Le voci di un accordo giravano da giorni e domenica è arrivato l’annuncio ufficiale: la famiglia Moratti ha venduto il 35% di Saras al gruppo petrolifero svizzero-olandese Vitol per poco meno di 600 milioni di euro. Passa quindi di mano la raffineria petrolifera sarda di Sarroch, tra le maggiori per capacità produttiva in Europa, con una capacità di lavorazione di 15 milioni di tonnellate annue (300.000 barili al giorno) e circa 1300 lavoratori diretti ai quali si aggiungono quasi 3mila dell’indotto. Ad alcune condizioni gli attuali proprietari si impegnano a cedere anche un ulteriore 5% di capitale. Al completamento dell’operazione, l’intera partecipazione detenuta dalla famiglia sarà trasferita a Vitol che lancerà un’opa sul capitale con l’obiettivo di ritirare Saras dal listino milanese. La fine di un’era, dunque, a 62 anni dalla fondazione della società di raffinazione da parte di Angelo Moratti. L’accordo prevede un prezzo di 1,75 euro per azione, che implica una capitalizzazione di Saras di circa 1,7 miliardi di euro. Lunedì mattina Saras si è allineata in Borsa al prezzo per la cessione: a Piazza Affari il titolo cede il 6,6% a 1,68 euro.

I sindacati non si attendevano la mossa e sono preoccupati: “Occorre capire quale sarà il futuro di questo sito produttivo – dice Stefano Fais, segretario organizzativo Filctem e rsu Saras – in questo momento attendiamo di incontrare di vedere il presidente uscente e la nuova proprietà per conoscere il nuovo piano industriale che per noi è importante per salvaguardare i livelli occupazionali. Il dato di fatto è, però, che un’altra grossa azienda nazionale non sarà più italiana ma olandese“.
Marco Nappi, segretario generale regionale Femca Cisl, si dice “scioccato per la notizia arrivata all’improvviso. Sappiamo che entrare in un contesto di una multinazionale cambia tutto. Cosa succederà e come sarà l’approccio della nuova proprietà lo vedremo nelle prossime settimane ma già oggi c’è una forte preoccupazione”.

Dopo il passaggio, che dovrà ottenere il via libera dell’Antitrust Ue, il gruppo Vitol, fondato a Rotterdam ma con quartier generale a Ginevra, disporrà di oltre 800mila barili al giorno di capacità di raffinazione in sette raffinerie, 4 gigawatt di produzione di energia termica e oltre 1,4 gigawatt di generazione di energia rinnovabile. A spingere per la cessione sarebbero stati soprattutto i nipoti di Massimo Moratti, Angelo e Gabriele Moratti, figli di Gian Marco Moratti, scomparso nel 2018, e avuti da quest’ultimo rispettivamente da Lina Sotis in prime nozze e da Letizia Moratti. La Saras nacque nel 1962 quando Angelo Moratti decise di mettere a frutto l’esperienza nel campo petrolifero costruendo la raffineria di Sarroch, a pochi chilometri da Cagliari, che giunse in poco tempo a coprire un quarto della produzione italiana.

“Con i miei nipoti Angelo e Gabriele ed i miei figli Angelomario e Giovanni, ho ritenuto che la miglior garanzia per il futuro successo della raffineria di Sarroch fosse l’aggregazione con un primario operatore industriale del settore energetico globale quale è Vitol”, ha detto il presidente e amministratore delegato di Saras, Massimo Moratti, secondo cui Vitol ha “risorse relazionali, finanziarie e manageriali necessarie per competere nell’attuale contesto di mercato internazionale. Pertanto ritengo che questa operazione sarà positiva per tutti gli azionisti, per le maestranze, per i clienti e tutti gli altri stakeholders, che ringrazio per la fiducia che ci hanno sempre accordato”.

Russell Hardy, amministratore delegato di Vitol, ha detto di apprezzare “l’importanza di Saras in Sardegna, e nel Paese più in generale” e di voler “portare avanti l’eredità della famiglia Moratti di gestione diligente, operazioni sicure e supporto alla comunità locale e ai dipendenti. Le attività di Saras sono ben complementari al core business di Vitol e questa operazione rafforzerà la sicurezza energetica europea e migliorerà l’approvvigionamento di un impianto chiave nel settore energetico europeo”.

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“Il gruppo Vitol interessato alla quota di Saras in mano ai Moratti”. La famiglia ammette “discussioni in corso”

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