Da oltre vent’anni in molte e molti conosciamo e utilizziamo Wikipedia, un’enciclopedia online collaborativa che ha cambiato radicalmente il modo di produrre e fruire informazioni. Fondata da Jimmy Wales e Larry Sanger, Wikipedia ha avuto inizio il 15 gennaio 2001, con l’obiettivo di creare una fonte di informazioni gratuita e accessibile per chiunque (ma, se parliamo di accessibilità, occorre sottolineare che non tutti hanno modo di possedere o avere accesso a dispositivi dotati di connessione).

L’idea di Wikipedia ha radici nel concetto di wiki, una piattaforma che consente a utenti di tutto il mondo di modificare i contenuti in modo collettivo e, sembrerebbe, senza alcuna restrizione. Wikipedia è cresciuta drasticamente già nei primi anni successivi al suo lancio, che aveva inizialmente coinvolto un piccolo numero di editor, fino a diventare una delle piattaforme più utilizzate a livello globale.

È innegabile che Wikipedia abbia contribuito a mutare il nostro approccio alla conoscenza ma, ciò non toglie, che ci siano diversi aspetti critici che spesso non vengono affrontati. Proviamo, dunque, a farlo con Alessandro Colombini, editor della rivista online Iconografie e storico che si interessa ai nuovi orizzonti portati dalle piattaforme digitali user generated content (in particolare wikipedia) e ai processi di memorializzazione studiati dai memory studies. Firma la newsletter Lezione di nuoto. Newsletter sui fatti del Novecento.

Colombini, può dirci qualcosa in più sulle origini di Wikipedia?
La cosa da sottolineare credo sia che Wikipedia non è solo la storia di una rivoluzione informatica o di un’impresa dell’archiviazione della conoscenza, ma è anche la storia di persone che stanno insieme e interagiscono. Secondo la felice e azzeccata definizione di Lorenzo Filipaz, Wikipedia è una realtà che “assomiglia più a una piazza che a un archivio”, e credo sia importante capire in che maniera si unisca in comunità questa “piazza”, e su che premesse filosofiche lo faccia. Per questo serve comprendere da chi e come Wikipedia è stata pensata: Jimmy Wales era un ventenne iscritto al Dipartimento di scienze finanziarie della Auburn University – est dell’Alabama – quando incontrò per la prima volta La fonte meravigliosa, uno dei romanzi riconosciuti come colonne portanti del pensiero di Ayn Rand, la mente dietro l’oggettivismo. L’oggettivismo è fondato sull’imprescindibile primato dell’esistenza (quindi ciò che esiste è, ed esiste anche al di fuori della nostra coscienza) su quello della coscienza (quindi ciò che esiste è un risultato della nostra coscienza). Fin dall’inizio questa corrente filosofica scelse gli Stati Uniti come propria patria e si definì e modellò sui valori del conservatorismo statunitense, del sogno americano, del pensiero libertario, del razionalismo e dell’iper individualismo. La volontà di ottenere conoscenza oggettiva tramite la percezione è stato uno dei concetti alla base della fiducia nella capacità di misurazione della realtà da parte di masse intente a creare un’opera di consultazione on-line. Questo principio si collega all’idea di conoscenza neutrale, che è molto problematico.

Come viene affrontato il tema della non neutralità della conoscenza, in contrapposizione al porsi della piattaforma come fonte neutrale?
Questo è l’aspetto forse più critico, soprattutto per uno storico e ne parlerei partendo da come vengono elaborate le voci storiche su Wikipedia. Quello che emerge dall’analisi dell’enorme problema storiografico rappresentato dal punto di vista neutrale wikipediano, è che la narrazione dei fatti del passato che fa Wikipedia si discosta dal metodo storiografico soprattutto perché ampiamente superata dalla disciplina. Lo storico Tommaso Baldo ha puntato l’attenzione sulla “natura conservatrice della narrazione del passato messa in campo da Wikipedia nelle sue voci di lingua italiana”. Secondo l’autore non si tratta di un conservatorismo politico-ideologico, ma storiografico e il motivo di questo conservatorismo è semplice. In sostanza, nelle voci della “Enciclopedia libera”, il dibattito verte su argomenti che fanno riferimento a una visione del passato consolidata nell’opinione pubblica e alle fonti della vulgata mainstream diffusa dalla stampa quotidiana e dalle trasmissioni della Tv generalista, non al dibattito storiografico. Inoltre, le voci si possono considerare spesso frutto di una visione della storia pure molto “istituzionale”, che non guarda agli aspetti legati alla storia economica, sociale, di genere, della mentalità, della cultura e vita materiale. È proprio la riflessione di Baldo a darci l’opportunità di concentrare la nostra attenzione su un altro aspetto decisivo per questo “superamento” della visione della storia di Wikipedia: le fonti.

