Adesso è ufficiale: c’è un costruttore per la pista da bob olimpica di Cortina, ma il rischio è che non ci siano più le Olimpiadi. Nel senso che potremmo avere la pista, ma il Cio potrebbe non concedere la deroga per consentire uno sforamento di un anno dei tempi di realizzazione. Oppure, i lavori non riuscirebbero a finire in tempo. Siamo all’ultimo paradosso della controversa opera ai piedi delle Tofane per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026. Un impianto che fino a dicembre non aveva nemmeno un costruttore, mentre l’Italia (per bocca di Giovanni Malagò, presidente del Coni) aveva annunciato che si doveva ripiegare su una soluzione all’estero. Quando il costruttore lo hanno trovato (la Pizzarotti di Parma) si prospetta l’ultima beffa, la peggiore: costruire una pista che non verrà utilizzata per le Olimpiadi, ma da poche decine di praticanti del bob, dello skeleton e dello slittino in Italia. Neppure il governatore Luca Zaia si augura che possa accadere.

SIMICO: OK ALL’OFFERTA DI PIZZAROTTI – Poche righe, diffuse da Società Infrastrutture Milano Cortina 2026 (Simico), hanno confermato che Pizzarotti ha le carte in regola per l’assegnazione dell’impianto da 82 milioni di euro (in realtà l’opera costerà circa 125 milioni). “In merito al Bando di gara che si è chiuso giovedì 18 gennaio 2024, il Commissario di Governo ing. Luigivalerio Sant’Andrea ha formalmente comunicato alle Amministrazioni e agli Enti di competenza che si sono conclusi i lavori della Commissione aggiudicatrice con l’individuazione dell’operatore economico che ritiene l’opera fattibile nei modi e nei tempi previsti nello stesso Bando, come indicati dalle Federazioni internazionali”. Il comunicato non fa il nome (presente invece nelle lettere inviate ai ministeri e a Fondazione Milano Cortina 2026), ma si tratta di Pizzarotti, l’unica a presentare l’offerta.

TEMPI E DEROGHE – Nel primo bando di gara, andato deserto a luglio, la data finale per la consegna della pista da bob era il 15 novembre 2024 (come chiesto dal Cio fin dal 2019), un termine che nessuno è più in grado di rispettare. Per questo nel nuovo bando pubblicato il 29 dicembre (per intervento diretto del ministro Matteo Salvini) la scadenza per i costruttori è spostata in avanti: “In particolare, dovranno essere illustrate tutte le misure e gli accorgimenti atti a garantire la piena funzionalità della pista e dell’impianto di refrigerazione per lo svolgimento del test event fissato per il 15.03.2025 come previsto nel cronoprogramma di progetto, comprensivo delle necessarie operazioni di collaudo strutturale e funzionale delle opere”. La pista deve quindi essere inderogabilmente fatta in 13 mesi e mezzo, mentre finora erano previsti due-tre anni. Per le finiture si può andare a ottobre 2025, ma per marzo dell’anno prossimo il primo bolide dovrà poter scendere sul ghiaccio e consentire il test event. Serve però la deroga del Cio rispetto alla scadenza (novembre 2024) indicata fin dall’inizio e in controtendenza con le sue convinzioni secondo cui bastano gli impianti esistenti in Europa.

LA PAROLA A FONDAZIONE – A questo punto si aprono diversi scenari. La pista è finanziata dal governo, ha un costruttore e Simico procederà con l’assegnazione, perfino prima del 30 gennaio quando si riunirà il consiglio di amministrazione di Fondazione Milano Cortina 2026 cui spetta la gestione delle olimpiadi invernali italiane. Quel giorno il cda dovrà decidere quale progetto sottoporre al Cio: la nuova pista di Cortina (sponsorizzata da Salvini e dal governatore leghista del Veneto Luca Zaia) oppure l’impianto abbandonato di Cesana Pariol utilizzato per Torino 2006 (che ha il favore di Forza Italia e dell’altro vice-premier Antonio Tajani). Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha ricordato il 22 gennaio che i tempi per Cortina sono molto stretti e che può prendere forza la soluzione di andare a Sankt Moritz, in Svizzera. La decisione passa ora a Fondazione, ma non sarà definitiva, perché il Cio potrebbe sempre negare la deroga, dubitando delle certezze sui tempi assicurate da Pizzarotti.

ZAIA: “SENZA OLIMPIADI NON HA SENSO” – Lo scenario peggiore è avviare i lavori a Cortina e non concluderli in tempo. Cortina rimarrebbe con un cantiere aperto (e il bosco di larici secolari distrutto) e con l’onere di mantenere una pista che non sarebbe utilizzata. Il rischio c’è. Per questo Luca Zaia, intervistato da “Radio Cortina” ha dichiarato: “Per me la condizione sine qua non, salvo che non venga giù una montagna, è che la pista sia usata per le Olimpiadi, altrimenti non avrebbe senso”. Severo il giudizio della deputata Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra: “Non c’è stato un solo passaggio di questa telenovela che sia stato svolto dalle autorità italiane coinvolte con la minima decenza. Adesso c’è il rischio di un doppio scacco: aver costruito un’opera devastante e allo stesso tempo inutile per i Giochi invernali”.