Un ristorante, un luogo di aggregazione e di promozione culturale, uno spazio per presentazioni di libri, concerti, spettacoli. Prima del Poggio, a parte qualche piccolo bar e una pizzeria, Poggioreale non presentava altri punti di ritrovo. L’area nella zona orientale di Napoli dove oggi è sorto un ristorante era in uno stato di abbandono: un capannone con depositi di materiali inutilizzabili. Dopo mesi di lavoro e oltre due milioni di investimento, a nove anni dall’apertura, l’ex opificio che sorgeva al civico 160 è rinato con un ristorante, spazi all’aperto e un giardino, e rimane un punto di riferimento per il territorio.

L’idea è partita nel 2014, dopo il successo di quella che doveva essere una semplice mensa aziendale e che invece era diventata un punto di riferimento per tante persone che lavorano nella zona di Poggioreale, dove si trovano molti uffici pubblici. “Non a caso si chiama Il Poggio: non solo un marchio ma il segno di una scelta ben precisa, quella di investire nel quartiere etichettato sempre come periferia, e portarlo invece dentro la città, con un’azione di riqualificazione urbana forte e investendo nell’inserimento lavorativo”, spiega al Fattoquotidiano.it il direttore del consorzio di cooperative sociali Gesco, Giacomo Smarrazzo.

Le prime reazioni sono state molto positive, soprattutto da parte di un territorio che ha visto prendere vita da un luogo abbandonato un ristorante che conta 200 coperti, dotato di uno spazio esterno adatto ai bambini e ideale per eventi e feste. “Qualcosa che qui, a Poggioreale, non si era mai visto”, sorride Giacomo.

Nel progetto sono stati coinvolti giovani di famiglie in difficoltà, migranti provenienti dalle comunità di accoglienza, donne vittime di tratta e violenza, ragazzi con sindrome di Down impiegati come aiuto cuochi. Sono oltre 60 le ragazze e i ragazzi passati di qui, nelle sale della cucina che si trova tra il carcere e il cimitero monumentale: alcuni sono andati via per aprire un’attività propria o per fare il mestiere altrove. È la parte più bella della storia, continua Smarrazzo: “Il progetto ha agito come volano di sviluppo di professionalità dei giovani del territorio o di persone in condizioni di disagio”.

La storia, che è stata tra le protagoniste dell’ultimo convegno sulle imprese sociali organizzato dal Forum Disuguaglianze e Diversità a Napoli, è significativa rispetto all’impegno dei cittadini in un contesto, a dir loro, “complicato”. “Il quartiere è ricco di uffici, negozi, famiglie e giovani che non possono passeggiare in sicurezza perché l’illuminazione stradale è carente, i tram e gli altri mezzi pubblici poco frequenti, i parcheggi e le aree pedonali assenti”. La metropolitana promessa, che collegherebbe il centro città con l’aeroporto di Capodichino, passando per Poggioreale, è ancora ferma tra crolli, permessi, autorizzazioni ministeriali.

Dopo la pandemia che ha letteralmente chiuso il locale bloccando le attività di ristorazione (“ma non ci siamo fermati, abbiamo organizzato pacchi alimentari per le famiglie del territorio più in difficoltà”), oggi il personale fa i conti con il caro energia e l’aumento “folle” dell’inflazione e dei costi di gestione. “Nell’ultimo anno abbiamo ricevuto bollette per l’energia di 20mila euro al mese, a fronte dei 5mila euro mensili che pagavamo fino a fine 2022”. Si tratta di costi ormai insostenibili per il volume di affari dell’attività, considerando la natura sociale del ristorante e il target di riferimento, principalmente familiare.

Un aiuto potrebbe arrivare dallo Stato che dovrebbe riconoscere “non solo con contributi ma anche con servizi e agevolazioni di varia natura, soprattutto per l’impatto sociale e territoriale che sono in grado di scaturire”. Ma, per ora, il ristorante va avanti con fondi tutti privati.

L’obiettivo allora diventa quello di rendere sostenibile il progetto e, allo stesso tempo, cercare di valorizzarne il marchio, esportandolo in altre zone della città. Ci proveranno con una trattoria in pieno centro a Napoli, in via Depretis, e uno spazio dedicato a Giacomo Leopardi in piazza del Plebiscito. Senza dimenticare gli altri fili tenuti aperti dalla cooperativa: dalla mobilità sostenibile in città con un servizio di car sharing elettrico alla raccolta differenziata promossa all’interno del carcere di Secondigliano. Tutto tenendo insieme diverse anime: ristorazione, aggregazione, intrattenimento culturale, inclusione sociale, promozione della cultura di impresa.

“Nel 2022 – ricorda Giacomo – abbiamo promosso e realizzato proprio nelle sale del ristorante una rassegna natalizia di musica e teatro in collaborazione con il Comune di Napoli: dieci eventi che sono riusciti a portare, nel territorio periferico di Poggioreale, alcuni tra gli artisti più interessanti presenti in città, dando un’occasione culturale, ricreativa e aggregativa unica ai cittadini di questo quartiere e portandone da altre zone della città. Il Poggio non è solo un ristorante – conclude – non ha mai voluto essere solo questo”.

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