Solo un anno fa un eventuale sondaggio sull’introduzione delle “Squadre B” nel calcio italiano avrebbe avuto un esito pressoché plebiscitario: “Sono un fallimento”. Solo la Juventus aveva approfittato nel 2018 di una riforma invocata più o meno come una panacea dopo l’esclusione dai Mondiali in Russia. E i risultati della Juve Next Gen non erano stati neppure granché, a parte una Coppa Italia di Serie C vinta, con i calciatori prodotti utili perlopiù per le plusvalenze poi finite nel mirino della Procura Federale e osteggiata pure dagli altri club di Serie C per le sue peculiarità: possibilità di promozione in Serie B ma non di retrocessione in D, insomma una sorta di presenza abusiva rispetto alle piazze reali. Poi è arrivato l’affaire plusvalenze, le penalizzazioni e un quadro economico che ha portato la Juventus a dover fare di necessità virtù: Miretti, Fagioli, Iling Junior, Nicolussi Caviglia e persino un ragazzino di 18 anni come Kenan Yildiz vanno fatti giocare. Altri, come Kaio Jorge, Soulé e Barrenechea ad esempio dati in prestito, sempre in Serie A, per verificarne l’evoluzione.

Insomma, sono lontani i tempi in cui si poteva prendere Ronaldo a 34 anni con 100 milioni per il cartellino e 30 di stipendio all’anno, o Pogba a ingaggio megagalattico per non giocare mai, quelli delle plusvalenze per racimolare denaro per tenere in piedi quel sistema pure, tanto vale puntare sul chilometro zero. Viene fuori che con una campagna acquisti pressoché nulla e coi giovanotti buttati in campo con indubbio coraggio ma soprattutto per necessità, la Juve si sta giocando lo scudetto con l’Inter e che Nicolussi Caviglia, Miretti e Iling (tralasciando il caso Fagioli) a vestire la maglia più pesante d’Italia ci stanno bene. O addirittura che Yildiz a 18 anni è probabilmente molto di più di un buon prodotto del vivaio. Non solo, ma pure quelli mandati a Frosinone stanno andando benissimo: Soulé sta facendo meraviglie con 8 gol già all’attivo e protagonista assoluto nella buona stagione della squadra ciociara, idem per Barrenechea, mediano e anima del progetto di Di Francesco.

Più fatica sta facendo Kaio Jorge, paradossalmente il nome più forte del progetto giovani della Juventus: fu preso dal Santos per quasi 7 milioni di euro nel 2021, ma non sembra aver ancora trovato la continuità, sebbene abbia 21 anni e tempo (e qualità) per sbocciare. Addirittura anche qualcuno finito fuori dal progetto Juventus ha fatto benissimo: Radu Dragusin, dato al Genoa giovanissimo per circa 8 milioni (anche questa operazione finita nelle carte dell’inchiesta di Torino, ndr), è stato comprato in queste ore dal Tottenham per 30, inseguito anche dal Bayern e dal Napoli. E promette bene anche quello che diventerà l’erede di Dragusin in rossoblù: Koni De Winter, altro prodotto della Juve Next Gen. E della Juventus è Huijsen, oggi in prestito alla Roma.

Alla Juve ha fatto seguito l’Atalanta, che ha la sua Under 23 nel Girone A della Serie C e scalpita anche l’Inter: l’Under 23 è un pallino di una vecchia volpe come Beppe Marotta. Dunque, in un calcio sgangherato, povero, e che può permettersi nulla di ciò che luccica a livello internazionale, la strada la traccia la Juve, proprio dopo aver tracciato la strada (assieme a diversi altri club) di cosa NON fare per sostenersi: oggi la Juve dimostra che l’Under 23 è una sorgente cui attingere, dove far fruttare il lavoro dello scouting senza il possibile trauma della prima squadra e infinitamente più sostenibile di vecchi campioni svogliati e già miliardari. Energia pulita, peraltro.

Certo, non è ipotizzabile riempire la Serie C di squadre B (e nel contempo va trovata pure una sostenibilità per le piazze “vere”, visti i problemi di ogni estate con le iscrizioni o addirittura a campionato in corso), ma è evidente che le Under 23 sono uno strumento utile, intelligente, semmai da migliorare nell’impianto ma di certo non da buttare. E con le immagini di Yldiz negli occhi oggi a distanza di un anno quel sondaggio avrebbe tutt’altro esito.

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