Onestà intellettuale, chiarezza, passione. La prima conferenza stampa di Daniele De Rossi nel ruolo di allenatore della Roma ha confermato la statura del personaggio: avrebbe potuto scegliere un registro più diplomatico, ha invece preferito andare in tackle, senza tirarsi indietro. La Roma giallorossa in questi giorni è un pentolone in ebollizione: in alcuni punti della città sono apparsi manifesti di ringraziamento nei confronti di José Mourinho – secondo rumors sauditi sarebbe vicino alla panchina dell’Al Shabab -, la proprietà viene contestata e non è sfuggito il fatto che i Friedkin, in un momento di svolta come quello attuale, abbiano ignorato ancora una volta Francesco Totti. Sabato Daniele De Rossi fa il suo esordio da tecnico romanista contro il Verona: la sua vigilia e i suoi pensieri in dieci punti.

1) “Non potevo rifiutare”. In una delle prime domande gli è stato chiesto se non fosse arrivata troppo presto questa occasione. De Rossi è stato chiaro: “Secondo voi avrei potuto rifiutare? Io ho approfittato di questa chance, per me è una grandissima occasione. Ci sono uomini che rifiutano ed altri che accettano, come fece Pirlo quando lo chiamò la Juventus”.
2) “Sono consapevole delle ragioni che mi hanno portato qui”. Anche in questo caso, estrema chiarezza: “Quando una squadra cambia allenatore è chiaro che esistono problemi. So benissimo di essere stato scelto dalla proprietà per una serie di ragioni. Non sono sicuramente stati i risultati ottenuti con la Spal a portarmi qui. Rappresento qualcosa per la tifoseria, ma ridurre la mia scelta a un effetto calmante non mi pare corretto. Se poi sarà stata davvero una scelta giusta, lo racconteranno i risultati. Ho riflettuto prima di decidere perché non vado mai allo sbaraglio. Una delle ragioni per cui ho accettato è la convinzione del valore tecnico della Roma”.
3) “Non trattatemi da bandiera”. Altra precisazione: “Non sono venuto qui per fare il giro di campo con la sciarpa al collo, accompagnato dalla mascotte. Sono qui per allenare e per provare a centrare l’obiettivo di questa squadra, il quarto posto”.
4) “Serve continuità”. Sul piano tecnico, una valutazione di fondo: “La Roma è forte e non è vero che gioca male. L’ho vista bene contro Napoli e Atalanta, in altre situazioni c’è stato un calo. La Roma è stata un saliscendi, ma ha valori importanti”.
5)Spalletti e Luis Enrique i miei maestri”. De Rossi ha indicato con chiarezza i suoi punti di riferimento: “Spalletti e Luis Enrique sono gli allenatori che hanno inciso di più nella mia storia di giocatore e nella mia formazione. Hanno un’idea di calcio offensiva e schierano la difesa a quattro. In questo momento non so se confermerò la retroguardia a tre o se cambierò. Potrei anche alternare i moduli all’interno di una partita. Voglio pensarci bene”.

6)Non esiste il mio calcio”. Altra prova di onestà: “Spesso sorrido quando un allenatore parla del suo calcio. Credo che pochi tecnici possano usare quest’espressione: penso a un personaggio come Guardiola che ha davvero inciso nella storia di questo sport o a De Zerbi”.
7) Mourinho”. “Ho mandato un messaggio a Mourinho. Lui fu uno dei primi a farlo quando mi chiamò la Spal. Sostituisco un allenatore che ha vinto ventisei titoli”.
8) Totti”. “Ci siamo sentiti un paio di volte in queste ore. Era contento e stupito per questa svolta”.
9) “Non devo nascondere i miei sentimenti”. De Rossi ha giocato con alcuni elementi della Roma attuale: “Non posso negare di essere legato a Pellegrini e Cristante. Sarebbe ipocrita. Ma vedo che mi trattano come è giusto che sia: ora sono l’allenatore”.
10) La sorpresa. “Ho seguito la Roma da tifoso e questo è sicuramente un vantaggio nell’approccio al lavoro. Vedere in allenamento Dybala, Lukaku e Pellegrini impressiona. Mi ha colpito un giovane che non conoscevo bene: Pisilli”.

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