremmo continuato” perché così “anche le rotte del bando sarebbero state in equilibrio”.

Proprio su questo punto, ossia i presunti impegni a monte della partecipazione alla gara di appalto, si sta infiammando il dibattito politico regionale, con le opposizioni che accusano la Regione e l’Atim, di aver agito con poca chiarezza con “espedienti non leciti”.

Senza dimenticare, fa notare Legambiente Marche parlando con il Fattoquotidiano.it, la scelta di alcune delle tratte di continuità che non solo da un punto di vista economico ma anche ambientale risultano “decisamente discutibili“.

Il bando, la gara e i retroscena A investire sui voli di continuità da e per le Marche, sono stati sia il governo, con un impegno di 3,7 milioni l’anno fino al 2025, inserito nella legge di bilancio 2022, sbandierato come grande risultato direttamente dal ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini, sia direttamente la Regione con un impegno di tre milioni l’anno per tre anni. Le gare di appalto per aggiudicare i voli sono state pubblicate dall’Enac l’1 giugno del 2023 con scadenza 31 luglio: le tre tratte, infatti, hanno prodotto tre diversi bandi, aggiudicabili, volendo, anche a tre diverse compagnie. Il primo, quello tra Ancona e Milano Linate, prevede 4 voli giornalieri, due in una direzione e due nell’altra, in fasce orarie prestabilite, con un importo dell’appalto di 9,4 milioni di euro. Il secondo, a copertura della tratta tra Ancona e Roma Fiumicino, prevede, come su Milano, quattro voli al giorno, ed è stato finanziato con 5,5 milioni di euro. L’ultimo, per Napoli, prevede due voli al giorno per una cifra dell’appalto di 5,2 milioni di euro.

Alla gara partecipa solo Aeroitalia, “per il massimo della cifra”, racconta al Fattoquotidiano.it l’ad Intrieri, quindi, “senza ribassare”. Sì scoprirà solo mesi dopo che lo stesso giorno della scadenza del bando di gara, la compagnia, firma con l’Atim, l’agenzia per il turismo e l’internazionalizzazione della Regione Marche istituita nel 2021 dalla giunta Acquaroli, e guidata dall’ex dirigente Enit, Marco Bruschini, un contratto per “servizi di marketing”: di fatto si prevede di lanciare il brand “Let’s Marche” sul sito della compagnia aerea e di attaccare il logo a uno degli aerei di Aeroitalia per 12 mesi. Il tutto per 750mila euro.

Ed è proprio questo contratto, secondo Aeroitalia non rispettato da Atim e dalla regione Marche a far traboccare oggi il vaso dei voli di continuità, insieme agli altri progettati per arricchire il turismo delle Marche, ossia quelli da e per Vienna, Bucarest e Barcellona, inizialmente lanciati ma poi subito stoppati da Aeroitalia. Sì perché, denuncia la compagnia, Atim non ha pagato la prima fattura emessa da Aeroitalia e per questo “ha contravvenuto agli accordi“, tanto che il “il tribunale di Roma ha emesso un decreto ingiuntivo” di pagamento. Accusa che l’agenzia, si legge sulla stampa locale, ha rimandato al mittente bollando come “sbagliata” la fattura e che ha dato il via a un botta e risposta infinito tra i due attori. Ilfattoquotidiano.it ha provato a contattare Atim, ma il direttore Bruschini non ha risposto.

Sta di fatto che, senza quel contratto di marketing e senza tutto il progetto pensato sulle Marche e poi crollato, spiega Intrieri al Fatto.it “quel bando di continuità è un bando che nessuna compagnia può reggere”. “Noi perdiamo 800mila euro al mese, se non ci fosse il contributo del volo di continuità perderemmo 1 milione e 300 mila euro”, rivendica. Il progetto, racconta lo stesso Intrieri, nasce con una telefonata del maggio 2023 tra l’ad e il management dell’aeroporto di Ancona Raffaello Sanzio che informa la compagnia del futuro bando per i voli di continuità. Lì, racconta Intrieri anche a Cronache Maceratesi, viene introdotto Bruschini con il quale si delinea, appunto, l’idea di progetto sulle Marche che comprende non solo i voli di continuità, ma anche le nuove rotte all’estero e il contratto di marketing. “Il bando era solo uno degli elementi del programma – sottolinea Intrieri al Fatto.it – In quel modo poteva stare in piedi”. Tanto che, specifica, se la Regione e l’Atim “non fossero venuti meno all’accordo, avremmo continuato”.

