L’arsenico lo associamo al veleno per antonomasia. Sostanza letale usata fin dall’antichità ed elemento chiave di famosi film come quello di Frank Capra, “Arsenico e vecchi merletti”, in cui una coppia di insospettabili vecchiette affitta camere usava il veleno per fare fuori i loro ospiti. L’arsenico però è motivo di forti preoccupazioni ancora oggi, perché potrebbe minare la nostra salute. Sotto osservazione già da diversi anni, di recente la Commissione europea a chiesto all’EFSA (l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) di aggiornare la sua valutazione sull’arsenico negli alimenti effettuando una revisione degli studi. Questa si è focalizzata sulla tossicologia umana e animale per identificare le pubblicazioni rilevanti sull’argomento, pubblicate dopo il 2009. L’arsenico si presenta in diverse forme chimiche, ma la valutazione dell’EFSA si è concentrata in particolare sull’arsenico inorganico. Il problema è che la presenza di arsenico inorganico, sia di origine naturale che antropica, è molto diffusa in alcune zone del mondo e ciò rende essenziale l’attenzione costante nei confronti di questo contaminante alimentare.

Dove può nascondersi

Quali sono gli alimenti che possono essere contaminati dall’arsenico? “Principalmente l’acqua e a seguire riso, prodotti cerealicoli e vegetali”, spiega al FattoQuotidiano.it la dottoressa Stefania Ruggeri, ricercatrice Crea e docente alla facoltà di medicina dell’università di Roma Tor Vergata. “Ma dobbiamo capire come avviene la contaminazione che può essere pericolosa per la nostra salute. L’arsenico è un elemento che è naturalmente presente nel suolo, nelle rocce e nell’acqua sia quella presente sulla superficie terrestre che in quella sotterranea, generalmente in quantità non nocive per la salute umana. Purtroppo, però, in situazioni di alto tasso d’inquinamento determinato da attività produttive umane e dai rifiuti industriali non regolari – e dell’uso indiscriminato di insetticidi, fungicidi – i livelli di arsenico aumentano e vanno a contaminare acque, cereali e vegetali. L’acqua sicuramente la fonte principale attraverso cui si può assumere questo metalloide.

Ad alte dosi l’arsenico provoca la morte. Se ingerito anche a dosi basse, ma ripetute nel tempo, può portare a un aumento del rischio di tumori, diabete, malattie cardiovascolari, lesioni cutanee e alterazione del feto in gravidanza. L’International Agency for Research on Cancer (IARC) classifica l’arsenico nel gruppo 1 (cancerogeni umani), cioè quelle sostanze che hanno un alto grado di probabilità di causare patologie tumorali. Tuttavia, i casi seri di avvelenamento sono pochi; alcuni gravissimi riguardano Paesi dell’Est asiatico”.

Dosi accettabili

Le dosi massime accettabili ci tengono a riparo da rischi per la nostra salute?
“Nell’ultimo documento EFSA del 2023, il gruppo di esperti scientifici ha concluso che una soglia di 0,06 microgammi di arsenico per kg di peso corporeo al giorno dovrebbe essere preso in considerazione per prevenire il carcinoma polmonare e della vescica, le lesioni cutanee, le cardiopatie ischemiche, le malattie renali croniche e respiratorie, l’aborto spontaneo, i nati morti, la mortalità infantile e gli effetti sul neuro-sviluppo”.

La legislazione come contribuisce a tenere sotto controllo l’ingestione di questo elemento?
“L’Unione Europea ha stabilito con regolamento di legge aggiornato nel 2023 i livelli massimi tollerabili di arsenico nell’acqua, in cereali e prodotti a base di cereali e alimenti per l’infanzia. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), consumare acque potabili contenenti arsenico in quantità compresa tra 0,05 e 0,1 milligrammi per litro di acqua potabile (corrispondenti a 50-100 microgrammi per litro) aumenta il rischio di sviluppare un tumore della pelle, al polmone o alla vescica”.

Che fare

In base a questi criteri, possiamo stare tranquilli?
“Sì, perché emergenze gravi di contaminazione da questo metalloide sono rare nel nostro Paese. Anche se va ricordato che nel 2013 nella purtroppo famosa Terra dei Fuochi, nella zona di Caivano, sono stati sequestrati 43 ettari di terreni per pozzi in cui l’arsenico era presente oltre il doppio del limite concesso; mentre nel 2021 la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia poiché da molto tempo in alcune zone della provincia di Viterbo, in Lazio, i livelli di arsenico insieme a quelli di fluoruro superavano i valori stabiliti dalla direttiva sull’acqua potabile. Nello scorso mese di settembre i giudici europei hanno condannato l’Italia per non aver adottato in quelle aree ‘i provvedimenti necessari per ripristinare la qualità delle acque destinate al consumo umano’”.

Quali precauzioni le istituzioni devono prendere per evitare un accumulo pericoloso di arsenico?
“Va sottolineato che le aree a rischio in Italia sono poche, anche se non dovrebbero comunque esistere! Le istituzioni dovrebbero bonificare i territori che presentano livelli di arsenico rilevati al di sopra dei limiti disposti. Inoltre, occorrerebbe portare avanti il monitoraggio delle condizioni di salute delle popolazioni a rischio con visite periodiche, analisi per la valutazione del quantitativo di arsenico e dei suoi metaboliti nel sangue, nelle urine, nei capelli e nella unghie delle persone esaminate”.

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