La pila, dov’è quel cretino?”. Vittorio Sgarbi è nello stabilimento G-Lab di Correggio, è la fine del 2020. Sta proprio tra l’originale del Manetti che risulta rubato e la riproduzione che lui stesso aveva commissionato ai titolari del laboratorio. Un video che da solo risponde alla versione che Sgarbi affida ora ai social, nella quale sostiene di conoscere appena i due titolari e che facessero “pessime riproduzioni”. L’ennesima contraddizione nella sua autodifesa, già traballante di fronte al fatto di aver ripetuto tante volte che la versione rubata a Burisco era solo “una delle tante copie”, senza mai dire che le faceva fare lui stesso, e proprio in questa tipografia, circostanza scoperta dal Fatto e Report al centro della puntata dell’inchiesta “Il valzer della candela” che sarà trasmessa domani sera su Rai3.

Una volta che salta fuori questa storia, Sgarbi si difende dicendo che quei lavori erano “pessimi”. Eppure nei video del suo sopralluogo sembra tutt’altro, anzi, si coglie l’apprezzamento per la fedeltà della riproduzione. Del resto, se così non fosse, non si capirebbe perché proprio la copia, come raccontato oggi dal Fatto, sarebbe finita in mostra anziché l’originale, se non per “coprire” ritocchi e manomissioni che sarebbero stati più riconoscibili.

Né si capirebbe perché dopo la copia della Cattura di San Pietro ne commissionò a G-Lab altre cinque di altri soggetti. E le pagò tutte senza contestare alcunché. “Forse non erano così “pessime”, replica il titolare Samuele De Pietri. In un’altra parte del video Sgarbi lo fa passare come un “fotografo” improvvisato che quasi non conosce. Ma la risposta arriva direttamente De Pietri: “Sgarbi è venuto nello stabilimento due volte, ha mangiato al nostro ristorante, ha sostenuto un nostro progetto per dotare le scuole di pellicole anticovid”. Insomma, tra il silenzio di prima e le mezze ammissioni ancora una volta l’autodifesa di Sgarbi appare fragile, così come il tentativo di far passare i giornalisti che chiedono conto di queste vicende come “pericolosi stalker”, avendo svolto né più né meno del loro dovere.

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