Kurt Hamrin, l’attaccante svedese che in Italia ha vestito le maglie di Juventus, Napoli, Milan e Fiorentina, è morto all’età di 89 anni. L’Uccellino, come era stato soprannominato per la sua velocità e i movimenti leggiadri, si è spento nella sua casa di Firenze, città dove ha vissuto il picco della sua carriera e, una volta ritirato dal calcio giocato, ha deciso di passare il resto della sua vita.

Arrivato in Italia nel 1956, dopo un anno alla Juventus e uno in prestito al Padova, dove segnerà 20 gol, e il secondo posto con la sua Svezia ai Mondiali di casa del 1958, approda alla Fiorentina. È in maglia viola che l’ala inafferrabile costruisce il suo mito: 151 gol in 289 presenze, numeri che gli sono valsi il record di reti nel club toscano, battuto solo da Gabriel Omar Batistuta che ne realizzò 152. Un primato al quale teneva, tanto che in un’intervista a molti anni dal ritiro si lamentò di quella “insistenza” con la quale si cercò di far segnare al bomber argentino una tripletta nel suo match d’addio per permettergli di rimanere per sempre nella storia della Fiorentina.

Hamrin nella storia ci è rimasto lo stesso, nonostante non sia mai riuscito a portare lo scudetto a Firenze. Una coincidenza sfortunata, dato che i Viola lo vinceranno nel 1956, due anni prima del suo arrivo, e nel 1969, due anni dopo il suo addio. Di trofei, però, alla città toscana ne regala comunque tanti: due Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, una Coppa delle Alpi e una Mitropa Cup. È lui, chiamato in riva all’Arno a sostituire un campione come Julinho, a trascinare quella Fiorentina. La definitiva consacrazione arriva nei due anni al Milan, dal 1967 al 1969. In quel biennio vince finalmente uno scudetto, una Coppa delle Coppe e anche una Coppa Campioni.

All’Italia Hamrin è rimasto fortemente legato, tanto che dopo il ritiro torna nella città che lo ha coccolato come un figlio acquisito, Firenze, dove rimarrà per tutta la sua vita insieme alla moglie Marianne e ai cinque figli Susanna, Carlotta, Piero, Riccardo ed Erika.

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