Il giorno dopo i disordini del Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria a Roma innescati dal suicidio di 22enne originario della Guinea, sono state arrestate quattordici persone. Dopo la scoperta del corpo sono stati lanciati sassi contro il personale e i partecipanti hanno tentato di incendiare un’auto. Nei disordini sono rimasti feriti due carabinieri e un militare dell’Esercito. La richiesta degli ospiti è quella di trattamenti umani non più degradanti. I disordini sono rientrati nel pomeriggio: tra i feriti anche un operatore dell’Aurelia Hospital che era intervenuto.

La Procura di Roma ha avviato una indagine per istigazione al suicidio. Il fascicolo è coordinato dal sostituto procuratore Attilio Pisani che affiderà l’incarico per effettuare l’autopsia. Domenica all’alba, intorno alle 6, è stato trovato il giovane impiccato con un lenzuolo a una grata. Sul posto è intervenuta la Polizia di Stato e sono state acquisite le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza interne. Da quanto tempo il ragazzo fosse arrivato nel Cpr non è chiaro: secondo gli attivisti della rete No ai Cpr era in un centro da 7 mesi, ma ufficialmente sarebbe arrivato da una decina di giorni. In base a una prima ricostruzione il giovane era arrivato nel Cpr dalla Sicilia da pochi giorni.

Il 22enne ha lasciato un messaggio sul muro del centro come riporta la rete No ai Cpr. Le parole direbbero approssimativamente: “Se dovessi mai morire, vorrei che il mio corpo fosse portato in Africa, mia madre ne sarebbe lieta (…) I militari italiani non capiscono nulla a parte il denaro. L’Africa mi manca molto e anche mia madre, non deve piangere per me. Pace alla mia anima, che io possa riposare in pace”.

Gli arrestati hanno cittadinanza marocchina, pakistana, guineana, cubana, cilena, senegalese, tunisina, nigeriana e gambiana, sei dei quali provenienti dal Cpr di Trapani. Tre le persone ferite tra le Forze dell’Ordine: due carabinieri, a causa di alcuni traumi hanno avuto tra 5 e 7 giorni di prognosi, mentre un Caporalmaggiore dell’esercito ha riportato la rottura del tendine di un braccio ed è stato refertato con 30 giorni di prognosi. Da una prima stima dei danni risultano abbattuti almeno due muri di separazione tra i settori, per i cui danneggiamenti sono state usate come arieti le cabine telefoniche; sono state distrutte le serrature di altre porte di sicurezza, oscurate e distrutte 8 telecamere di videosorveglianza, devastata la stanza in uso ai carabinieri, distrutta e parzialmente incendiata un’auto della Polizia di Stato, oltre ad altri mobili e materassi.

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