Si fa tanto cianciare dei cinema che chiudono, di appelli istituzionali e sconti ministeriali per riempirli, poi una sala cinematografica che solo nell’ultimo anno segna +41% negli incassi, crea file chilometriche ogni weekend e macina dei tutto esaurito verrà chiusa forzatamente.

La vicenda del cinema parrocchiale Bellinzona a Bologna, qualche metro fuori porta Saragozza, ai piedi della collina che porta a San Luca, spazio presente da decenni dove uno come Pupi Avati (l’unico bolognese che in queste ore si è speso pubblicamente per il Bellinzona) andava a vedere Bergman e Dreyer, è una storia strana, molto strana. Dove più che i soliti rapaci privati vede tanti poteri pubblici e istituzioni “buone” a tagliargli più o meno volontariamente le gambe.

Parte del Convento San Giuseppe, che ospita da decenni le oltre 180 poltroncine del Bellinzona, diventerà uno studentato da 89 posti letto più servizi. La nuova destinazione d’uso è il risultato di un progetto della Fondazione bancaria Carisbo. I religiosi hanno deciso di dare in usufrutto per 30 anni a Carisbo quasi tutti i loro spazi conventuali (una volta ci rimase a dormire Erri De Luca dopo aver presentato un film) e assieme all’Università di Bologna hanno vinto nei mesi scorsi un bando bello ricco del Ministero dell’Università.

Gioia e gaudio dall’alto dei cieli. Peccato che i fraticelli abbiano meno spazi e che per radunare boyscout e fedeli si ritrovino praticamente solo con la sala bella grande e appena ristrutturata del cinema. A questo punto, qualche giorno fa tutto viene a galla pubblicamente proprio nella grande sala dove si sono riuniti il Padre Provinciale Giacomo Franchini; il rettore dell’Alma Mater, il professor Molari; il gestore del Bellinzona, Mario Papini; parecchi parrocchiani e un altro ospite speciale che presenterò tra poco. Risultato: il futuro della sala, dice l’esimio padre non senza malcelato fastidio (e probabilmente a decisione già presa), spetta ai parrocchiani.

Quindi volete voi i boyscout che tanto starebbero in braghe corte in cortile a meno venti o i film di Miyazaki? Gli incontri pre matrimoniali per i futuri avvocati divorzisti o Perfect Days di Wenders (visto coi miei occhi con cinquanta persone fuori al gelo che non sono riuscite a entrare)? Le contraddizioni sono già simbolicamente evidenti nell’elenco delle “distratte” istituzioni che progettano futuri giacigli per studenti con il collo piegato sullo streaming cancellando passati collettivi in sala.

In questi istanti di scaricabarile, la prima è UniBO per bocca del rettore a dire che se il cinema chiude non è colpa loro e che anzi possono aiutare usando la sala di mattina per le lezioni delle vicine facoltà. Poi c’è la Olmo, società che gestisce la sala e che si dice pronta ad alzare il canone da donare ai solari fraticelli. Infine, l’ospite d’inverno, il Mr.Wolf di Bologna, e oramai anche della Festa di Roma e a breve del Festival di Venezia, il direttore della Fondazione Cineteca di Bologna, Gianluca Farinelli. Le cronache locali riportano che fosse presente in sala la sera dell’incontro. I gestori della sala dicono che era lì in via “amichevole”.

Sarà, ma in questa città dove oramai non si muove foglia di cinema senza che Farinelli non voglia si sviluppa una contraddizione di, pardon, destinazione d’uso. La Cineteca di Bologna, ente comunale fino al 2010, Fondazione dal 2011 con gli stessi soldi pubblici di prima, oramai da tempo va oltre il restauro e la distribuzione di vecchi film programmando nelle sue sale (Lumiere 1 e 2, Cervi e Modernissimo appena inaugurato grazie ai 3 milioni di euro investiti dal Comune di Bologna) film di prima visione come ad esempio, in queste ore, Povere creature, proiettato proprio anche dal Bellinzona.

Che dire, speriamo che l’“amicizia” tra Papini, veterano nazionale delle sale cinematografiche con Seac e Bim, e Farinelli porti ad un qualche salvataggio del Bellinzona (la sala rinasce lì o vicina con il Comune che attraverso Farinelli ci mette il grosso come per il Modernissimo?). Questo è ovviamente l’aspetto più importante. Sempre che nella città più “resiliente” d’Italia (citazione del sindaco Lepore, anche se non si sa bene rispetto a cosa), invece di Apple, a rilevare un cinema dal bilancio in positivo come a Milano per l’Apollo, a cancellare un privato che fa soldi ci pensino direttamente i tradizionali “poteri forti”, che a Bologna però sono molto progressisti e antifascisti.

Foto di copertina tratta da Google – di Michele D’Alessandro

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