Il presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia, non ha partecipato alla marcia contro la ripresa delle trivellazioni in Adriatico che si è svolta ad Adria, ma ha mandato l’assessore al territorio, Cristiano Corazzari. Oltre a portare il saluto del governatore, Corazzari ha ribadito la posizione della giunta veneta che è contraria alle estrazioni di gas, anche perché una commissione di esperti ha concluso che non vi sono elementi per escludere danni gravi all’ambiente. La posizione di Zaia è nota da tempo ed è in controtendenza rispetto alla maggioranza governativa che a Roma ha appena fatto approvare il Decreto energia che consente di liberalizzare lo sfruttamento al largo del Polesine.

Adria ha ospitato un corteo e una serie di interventi in piazza che hanno dato il segno di quanto sia alta la preoccupazione in una terra che ha subìto nel passato le pesanti ripercussioni delle estrazioni in Adriatico, che diedero vita anche ad inchieste della magistratura per il fenomeno della subsidenza. Presenti circa 500 persone e una ventina di sindaci, in rappresentanza di tutti i partiti politici. È la dimostrazione di come in provincia di Rovigo si sia creato un fronte trasversale che chiede al governo di cambiare linea.

Molti dei sindaci sono di centrodestra. A partire da Massimo Barbujani di Adria, che ha promosso la manifestazione assieme al Coordinamento Polesine No Trivelle, a Italia Nostra di Rovigo e all’Ente Parco regionale Delta del Po presieduto da Moreno Gasparini, che è anche sindaco di Loreo. Tra gli altri, Laila Marangoni di Taglio di Po, Roberto Pizzoli di Porto Tolle, Michele Grossato di Rosolina, Leonardo Raito di Polesella. Non ha invece partecipato Valeria Mantovan, sindaco di Porto Viro, da poco eletta coordinatrice provinciale di Fratelli d’Italia, che pure in passato si era schierata contro le trivellazioni. Del centrosinistra erano presenti la sindaca di Ariano nel Polesine, Laura Beltrame, e Graziano Azzalin del Pd, vicepresidente della Provincia, oltre ad alcuni rappresentanti del partito nazionale, poi impegnati in un convegno a Taglio di Po. Tra i sindaci, anche Sandra Poizzi di Occhiobello, che ha una lista civica e nessuna tessera in tasca. Presenti pure i consiglieri regionali Andrea Zanoni (Pd), Elena Ostanel (Veneto che vogliamo) e Laura Cestari (Lega).

Il sindaco Barbujani ha ricordato il rischio che corre il territorio, non solo da un punto di vista ambientale, ma anche economico, per le ricadute negative sulla pesca, l’agricoltura e il turismo. Si tratta di aspetti toccati da molti interventi. Vanni Destro, del Coordinamento Polesine No Trivelle, si è soffermato sulla inutilità delle estrazioni. “Il Ministero ha calcolato un giacimento da cui si possono estrarre 500 milioni di metri cubi di gas. Si tratta di briciole rispetto al fabbisogno annuo italiano di 70 miliardi di metri cubi, che diventano 700 miliardi in dieci anni. Nel decennio l’intera produzione italiana prevista è di 15 miliardi, a dimostrazione che il contributo dell’Adriatico di fronte al Polesine sarebbe marginale”.

Il consigliere regionale dem Zanoni ha chiesto la Valutazione di Impatto Ambientale. “Con una corretta procedura Via, nessuna di quelle trivelle potrà entrare in funzione in Polesine, perché causerebbe danni irreversibili all’ambiente e all’economia locale”. Dal congresso dei Verdi Europei in corso a Lione, la consigliera regionale Cristina Guarda ha dichiarato: “Siamo contro una violenza ambientale e un’operazione politica i cui presunti benefici sono già stati largamente confutati da scienziati e da buona parte degli amministratori locali. Il baratto tra nuove trivellazioni e impianti per il nucleare sintetizza quella insensibilità barbarica che il governo Meloni, smentendo le sue succursali nelle istituzioni locali, manifesta nei confronti della salvaguardia del territorio e della sicurezza dei cittadini”.

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Trivelle in Adriatico, dopo Luca Zaia anche tra i sindaci di centrodestra del Delta del Po cresce la protesta contro il governo nazionale

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