Anche il pane ammuffito è considerato prezioso dalle famiglie di sfollati della Striscia di Gaza, dove la popolazione sta soffrendo la fame per la mancanza di cibo e acqua. “Un tempo gli alimenti andati a male li avremmo buttato via, ora li teniamo per i bambini che hanno fame. Servirà nei momenti di crisi” racconta il 48enne Mutaz agli operatori Oxfam. Insieme alla sua famiglia si è rifugiato nella zona di Al-Mawasi, un’area dichiarata sicura dall’esercito israeliano. “Ci hanno detto di venire qui, ci hanno promesso aiuti ma mancano coperte, materassi, cibo e acqua. Quando piove, l’acqua entra nella tenda e siamo costretti a usare i nostri corpi per proteggere la farina. Una borsa da 25 chili di farina ora costa 150 dollari e basta per due giorni. Riuscite a crederci? Viviamo qui e siamo circondati dai bombardamenti che non ci lasciano dormire“. Secondo le stime dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi nel sud della Striscia, nella zona di Rafah, si trovano un milione e 200mila persone. Quattro volte quelle del periodo prebellico. Le condizioni di vita sono drammatiche. L’Unrwa sta lavorando per fornire aiuti ai civili, ma il personale dell’agenzia deve affrontare i continui attacchi israeliani.

Il racconto fa parte di una serie di testimonianze raccolte dagli operatori e dai manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che in questo momento stanno pagando il prezzo più alto del conflitto.

LA PETIZIONE – Nessuna risposta umanitaria significativa potrà esserci senza un immediato cessate il fuoco. Per questo Oxfam ha lanciato un appello urgente al governo italiano e ai leader europei a cui si può aderire su: https://www.oxfamitalia.org/petizione-gaza/

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