“È una delle tragedie umanitarie più grandi che abbiamo vissuto negli ultimi dieci anni, è una catastrofe, che in qualche modo deve essere gestita, perché l’impatto sui bambini è enorme, chiunque vede cosa succede ha chiaro che bisogna fare qualcosa per fermare la guerra”. Andrea Moscatelli è il responsabile della terapia intensiva dell’Istituto Gaslini e torna nella notte di lunedì dalla missione umanitaria in Palestina coordinata dall’ospedale pediatrico genovese. “Siamo arrivati con i bimbi che sono stati evacuati da Gaza perché trattare i pazienti è molto difficile all’interno della Striscia – spiega il responsabile dell’equipe sanitaria – alcuni interventi di emergenza sono stati effettuati senza la possibilità di fare anestesia sui bambini, tutte le terapie complesse e croniche non possono essere fornite”. Dal 7 ottobre a oggi, tra le decine di migliaia di vittime civili a Gaza Save the Children stima ci siano oltre 11.500 bambini. Non riuscendosi a curare nella precaria situazione sanitaria rimasta in piedi nella Striscia di Gaza, chi è gravemente malato nella maggior parte dei casi si aggrava o muore prima di raggiungere i valichi dove si può ricevere assistenza sanitaria sotto il coordinamento egiziano.

“Rispetto alla guerra in Ucraina, la grossa differenza è che adesso vediamo molte più vittime civili con lesioni direttamente legate alla guerra come crolli, ferite da pallottole e schegge di bombardamenti, mentre in Ucraina proporzionalmente erano decisamente minori – spiega Moscatelli, che con l’equipe del Gaslini non è nuovo a missioni umanitarie in coordinamento con la Farnesina e altri istituti della rete pediatrica italiana – Questi bambini sono bambini devastati, le loro mamme che si sono conosciute negli ospedali e hanno legato tra loro, per questo nel definire i trasferimenti cerchiamo di non separarle”. Con le loro mamme, al Gaslini sono arrivate due sorelline con gravi problemi ortopedici (fratture scomposte e ustioni dovute al crollo della propria casa), che sotto i bombardamenti dell’esercito israeliano hanno perso il papà e una sorella più grande, e una bimba affetta da spina bifida.
Nei prossimi giorni, arriverà in Italia la nave-ospedale “Vulcano” e arriveranno a 100 i bambini da ricoverare, prevalentemente suddivisi tra gli ospedali pediatrici Gaslini di Genova, Bambin Gesù di Roma e Meyer di Firenze.
Considerando che gli ospedali palestinesi sono ormai diventati un obiettivo dei bombardamenti e delle incursioni dell’esercito di Netanyahu e la rete sanitaria dei paesi limitrofi è sovraccarica, sono prevedibili nuovi voli umanitari per porte in Italia i feriti che riusciranno a passare le strette maglie della burocrazia di guerra. Nell’équipe del Gaslini di ritorno dalla missione in Egitto anche Ubaldo Rosati delle relazioni internazionali e le infermiere Federica Penco e Paola Leveratto. Intanto, per alleggerire il sistema sanitario degli Emirati Arabi, sovraccarico di feriti per il Gaslini sono partiti il direttore di Neurochirurgia Gianluca Piatelli, il neurochirurgo Mattia Pacetti e l’infermiera Maria Elena Formaggio che effettueranno gli interventi neurochirurgici più urgenti.

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