Le polemiche intorno al Teatro di Roma non si fermano. Ora un’inchiesta di Fanpage.it rivela accuse di mobbing ed episodi di sessismo, in parte causati da Libersind, il sindacato autonomo di destra che all’interno del Teatro organizza tutto il comparto del cosiddetto palcoscenico, cioè i tecnici. Nello specifico, secondo le testimonianze dei dipendenti raccolte, alcuni appartenenti al sindacato avrebbero creato una situazione di continua tensione che in più di un’occasione è culminata in minacce, mobbing, ricatti e prepotenze.

Alcune lavoratrici hanno sottolineato di essere state accusate continuamente “di avere l’ansia” e di “non saper lavorare”. Il responsabile tecnico a una collega che gli pone quesiti e problemi di lavoro – sminuendo le sue competenze e mortificando la sua professionalità – risponde in una mail che è “inesperta”, la accusa di essere ansiosa, parla di uno “sfogo” a fronte di una comunicazione professionale. “Io ritengo di non dovermi sottoporre ai suoi modi sminuenti, aggressivi e intimidatori“, denuncia la lavoratrice.

Ciò che emerge dalle lettere raccolte (e negli anni inviate anche ai vertici ma sempre rimaste inascoltate, secondo quanto segnalato da Fanpage.it), è che ogni comunicazione lavorativa all’interno del Teatro debba avvenire solo in modo informale: si parla solo a voce, e con insulti, volgarità, parolacce rivolte a colleghe e colleghi, compagnie e artisti. In una delle lettere di una lavoratrice si parla della solita “modalità intimidatoria e umiliante che il responsabile tecnico mette in atto nei miei confronti”, e in un caso persino “davanti alla compagnia ospite che assisteva attonita alla scena”.

E le accuse non arrivano solo da lavoratori interni. “Quando abbiamo lavorato al Teatro Argentina – racconta una regista teatrale – non so perché il capo del reparto tecnico aveva deciso che sarei stata io la sua unica interlocutrice. È iniziata così una lunga trafila, dovevo essere sempre gentile per ottenere quello che sarebbe stato normale avere per la produzione di uno spettacolo. Questo voleva dire sopportare, ad esempio, che lui parlasse male dei miei colleghi, o che insistesse sul fatto che lo faceva solo per me, ci dava quello che ci serviva per andare in scena, perché gli stavo simpatica”.

Oltre alla testimonianza dei lavoratori, c’è poi quella di Barbara Cosimi, segretaria regionale del Slc Cgil, cioè il Sindacato lavoratori della comunicazione, che ha iscritti anche all’interno del Teatro di Roma e che da anni denuncia questa situazione: “In teatro c’è un clima di vero e proprio terrore, dove si arriva anche alle minacce e agli insulti. Abbiamo fatto presente più volte questi problemi ai Direttori e ai Commissari straordinari”.

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