Quattro raid in pochi giorni, i dipendenti terrorizzati danno le dimissioni e un imprenditore è costretto a chiudere l’attività. Succede a Barra, quartiere orientale di Napoli dove ieri mattina i lavoratori di un punto scommesse in via Volpicella, a poche ore dall’ultima rapina avvenuta nel pomeriggio di domenica 11 febbraio, si sono dati appuntamento per abbassare definitivamente le saracinesche e consegnare le chiavi al titolare. “Senza sicurezza non si può fare impresa – spiega il proprietario Giovanni Forte – il senso di solitudine che ti scoppia dentro tra l’indifferenza della gente e soprattutto delle istituzioni uccide, uccide le imprese, uccide i miei dipendenti, uccide tutto un territorio”.

Forte è titolare di diverse attività a Napoli. Già a settembre, dopo l’ennesima rapina in una delle sue attività, aveva scritto un post pubblico al procuratore di Napoli Nicola Gratteri: “Sono passate tante persone, hanno visto e nessuno si è degnato di allertare le Forze dell’ordine. Una cosa veramente indegna. Cosa ci rende differenti da un mafioso? È disgustosa l’omertà, la malavita, l’ingiustizia e tutto il degrado che ci circonda. Se la stessa rapina avesse avuto un riepilogo drammatico, sarebbero stati complici di un delitto. Nessuno ha avuto il coraggio di fare una semplice telefonata anonima né di muovere un dito”. Aveva poi organizzato una marcia per la legalità per le strade di Barra in cui chiedeva una maggiore presenza delle forze dell’ordine.

“Probabilmente quella marcia ha dato fastidio a qualcuno – racconta oggi – non è un caso che dopo quel corteo hanno iniziato a prendere di mira solo le mie attività, ormai le rapine che ho subito non si contano più, ho perso pure il conto delle denunce che ho fatto, ma poi anche furti di materiale e intimidazioni varie al mio personale. Rivolgo un appello al Procuratore di Napoli affinché ripristini la legalità su questo territorio, siamo in balia dei criminali”. Davanti al centro scommesse ci sono gli ex dipendenti e qualche amico. “Ho un forte senso di frustrazione – ci racconta in lacrime Sara, che era al lavoro durante l’ultima rapina – lavoravo qui da 6 anni ma non riesco più ad entrarci adesso, ho paura. Dover rinunciare al posto di lavoro in una città come Napoli pesa il doppio, perché le alternative non ci sono, ma non si può continuare così”.

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