Nuove carovane migranti stanno attraversando il Centro America. Le più visibili sono quelle che dalla città di confine tra Guatemala e Messico, Tapachula, si muovono verso gli Stati Uniti. Ma altre si sono già mosse dall’Honduras, dal Guatemala e da altri pezzi del continente. Sono decine le “nazionalità” che partecipano agli esodi collettivi. Uomini, donne, bambine e bambini che metro dopo metro salgono verso nord. Ma non sono tutti del sud del continente americano, arrivano anche dall’Asia, dall’Africa e dal Caribe. Uno dei punti di passaggio obbligati per chi vuole raggiungere il “sogno Americano” è l’Honduras. Nel paese governato da Xiomara Castro, nel 2023, sono stati contati circa mezzo milione di ingressi “irregolari”, un record storico, un numero più che doppio rispetto alla stessa mappatura dell’anno precedente.

Le stime dell’istituto nazionale di migrazione parlano di persone che arrivano soprattutto da Venezuela, Haiti, Cuba, Ecuador, Colombia, Cina e Senegal. Flussi che hanno messo a dura prova la capacità di uno dei Paesi più poveri del continente di reggere e garantire un supporto umanitario a queste migliaia di persone. Da quando, due anni fa, Xiomara Castro è diventata presidente il Paese ha iniziato ad attuare politiche di protezione e non più di contenimento, tanto che dall’agosto 2022 il Parlamento ha addirittura validato una moratoria che elimina la multa di 236 dollari per chi entrava da “valichi” non regolari. L’amnistia migratoria in Honduras sarebbe dovuta scadere il 1 gennaio di quest’anno, ma è stata prorogata. Queste persone passano poi in Guatemala, dove nel 2023 sono stati riportati alla frontiera con il vicino 23.500 persone, poi cercano di arrivare in Messico, in Chiapas, con Tapachula che è diventata la città base dove provare a trovare rifugio, chiedere ingressi regolari negli Stati Uniti e organizzare le carovane migranti. Ma il governo dell’Honduras sta anche garantendo trasporti collettivi fino alla frontiera con il Guatemala, quindi i migranti passano da “angoli ciechi” pagando alle autorità locali. Queste forme d’estorsione sono state segnalate alle autorità del Guatemala che per ora ha lasciato correre. A questi numeri spaventosi, che raccontano di una crisi umanitaria e politica che coinvolge un continente intero, vanno sommati i cittadini e le cittadine dell’accordo CA-4 (Honduras, Nicarugua, Guatemala e Salvador) che fino all’ingresso in Messico possono circolare liberamente in virtù dell’intesa tra i quattro Paesi, così come può fare chi, con un passaporto regolare, entra in uno degli Stati che hanno sottoscritto l’accordo e fa timbrare il documento d’identità.

Questo cambio di passo nei flussi migratorio non è dovuto solo a un peggioramento della situazione economica, ma anche alle conseguenze del cambiamento climatico. Il disposto combinato fa sì che se per anni le trasformazioni del clima hanno generato migrazioni interne ai Paesi stessi, con uno svuotamento costante delle campagne a favore della vita in città, il contesto urbano ha accresciuto le problematiche socio-ecomomiche della fasce più deboli. Così la somma delle emergenze ha fatto esplodere la situazione costringendo le persone a muoversi verso nord, spesso senza avere i documenti necessari per passare le diverse frontiere.

Sul sito dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) si legge che, “secondo uno studio della Banca Mondiale, se le previsioni più pessimistiche si avverassero, Messico e America Centrale potrebbero avere 3,9 milioni di migranti interni a causa di processi legati ai cambiamenti climatici (scarsità d’acqua, bassa produttività delle colture e innalzamento del livello del mare) nel 2050. La relazione tra migrazione, ambiente e cambiamento climatico non è semplice o lineare, poiché molti fattori entrano in gioco per spiegare l’impatto dell’ambiente sui flussi migratori”.

Per chi viene dal “sud del mondo” è necessario richiedere visti che non sono facili da ottenere. Per entrare in Guatemala si deve svolgere un colloquio in cui si deve dimostrare la capacità finanziaria per il soggiorno a fini turistici o, se si viaggia per motivi di lavoro, occorre presentare la documentazione e avere un garante, una prenotazione alberghiera o comunicazione di un domicilio e soprattutto la presenza di un biglietto di ritorno che garantisca l’uscita dal Paese. Regole che favoriscono l’opzione della migrazione “illegale”.

In questa situazione di crisi, dove le carovane migranti sono sempre più frequenti, nervosismo e tensione sono alti anche a causa delle imminenti Presidenziali americane. Da una parte l’amministrazione Biden continua a fare incontri con il Messico per responsabilizzare il governo di Lopez Obrador affinché aumenti le politiche di contenimento e a breve inizierà a fare lo stesso con Arevalo in Guatemala. Dall’altra, i Repubblicani soffiano sul fuoco alimentando il razzismo e aizzando gli animi. Così, dopo che il governatore del Texas, Gregg Abbott, ha presentato una legge anti-immigrati, altri 25 governatori del suo stesso partito hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta sostenendo l’iniziativa giustificandola col diritto costituzionale del Texas all’autodifesa. Una drammatica situazione che senza una trasformazione dei processi di redistribuzione della ricchezza e una transizione ecologica dell’intero continente, se non del mondo, rischia di diventare esplosiva. Non solo per il piccolo Honduras, ma per tutte le americhe.

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