Rigori, maledetti rigori. E fughe, maledette fughe. L’Arabia Saudita ha salutato la Coppa d’Asia dopo il ko negli ottavi contro la Corea del Sud e può starci contro una squadra più quotata, anche se fino al 98’ i Verdi stavano vincendo 1-0. Ma è stato il colpo di coda a riportare Roberto Mancini in piena bufera: dopo l’errore dal dischetto di Ghareeb – il secondo di fila, in precedenza aveva sbagliato Alnaji -, il ct italiano dei Falchi ha voltato le spalle al campo e si è diretto verso gli spogliatoi, senza attendere il quarto tiro dei coreani, risultato poi decisivo. La sassata di Hwang Hee-chan, giocatore del Wolverhampton, ha portato la banda di Jurgen Klinsmann ai quarti. Perché poi c’è stato anche questo nel canovaccio del match: la sfida tra l’ex centravanti dell’Inter e l’allenatore che, dopo Calciopoli, riportò in alto i nerazzurri. Mancini e Klinsmann festeggeranno i 60 anni nel 2024: il tedesco è nato il 30 luglio, Roberto il 27 novembre. Due contemporanei che hanno incrociato spesso le loro strade.

E allora, bufera. I social si sono scatenati in un nanosecondo, attaccando l’allenatore italiano, già nella tormenta dopo l’esclusione di alcuni giocatori dalla nazionale saudita prima del torneo. Gesto, questo, che ha portato all’attacco diretto di Al-Qahtani, ex gloria del calcio arabo, 108 presenze e 42 gol con i Verdi, oggi commentatore televisivo: “Mai visto un allenatore così codardo”, la dichiarazione rilasciata a Bein Sports. La parola “codardo” è tornata d’attualità in queste ore. Mancini si è scusato (“Pensavo che la partita fosse finita”), ma dovrà fare i conti con la rabbia della federazione saudita: “Un atteggiamento inaccettabile – il commento del presidente Yasser Al-Misehal -. Ora discuteremo con lui perché deve darci una spiegazione e poi valuteremo l’azione più appropriata. La squadra ha giocato bene, tecnicamente la prestazione ci ha soddisfatti, anche se non ci piace perdere e ci tenevamo alla Coppa d’Asia”. Gli elogi alla squadra, attraverso X, sono arrivati anche dal ministro dello Sport, il Principe Abdulaziz bin Turki Al-Faisal: “I nostri Green Falcons hanno mostrato un alto spirito combattivo. Siamo orgogliosi di voi, vi attende un futuro luminoso, a Dio piacendo”.

Il punto è capire se questo futuro luminoso avrà ancora come protagonista Roberto Mancini, protetto da un super contratto da 30 milioni di dollari, ma nel mirino dei media sauditi, esposto alla gogna social e costretto ora ad affrontare un chiarimento con i vertici della federazione. Sicuramente Mancio è stato costretto a correre in salita dal primo giorno in cui ha messo il piede in Arabia Saudita. Ha trovato una situazione di totale confusione dopo mesi di gestione ad interim, una squadra con giocatori molli e viziati, i mezzi di comunicazione ostili e un paese dove il boom della Saudi Pro League ha creato attese superiori all’effettiva qualità tecnica complessiva. Le critiche in Italia per il suo addio improvviso alla panchina della nazionale sono state un aggravante: sono state impugnate per screditare ulteriormente Mancio.

Nella migliore delle ipotesi, nel valutare il gesto del rientro negli spogliatoi prima del quarto rigore coreano, si dirà che l’allenatore italiano è andato in confusione: non il massimo della vita per un tecnico del suo livello. Nella peggiore, potrebbe finire in anticipo la sua missione saudita, anche se la protezione del contratto e le tempistiche rendono poco probabile questa soluzione. C’è una terza via, intermedia: un richiamo forte in privato da parte dei vertici federali e un tentativo di tregua imposto dall’alto. Vada come vada, Mancio appare oggi un uomo che può contare solo sul suo staff, in cui l’assistente Yaya Touré è il punto di riferimento. Il 21 e il 26 marzo i sauditi affronteranno nelle eliminatorie mondiali il Tagikistan, secondo nel girone alle spalle della banda di Mancini, a punteggio pieno dopo i successi su Pakistan e Giordania. C’è poco da girarci intorno: doppia sfida decisiva per la qualificazione alla terza fase. Il Tagikistan è la sorpresa della Coppa d’Asia: è approdato ai quarti, dopo aver eliminato ai rigori agli ottavi gli Emirati. Mancio deve fare attenzione e, soprattutto, non può sbagliare. Il vento soffia contrario da mesi. In Italia, media e opinione pubblica godono di fronte alle sue difficoltà, dimenticando che è stato il ct del secondo titolo europeo. In Arabia Saudita, lo hanno preso di mira dal primo giorno. Il super stipendio è un buon modo per consolarsi, ma non è un paracadute. Anzi.

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