Ancora tu, ma non dovevamo vederci più? Ogni anno, a fine Festival, ci ha fatto credere che sarebbe stato l’ultimo e invece, Amadeus torna a condurre Sanremo per la quinta volta, portandosi dietro l’amico Fiorello, che come lui, provava a fare quello che “basta, questo è l’ultimo, non ti sto più dietro e bla, bla, bla..”. E invece, arieccoli. Ormai,

Il sequestro di persona (soprattutto per il pubblico pagante dell’Ariston!) inizia intorno alle 20:40 e termina alle 2:20 del mattino. Io ho mollato il colpo all’1:00 e mi pare di aver fatto molto bene, visto che dopo tale ora non c’è stato nulla di rilievo da dichiarare. Partirei dalla classifica finale, per parlare di questa tiepida prima serata sanremese, in cui si sono esibiti tutti e 30 i cantanti in gara. Il voto della sala stampa ha decretato che: Loredana Bertè è l’ultima e forse l’unica vera rocker donna di questo Paese, perciò merita il primo posto con la sua Pazza, in cui ci tiene a ribadire che no, non è una signora, ma che adesso è in grado di perdonarsi e di amarsi, finalmente. Chapeau all’esibizione, alla vita e alla carriera artistica di questa donna inaffondabile. Menzione speciale per le gambe, che secondo me dovrebbe assicurare come il sedere di JLo. Secondo posto per Angelina Mango e la sua La Noia che, qui lo dico e qui lo nego, alla fine vincerà questo Festival. Favoritissima sin da quando si è saputo della sua partecipazione al Festival, porta sul palco una grande energia e una sicurezza degna di una veterana della musica. Saranno le origini, sarà quel che sarà, che t’o dico a fà?!

Terzo posto per Annalisa, che si riconferma la regina indiscussa dei tormentoni quattro stagioni. La sua Sinceramente è destinata a farci sanguinare le orecchie a furia di sentirla in radio. Bella e raggiante, ha dominato il palco come una vera master e tutti felici di essere suoi slaves. Reggialze compreso.
Quarto posto per Diodato con Ti Muovi, che come già sottolineato dai The Jackal, era un chiaro invito ad Amadeus a velocizzare la serata. Antonio si riconferma un grande cantautore dalla voce intonata al limite del possibile e propone una ballad piena di classe e romanticismo. Non ha però la potenza e la magia evocativa di Fai Rumore, canzone vincitrice nell’ultimo Sanremo pre Covid. Il pezzo è indubbiamente bello, ma non abbastanza e forse, sarebbe auspicabile una variazione sul tema “depressione post storia d’amore”. Il look di Diodato è un tantino da rivedere: magari evitando il bianco sparato, su una carnagione tendente al quasi morto.

Quinto posto per Mahmood, che torna a Sanremo dopo la vittoria in coppia con Blanco lo stracciarose. Il pezzo si chiama Tuta Gold ed è in pieno stile mahmoodiano. Innovatore indiscusso della musica italiana degli ultimi anni, non delude nemmeno quest’anno. Anche se, non lo avrei collocato così in alto nella classifica.

Fiorella Mannoia entra in scena ed è subito arte, poesia e grande maestria nel tenere il palco. La sua Mariposa è un inno all’affermazione femminile, con sonorità un po’ latine e un po’ festa popolare nella piazza del paese. E’ proprio il caso di dire, Fiorella mostraci la via.

I Negramaro tornano sul palco di Sanremo dopo 19 anni. Era il 2005 e loro partecipavano tra le nuove proposte con il grandissimo pezzo Mentre tutto Scorre. Furono eliminati, ma da allora molte cose sono cambiate. Prima fra tutte, il successo clamoroso che hanno avuto subito dopo e il fatto che siano stati una delle band musicali più importanti degli ultimi anni. Una cosa pero è rimasta sempre uguale: l’ego smisurato di Giuliano Sangiorgi. Ora, come allora, Negramaro sono io. Il pezzo Ricominciamo tutto è un bel pezzo, ma come al solito, troppo invaso da gorgheggi e virtuosismi a tratti fastidiosi del frontman, che negli anni- forse per il solito eccesso di ego – è diventato sempre più l’imitazione di sé stesso e sempre meno autentico.

Volevate qualcosa che vi risvegliasse da torpore di una serata poco sfavillante? Ecco a voi i Ricchi e Poveri! Avvolti da un gigante fiocco rosso, irrompono sulla scena in un mix di follia e divertimento da balera anni 80. A tratti inquietanti, reggono però molto bene il palco e propongono un pezzo che è meno peggio di tanti altri in gara. Nelle prossime serate, potrebbero decidere di venire fuori da una torta gigante, chissà.

Nel complesso, la prima serata del 74esimo Festival di Sanremo scorre senza grossi intoppi. Nessun guizzo particolare, a parte le incursioni di Fiorello, alle quali però siamo abbondantemente abituati. Menzione speciale per il co conduttore Marco Mengoni. E qui, occorre fare un mea culpa: ho sempre sottovalutato questo artista. Musicalmente non mi ha mai conquistato, perciò l’ho sempre un po’ snobbato. Negli anni però, ho capito perché Mengoni fosse così osannato, ho finalmente intravisto quello che in gergo artistico si chiama l’X-Factor. E’ quell’attitudine, quella luce particolare che si fonde col talento e che fa di un artista una vera star. Marco Mengoni è una star. Prestato al mestiere di conduttore per una sera, su quel palco che tante volte lo ha visto protagonista come interprete, non delude affatto. Simpatico, disinvolto e padrone della situazione. Ironico e mai banale, nonostante le gag imbarazzanti scritte per lui. Per non parlare dei momenti musicali, in cui divora il palco e dimostra di essere davvero un artista con la A maiuscola.

La prima è andata. Estremamente lunga e a tratti soporifera, ma indolore. Potevate invitare Morgan, no?

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