Overtourism, booktoker, armocromia, sharenting, famiglia queer, granchio blu, schleiniana e tante altre sono le parole che, al tramonto del 2023, sono state inserite da Treccani all’interno del dizionario. A due anni dal suo centenario, l’istituto tiene fede alla sua missione iniziale di “compilazione, aggiornamento, pubblicazione e diffusione” dell’Enciclopedia, con l’obiettivo di registrare lo “sviluppo della cultura umanistica e scientifica, per esigenze educative, di ricerca e di servizio sociale”. Ma quali sono le parole del 2023 che Treccani definisce neologismi e inserisce nel dizionario? A quali aree della nostra società fanno riferimento? Strizzano l’occhio a qualche novità o tendenza? Forniscono un ritratto della popolazione che ha forgiato (o è stata forgiata da) questo 2023? Le macrocategorie a cui possono essere assimilati questi neologismi sono principalmente quella dei social network, il tema climatico e poi il tema dell’inclusività.

Con ordine. Fin dalla loro nascita i social network sono stati una ricca fucina di neologismi: tutti i trend che nascono e si sviluppano (e muoiono più o meno velocemente di quanto sono nati) lasciano dei residui anche in ambito linguistico. Alcuni termini come “tiktok“, “booktok” e “booktoker” fanno riferimento alla nota piattaforma social e a un fenomeno che si è sviluppato attorno ai libri e alla letteratura; infatti alcuni utenti – i booktoker – promuovono libri di narrativa tramite dei brevi video accattivanti che in vari casi sono diventati virali. Poi, sempre in ambito social, “deinfluencer” o “deinfluencing”, inteso come il contrario di influencer, e riguarda coloro che sui social suggeriscono di non acquistare alcuni prodotti per varie motivazioni di prezzo o qualità o durevolezza. E ancora: anche “sharenting”, ovvero mostrare i propri figli (specialmente minorenni) sul web; poi “recap”, traducibile come riassunto e spesso associato ad un riassunto fotografico di un dato periodo; “ghostare” ovvero sparire come un fantasma e quindi non rispondere ai messaggi. Infine anche “armocromia“, “armocromista” e “palette” che rispondono al fenomeno, diffuso nel campo della moda, di teoria e analisi dei colori per capire quali tonalità armonizzano meglio con le caratteristiche di ognuno; da qui l’armocromista è un consulente d’immagine che verifica quale sia la palette di colori che più si addice ad un dato colore degli occhi, dei capelli o dell’incarnato.

Il tema ambientale è sicuramente uno dei temi più caldi del 2023: gioco di parole giustificato dalla nascita di nuovi termini come “neutralità climatica“, “neutralità carbonica”, “decarbonizzare“, “deplastificare”, “european green deal“, “isola di calore urbano”, “materie prime critiche“, “overtourism” e “idrogeno verde“. Nuove parole per qualcosa che dovremmo ormai sapere tutti e per cui dovremmo attuare dei comportamenti e degli stili di vita sostenibili; quindi ad esempio deplastificare i nostri acquisti, riducendo l’utilizzo della plastica nella quotidianità, oppure preservare alcune città dall’overtourism inteso come sovraffollamento turistico concentrato in alcune città e in alcuni momenti dell’anno che rischia di danneggiare i monumenti e l’ambiente.

Infine, l’ultimo macrogruppo a cui possono essere associati i neologismi indicati da Treccani riguardano l’inclusività: su tutti i fronti possibili, dalle minoranze alle disabilità. Trattandosi di un tema tanto delicato quanto recente, è conseguenza naturale che compaiano delle nuove parole per dei nuovi concetti come “famiglia queer”, “schwaista“, “fat shaming” e “inspiration porn”. Famiglia queer è stato coniato da Michela Murgia, nota scrittrice deceduta lo scorso agosto, e si riferisce ad una comunità di persone che “vivono insieme per scelta e sono legate da affinità elettive“, indipendentemente dal genere di appartenenza o l’orientamento sessuale. Nell’ottica dell’inclusività si muove il simbolo della schwa (da qui schwaisti i suoi utilizzatori e sostenitori), ovvero la e rovesciata o capovolta, che è utilizzato come segno neutro del linguaggio, contro la discriminazione linguistica perché senza connotati maschili o femminili, e dunque più inclusivo.

Molti altri termini sono stati inseriti nel vocabolario del famoso istituto, che rimandano a momenti di questo 2023, come “granchio blu“, il crostaceo infestante che ha fatto molto parlare sè durante la scorsa estate. Oppure “IA generativa“, l’intelligenza artificiale capace “di generare immagini, suoni e testi originali e coerenti” in risposta a specifiche richieste, esattamente come chat gpt, lo strumento di conversazione diventato popolare nel 2023. Poi anche “bear spry” ovvero lo spray irritante anti orso; “crop top”, il capo di abbigliamento femminile che lascia scoperta la pancia; “episodio bottiglia” che nell’ambito delle serie tv rappresenta un episodio girato con un budget molto ridotto, con pochi personaggi, spesso quelli principali, e un unico set. E ancora, “noodle“, il noto formato di pasta orientale; “brevimirante“, ovvero qualcuno dalla limitata visione verso il futuro; “aiutino“, piccolo suggerimento tipico delle trasmissioni televisive; e infine “schleiniana“, che fa riferimento ai sostenitori della linea politica di Elly Schlein.

In mezzo a tutte queste parole, nel libro dell’anno 2023, Treccani elegge “femminicidio” come parola dell’anno, con l’obiettivo di “porre l’attenzione sul fenomeno della violenza di genere” e stimolare un “dibattito costruttivo” su un tema culturale, al centro dell’attualità e la cui presenza si è fatta sempre più rilevante fino a diventare “una sorta di campanello d’allarme” sull’intensità della discriminazione di genere. Il termine femminicidio, inserito come neologismo nel 2008, quest’anno ha avuto una particolare risonanza a livello sociale, culturale e politico; confermata dalle oltre 100 donne uccise nel 2023, dai numeri che non sono confortanti per questo 2024 e che, ora un po’ più rispetto a prima, merita attenzione.

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