Estonia, Lituania e Lettoni sono pronte a dotarsi di “strutture di difesa” comuni lungo i confini con la Russia e la sua alleata Bielorussia. L’annuncio è arrivato il ministero della Difesa estone che ha confermato che i tre Paesi baltici (tutti membri della Nato) “costruiranno strutture difensive anti-mobilità nei prossimi anni per scoraggiare e, se necessario, difendersi da minacce militari”. Da tempo denunciano il rischio di poter diventare le vittime di una futura invasione di Mosca e adesso – pertanto – Lituania, Lettonia ed Estonia si mobilitano. Le strutture dovrebbero essere fortificazioni, postazioni di missili, trincee e bunker in prossimità dei confini.

Nel memorandum di intenti, I ministri della Difesa di Estonia Hanno Pevkur, Lettonia Andris Spruds e Lituania Arvydas Anusauskas si pone anche l’accento sulla cooperazione missilistica che prevede un’implementazione della collaborazione per l’addestramento all’utilizzo dei sistemi di difesa e la loro manutenzione e un maggior coordinamento delle operazioni transfrontaliere. I tre Stati, repubbliche dell’Urss fino al suo scioglimento nel 1991 dopo essere state annesse nel 1940 in seguito al patto Molotov-Ribbentrop tra sovietici e nazisti, sono tra i più convinti sostenitori dell’opinione che se non verrà sconfitto in Ucraina, il presidente Vladimir Putin attaccherà anche Paesi della Nato. A partire da questi piccoli Stati vicini ai confini della Russia e della Bielorussia. Un’accusa rivolta a Putin anche dal presidente americano Joe Biden mentre cerca di convincere il Congresso a fornire nuovi aiuti a Kiev. Il mese scorso lo stesso Putin ha definito queste ipotesi come “fesserie“, perché Mosca “non ha nessun interesse a combattere la Nato”.

Tutto questo mentre in Polonia e Svezia sono stati registrati numerosi problemi ai sistemi Gps. Le interruzioni, avvenute tra dicembre e gennaio, potrebbero essere state causate proprio dalle esercitazioni di guerra elettronica condotte da Mosca a Kaliningrad e nel Mar Baltico. Sul fronte Ucraino, Kiev continua ad attaccare con i suoi droni infrastrutture energetiche in territorio russo. Una fonte dell’intelligence militare ha rivendicato la responsabilità di un raid compiuto su un deposito di petrolio nella regione di confine di Bryansk, dove sono andati a fuoco quattro grandi serbatoi. L’attacco è avvenuto nella località di Klintsy. Il governatore, Alexander Bogomaz, ha detto che un velivolo senza pilota ucraino, intercettato dalle difese russe, prima di essere distrutto ha sganciato sul deposito gli ordigni che trasportava. Ancora più significativo era stato il raid rivendicato giovedì da Kiev su un altro deposito di greggio nella regione di San Pietroburgo, quasi mille chilometri a nord del confine con l’Ucraina.

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