L’addio alle Marche, in ogni caso, ormai è certo: “Garantiremo il servizio per permettere all’Enac di svolgere e attuare le procedure per trovare un sostituto. Potremmo smettere dal 15 marzo, ma è orientativo. Le penali? Se ci saranno le pagheremo, ma se noi garantiamo il servizio e nel frattempo l’Enac trova un sostituto non vanno pagate”. Il personale finora impiegato in quei voli, comunque, assicura l’ad, sarà ricollocato. “Penso che alla fine la nostra decisione di andare via sia la scelta migliore per il territorio per l’aeroporto per noi e per tutti gli attori di questa vicenda”, commenta con amarezza Intrieri.

Le opposizioni – Proprio sulla questione del contratto privato tra Atim e Aeroitalia ha fatto scattare le opposizioni, già sul piede di guerra per la scelta di istituire l’Atim. In particolare il Partito democratico, ma anche il Movimento 5 stelle, hanno provato in questi mesi a far luce sulla vicenda con interrogazioni e accessi agli atti, ma ricevendo ben poche risposte dalla giunta. “Il bando sui voli di continuità è stato scritto molto male – attacca Manuela Bora, consigliera Pd e già assessora nella passata giunta Ceriscioli, attiva in particolare per le questioni di genere e i diritti, parlando con il Fattoquotidiano.it – Nessuno voleva partecipare e così è arrivato il ‘nodo’ del contratto”. Un contratto che di “piano marketing”, sottolinea, aveva ben poco, dato che “era di tre righe”. Per di più, continua, “non si possono dare 750mila euro” di fatto di Regione Marche “senza evidenza pubblica”. Ad Atim “è stata data una delega in bianco” senza alcuna azione di controllo da parte della giunta, o dell’assessorato competente, dice ancora la consigliera. La responsabilità, insomma, “è della Giunta” che dovrebbe vigilare su “un’agenzia che dispone di risorse pubbliche”. I voli anche verso destinazioni nazionali relativamente vicine, secondo Bora, possono essere sì un volano per le Marche, ma vanno pensati bene, dato che “i piani di continuità non si reggono” e che questo “ha delle ripercussioni anche sui bilanci”. “Quei voli non devono servire a me per andare in vacanza a Parigi o a Ibiza, ma devono servire per portare turisti qua. Serve promozione nel resto d’Italia e serve un’agenzia per il turismo strutturata”, invece, l’Atim “a dispetto del suo ruolo strategico, a distanza di oltre due anni dalla sua istituzione, non dispone di personale proprio, ad esclusione di tre dipendenti mutuati dalla Giunta Regionale e soltanto dal 2023”.

Dello stesso avviso anche la consigliera regionale del Movimento 5 stelle, Marta Ruggeri secondo cui quel contratto da 750mila euro, potrebbe “violare la disciplina degli appalti pubblici di servizi, delle regole di libera concorrenza e del divieto degli aiuti di Stato”. “Il contratto è stato definito eufemisticamente ‘non una buona idea’ anche dall’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile”, spiega ancora Ruggeri che parla di “un’opportunità gestita dalla Giunta di destra con una superficialità disarmante, se non ricorrendo a espedienti di bassa lega”. “Ora – dice ancora al Fatto.it – ci sarà un contenzioso legale tra la Regione Marche ed il vettore uscente, e sarà interessante se in questo contesto diverranno pubbliche, e sottoposte al vaglio della magistratura, tutte le promesse e gli impegni presi dalla Regione e dal suo ente strumentale ATIM con Aeroitalia, l’unica compagnia aerea che ha partecipato alla gara”.

