Altre sei o otto settimane di guerra su larga scala nella Striscia di Gaza. Sono questi, secondo fonti delle Forze di Difesa Israeliane (Idf) citate da Reuters, i piani a medio termine di Israele per il conflitto nell’enclave palestinese, mentre le truppe si apprestano ad allargare l’offensiva su Rafah, l’ultima città a sud della Striscia dove sono attualmente rifugiati più di 1,5 milioni di civili fuggiti dai bombardamenti. Perché l’obiettivo del governo di Tel Aviv rimane quello di distruggere il più possibile le strutture di Hamas, eliminare i suoi vertici e liberare gli ostaggi. Tutto, però, senza diplomazia, ma con l’uso delle armi. L’ultima mossa diplomatica di Israele, infatti, è stata dichiarare il presidente brasiliano Lulapersona non grata“, dopo che il capo dello Stato ha paragonato lo ‘Stato ebraico’ ad Adolf Hitler e le sue azioni all’Olocausto.

La situazione in Cisgiordania – Mentre si discute della strategia israeliana a Gaza, sale la tensione anche in Cisgiordania, dopo le indiscrezioni sulla volontà del premier Benjamin Netanyahu di accontentare il ministro per la Sicurezza Nazionale, Itamar Ben-Gvir, mettendo delle limitazioni all’accesso dei palestinesi alla moschea di al-Aqsa, a Gerusalemme. Una notizia arrivata a pochi giorni dall’inizio del Ramadan, il prossimo 10 marzo, e che rischia di scatenare violenze nella Spianata delle Moschee. Non a caso Hamas ha respinto quella che ha definito la ”decisione criminale” da parte “del ministro estremista Ben-Gvir di limitare l’accesso dei palestinesi nella moschea di al-Aqsa durante il Ramadan”. La chiusura della Spianata delle Moschee ai palestinesi promuove, sostiene Hamas in un comunicato, “la criminalità sionista e la guerra religiosa condotta dal gruppo di coloni estremisti del governo di occupazione terroristico contro il nostro popolo palestinese e la violazione della libertà di culto nella moschea”. Per questo, Hamas chiede “al nostro popolo palestinese nei Territori occupati, ad al-Quds (Gerusalemme, ndr) e nella Cisgiordania occupata di respingere questa decisione criminale, di resistere all’arroganza dell’occupazione” e di “mobilitarsi, recarsi e stazionare nella moschea di al-Aqsa”. Inoltre Hamas avverte Israele che “qualsiasi danno alla struttura o alla libertà di culto non passerà senza conseguenze” e annuncia una “benedetta Intifada ed esplosione di fronte all’ingiustizia, all’arroganza e all’aggressione”. Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha risposto alle indiscrezioni spiegando che il governo consentirà la libertà di culto nella moschea durante il mese sacro del Ramadan: “Qualsiasi restrizione che verrà imposta sarà per motivi di sicurezza”, ha dichiarato.

Le sanzioni – Intanto dall’Europa continua la pressione per arrivare a un cessate il fuoco. Il Lussemburgo critica duramente l’operato del governo Netanyahu, spiegando che dopo quasi 5 mesi di guerra è complicato continuare a giustificare i raid con il diritto all’autodifesa: “È difficile spiegare che si tratta di autodifesa così tanto tempo dopo gli attacchi del 7 ottobre. Parlo con i politici israeliani, ho detto loro che abbiamo i dati, oltre il 70% delle persone uccise, donne e bambini, erano civili, quindi non si può parlare di misure mirate. Ho spiegato loro che perderanno anche il sostegno che gli resta”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Xavier Bettel. L’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, è tornato a chiedere sanzioni nei confronti dei coloni violenti nei Territori Occupati: “Se vogliamo avere credibilità dobbiamo denunciare la situazione in Cisgiordania, dove avvengono azioni terroristiche contro la popolazione palestinese. Ho chiesto agli Stati membri di sanzionare i coloni violenti ma non abbiamo ancora trovato l’unanimità, vediamo cosa avranno da dire i ministri oggi”. Come lamenta il ministro degli esteri irlandese, Micheál Martin, “uno o due Paesi ancora ci impediscono di arrivare all’unanimità sulle sanzioni ai coloni violenti, oggi non avremo una decisione al Consiglio Affari Esteri e se non riusciremo a fare passi avanti l’Irlanda si muoverà da sola”. Stessa minaccia fatta dalla Spagna: “Solleciterò che una volta per tutte siano applicate le sanzioni ai coloni violenti che già da alcuni consigli degli Affari esteri sono sul tavolo – ha detto il ministro José Manuel Albares – Se non si produce un accordo, la Spagna avanzerà in maniera individuale in queste sanzioni”.

Benny Gantz ha comunque annunciato che le operazioni militari a Rafah si allargheranno se gli ostaggi non verranno restituiti entro l’inizio del Ramadan: “Il mondo e i leader di Hamas devono sapere che se entro il Ramadan i nostri ostaggi non saranno a casa i combattimenti continueranno nell’area di Rafah – ha detto – Lo faremo in modo coordinato, in dialogo con i nostri partner americani ed egiziani, per facilitare le evacuazioni e ridurre al minimo le vittime civili”.

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