La discarica nella cava del Parco del Roccolo, tra Busto Garolfo e Casorezzo, nella città metropolitana di Milano, può andare avanti. Così ha deciso il Consiglio di Stato dopo una serie di ricorsi ai diversi gradi della giustizia amministrativa. L’istanza presentata dalla Solter srl (consociata del Gruppo Vibeco, azienda leader del settore) prevede il riempimento con rifiuti non pericolosi per un volume di 420mila metri cubi di un’area scavata di circa 64.870 metri quadrati, per una profondità di circa 10 metri, oltre alla gestione produttiva della parte residua di cava e al suo intero recupero ambientale. “Rifiuti non pericolosi riferibili a circa 120 tipologie, tra cui molti cosiddetti ‘a specchio’, cioè pericolosi oppure non pericolosi in base alla concentrazione di alcune sostanze. Ma chi provvederà ai controlli?”, si chiede Pierluca Oldani, sindaco di Casorezzo. Oldani fa parte del fronte che non ha mai smesso di evidenziare le criticità del progetto insieme alla collega di Busto Garolfo Susanna Biondi, alla direzione del Parco del Roccolo, ad alcune associazioni ambientaliste, al Comitato “No discarica in cava Busto Garolfo e Casorezzo” e agli agricoltori della zona non ha mai smesso di evidenziare le molte criticità del progetto. A partire dalla scelta del sito.

La cava si trova dentro il Parco del Roccolo: 1.810 ettari nel settore nord-occidentale della Provincia di Milano, tra i Comuni di Arluno, Busto Garolfo, Canegrate, Casorezzo, Nerviano e Parabiago. L’80 per cento della superficie del parco è destinato all’attività agricola, per il 9 è occupato da boschi e per la parte restante dalla rete irrigua, da aree estrattive, da costruzioni e da viabilità. Un ambito di indiscutibile valenza ambientale ed ecologica nel quale però esistono già quattro discariche. “Una storia incredibile – sottolinea la sindaca Biondi – Determinata da un susseguirsi di scelte che anche soltanto il buon senso avrebbe dovuto sconsigliare”. La Città Metropolitana di Milano, competente in materia di Valutazione d’Impatto Ambientale, ha ripetutamente espresso giudizio positivo sulla compatibilità ambientale.

Per Comuni, Parco, agricoltori, residenti, Legambiente e Salviamo il Paesaggio è una decisione impropria e sono ricorsi al Tar della Lombardia in più occasioni e con risultati alterni. Per tabulas il fronte del no sostiene tra le altre cose che la discarica è in contrasto con: programma regionale e piano provinciale di gestione dei rifiuti, piano paesaggistico regionale, piano regionale delle aree protette, piano delle aree protette e prioritarie per la biodiversità, direttiva comunitaria Habitat, piano dei servizi del piano di governo del territorio che individua proprio in quest’area un “corridoio ecologico primario”. Senza contare che la discarica insisterà su “un’area di ricarica dell’acquifero profondo, caratterizzato da una vulnerabilità del suolo alta” e nelle vicinanze della riserva naturale Bosco WWF di Vinzago.

“Sia la Città Metropolitana a guida Pd che la Regione a guida Lega si sono schierati a favore della discarica – sottolinea a ilfattoquotidiano.it. Pierluca Oldani, sindaco di Casorezzo alla guida di una giunta di centrosinistra – E il Consiglio di Stato nella sua recente sentenza non ha minimamente tenuto conto della nuova formulazione dell’articolo 9 della Costituzione che prevede dal febbraio 2022 in aggiunta a quanto già sostenuto, la ‘Tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi’, anche nell’interesse delle future generazioni. Ora valuterò, insieme agli altri soggetti interessati alla vicenda, se ci sarà la possibilità di ricorrere in Cassazione”.

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