Può approfondire sulla questione fonti?
Quando si parla di fonti, Wikipedia intende “elementi di giudizio”, ovvero “fonti disponibili, autorevoli nell’ambito della materia su cui verte la voce”, ma è importante chiederci come funziona la gerarchia, l’autorialità e l’autorevolezza delle fonti in Wikipedia. Facendo parte dello spazio materiale del web, o del non-spazio immateriale del web, a seconda di come si interpreti la rete, Wikipedia nasce di per sé in un campo minato per le fonti e la loro serietà: una sovrabbondanza documentale, mai vista prima d’ora nella storia dell’archiviazione della conoscenza umana, che ha portato a una pericolosissima confusione gerarchica riguardo l’attendibilità delle fonti che riportano tali documenti. È con questa confusione sulla gerarchia e l’affidabilità delle fonti che Wikipedia ha dovuto fare i conti nel momento di strutturare le proprie linee guida basilari, ed è a questo bisogno di tutela che rispondono due dei concetti più importanti dell’ideologia wikipediana: quello di “verificabilità” e di “niente ricerche originali”. Alla verificabilità Wikipedia non associa nessun richiamo inerente alla “verità” o alla “correttezza” della modifica che ci si appresta a fare sull’Enciclopedia, intende semplicemente dire che l’informazione che si riporta è a sua volta contenuta in fonti secondarie o terziarie, che trattano il documento primario sul quale verte l’informazione, e che, tramite adeguate indicazioni in nota, possono essere verificate. È l’uso delle note, infatti, insieme alla mancanza di “frasi evasive o elucubrazioni basate su un punto di vista non neutrale” a rendere una determinata affermazione verificabile e accettabile per i criteri di Wikipedia. A questo, dato che come abbiamo specificato “qualunque cosa sia inclusa in Wikipedia dovrebbe essere già stata trattata in trascrizioni, ricerche, studi o reportage altrui che abbiano possibilmente goduto di considerazione a livello accademico e/o internazionale”, si associa un divieto di ricerche originali, dove si chiarisce che “Wikipedia non è una fonte primaria, ma piuttosto una fonte secondaria (che assimila e/o sintetizza fonti primarie e altre fonti secondarie) e più frequentemente una fonte terziaria (che generalizza informazioni e dati offerti in fonti secondarie o li riporta da fonti terziarie)”, e che “la ricerca originale può talvolta basarsi su un insieme di fatti veri e corredati da fonti, ma è l’impostazione che si dà ad essi e il concetto che il loro riassunto trasmette a non essere condiviso dalle fonti generaliste, né verificabile, e quindi a costituire un elemento non accettabile”.

Dunque, che rapporto hanno i metodi della piattaforma con quello storiografico?
È evidente l’inconciliabile approccio cronachistico di Wikipedia rispetto alla scienza storica. Tuttavia, le voci storiche su Wikipedia esistono e la piattaforma ha deciso di guidare i suoi utenti nello sviluppo di voci storiche, in questo caso specifico relativamente ai meccanismi di uso e selezione delle fonti. Questi meccanismi, che Tommaso Baldo ha definito “una parodia di quelli accademici”, possono portare facilmente a un uso “capzioso, superficiale o intellettualmente disonesto” delle fonti, a causa di “rapporti di potere e/o vicinanza/ostilità che si creano in una comunità ristretta e grazie a un’interpretazione burocratica o strumentale delle regole che la comunità wikipediana si è data”. La mancanza di ricerche originali, d’altro canto, corrisponde necessariamente a una stagnazione delle pubblicazioni prese in considerazione in quanto verificabili da Wikipedia, rendendo “molto lento e frammentato il dibattito storico” sulla piattaforma che da anni, statistiche alla mano, è la fonte più consultata in Italia e in tanti altri Paesi per informazioni di qualsivoglia tipo, informazioni storiche comprese e in particolare.

Ci sono oggi nuovi fronti interessanti e alternativi nell’ambito della conoscenza di piattaforma?
Tra i fronti più interessanti nell’ambito dell’orizzontalizzazione della conoscenza condivisa e collaborativa, parlando sempre di storia, c’è senz’altro la Public history che, a differenza della distruzione dell’autorità dello storico che mette in atto Wikipedia, si basa su un processo reale di condivisione dell’autorità, di shared authority, concettualizzata dallo storico Michael Frisch. Detto ciò, mi preme sottolineare anche un’altra questione: io sono assolutamente contrario alla demonizzazione di Wikipedia, posizione che trovo conservatrice. Dico, piuttosto, che Wikipedia non fa storiografia. La società civile ha e avrà sempre bisogno di interrogarsi su chi siamo, di porsi questioni sul proprio passato, questioni storiche. Tuttavia, c’è una forte crisi del mestiere di storico, si legge poca storiografia, mentre Wikipedia tende a farne le veci, pur non usando un metodo storiografico e ciò è problematico e comporta dei rischi. Ad ogni modo efficacia e diffusione ci parlano molto anche della potenza dello strumento. Anche per questa ragione gli elementi problematici andrebbero interrogati, criticati e migliorati. Non serve che storiche e storici demonizzino Wikipedia serve capire cos’è e forse lavorare insieme e trovare orizzonti futuri per collaborare.

Articolo Precedente

Il bullismo in diretta di Stefano Bandecchi: mi auguro che non venga più invitato in Rai

next
Articolo Successivo

Il sistema malsano che alimenta influencer, gogne social e voyeur

next