La regione – La regione Marche alle accuse dell’opposizione ha risposto facendo spallucce. A una recente interrogazione, riporta la stampa locale, infatti, l’assessore ai trasporti, Goffredo Brandoni ha detto che la giunta non era al corrente “del pieno contenuto del contratto di servizi e di marketing” e che, comunque, l’Atim, ha “autonomia amministrativa contabile e gestionale”, e quindi “spetta esclusivamente al direttore adottare gli atti necessari alla gestione delle attività dell’Atim”. Contattato dal Fattoquotidiano.it, Brandoni non ha voluto risponde alle nostre domande. Lo stesso vale per il presidente marchigiano, Francesco Acquaroli che, contattato dal Fatto.it, per tramite della sua portavoce, ha declinato la richiesta di intervista, sottolineando che è l’Enac l’ente preposto a rispondere nel merito della continuità territoriale.

Il nodo ambientale – Ma c’era davvero bisogno di queste tratte? Apparentemente volute da tutti gli attori politici, al momento i numeri non hanno restituito giustizia alla presunta utilità del servizio. Il servizio, ha spiegato l’assessore ai trasporti Brandoni rispondendo a un’interrogazione delle opposizioni durante un consiglio regionale di inizio dicembre, ha visto nella tratta Ancona-Roma un riempimento medio del 20%, nella tratta Ancona-Milano una media di riempimento del 21% e nella tratta Ancona-Napoli un riempimento medio del 22%. Numeri piccoli, tanto che da far diventare emblematico un caso che ha fatto rapidamente il giro dei social (con tanto di foto): almeno in un’occasione il volo Milano-Ancona è partito con appena tre passeggeri a bordo.

Ma guardiamo i fatti: sulla tratta Milano-Ancona, servita da due voli di continuità in un verso e due in un altro al giorno, i treni diretti ad alta velocità sono pressoché a cadenza oraria. In tutto ne circolano 11 al giorno da Ancona a Milano centrale e 12 da Milano ad Ancona, anche se, va detto a onor di cronaca, non sempre puntualissimi. Diversa è la questione verso Roma, anche questa servita da quattro voli di continuità, due in una direzione e due nell’altra al giorno. In questo caso per raggiungere la Capitale con una Freccia bisogna prendere il treno da Jesi, comune in provincia di Ancona, in partenza solo una volta al giorno all’andata e una nella direzione opposta. Va da sé, per ovvie ragioni logistiche, che per arrivare a Napoli, per la quale sono previsti due voli al giorno, uno in un verso e uno nell’altro, su rotaia il percorso richiede, obbligatoriamente, almeno un cambio a Roma o, suggerisce il sito di Trenitalia, a Bologna.

“Determinati investimenti – commenta il presidente di Legambiente Marche Marco Ciarulli parlando al Fattoquotidiano.it – vanno fatti con cognizione di causa. Quando pensiamo all’aereo come un mezzo di spostamento, dobbiamo comprendere che stiamo parlando del sistema di trasporto più impattante tra gli esistenti (Co2 prodotta per persona per km) e quindi andrebbe utilizzato come infrastruttura utile per quegli spostamenti che effettivamente sono complicati da effettuare con le alternative esistenti”. Per questo “pensiamo che alcune delle tratte presenti siano decisamente discutibili, ad esempio Ancona-Roma, quando potremmo rafforzare le linee di trasporto su ferro già esistenti, più sostenibili a livello economico ed ambientale”, continua Ciarulli, evidenziando come “sostenere quei voli” che “sono in competizione con le tratte ferroviarie nazionali” sia “uno spreco di risorse per un impatto ambientale considerevole”. “E leggendo i numeri di questi giorni, sembra che il sistema di voli non risulti remunerativo – incalza il presidente di Legambiente, che rilancia – Se vogliamo vincere la sfida dei trasporti e della mobilità dobbiamo anche avere la forza ed il coraggio di immaginare un sistema di trasporti differente rispetto a quanto non abbiamo fatto fino ad oggi. Con la “cura del ferro” possiamo integrare ciò che oggi stiamo faticosamente provando a fare con gli aerei, restando all’interno di una cornice di sostenibilità ambientale ed economica importante”.

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