Non c’è pace per Alexei Navalny. Il più noto oppositore di Vladimir Putin, in carcere da tre anni per motivi politici, è stato di nuovo trasferito in cella d’isolamento per un periodo di dieci giorni, per la 25esima volta dall’agosto del 2022. A denunciarlo è il suo staff, citato dal giornale online Meduza. Diventano così 283, in meno di un anno e mezzo, i giorni trascorsi dal politico e blogger in cella di rigore. È la seconda volta che Navalny viene mandato in isolamento da quando, a dicembre, è stato trasferito nel remoto carcere “Lupo Polare, nella penisola di Yamal, sopra il circolo polare artico. La prima volta – riprendendo il linguaggio dei funzionari della colonia penale – il dissidente ha detto di essere stato mandato in cella di punizione perché accusato di non “presentarsi secondo le regole“. Adesso il motivo pare simile: secondo i suoi collaboratori, Navalny sarebbe stato accusato di “essersi presentato in modo errato”.

Nel suo nuovo carcere il politico ha rivelato di essere soggetto a un trattamento particolarmente duro: la mattina prestissimo lui e gli altri detenuti sono obbligati ad ascoltare l’inno russo e canzoni di Shaman, un popolare cantante nazionalista filo-putiniano. “Il cantante Shaman è diventato famoso quando io ero già in carcere, quindi non avrei potuto né vederlo né ascoltare la sua musica. Ma sapevo che era diventato il più importante cantante di Putin e che la sua canzone più famosa è “Io sono russo“. Ovviamente ero curioso di ascoltarla, ma dove potevo ascoltarla? Poi mi hanno portato a Yamal. E qui alle 5 in punto di mattina sentiamo il comando “alzatevi!”, seguito dall’inno nazionale russo, dopo il quale viene suonata la seconda canzone più importante del Paese: “Io sono russo” di Shaman”, ha raccontato.

È dall’inizio della sua detenzione che Navalny racconta di essere stato continuamente chiuso in isolamento con le scuse più assurde, come l’essersi lavato il viso un po’ prima dell’orario stabilito. Una situazione già denunciata da Amnesty International, che ha accusato la direzione del carcere di Melekhovo – dove il dissidente era recluso fino a poche settimane fa – di voler “spezzare lo spirito dell’uomo rendendo la sua esistenza nella colonia penale insopportabile, umiliante e disumanizzante”. Per quasi tutto il mese di dicembre, peraltro, non si è saputo nulla del suo destino: il 6 dicembre il suo staff aveva denunciato di aver perso i contatti con lui, e solo a fine mese, le autorità hanno annunciato che Navalny era stato trasferito nella remota colonia penale a regime speciale nell’estremo nord della Russia.

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