Il 5 gennaio 2022 in un boschetto di Trieste, all’interno dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni, fu ritrovato il corpo di Liliana Resinovich, una sessantatreenne pensionata, scomparsa da casa il 14 dicembre precedente. A distanza di due anni, la decisione della Procura della Repubblica di Trieste di riesumare il cadavere dimostra come il tempo trascorso non abbia fatto fare passi avanti decisivi alle indagini e non ci siano ancora punti fermi per capire se si sia trattato di un omicidio, di un suicidio o di una morte per cause naturali. L’ultima ipotesi è quantomeno improbabile visto che il corpo era parzialmente coperto da alcuni sacchi di nylon e aveva attorno alla testa un sacchetto per la spesa. A smentire il possibile suicidio è il mancato ritrovamento di farmaci nei pressi del cadavere o di tracce di sostanze velenose nell’organismo. Ma anche un eventuale omicidio non ha trovato riscontri in lesioni mortali, soltanto la possibilità che il decesso sia stato causato per soffocamento.

Un bel rebus per il procuratore Antonio De Nicolo e la pm Maddalena Chergia, che hanno così accolto la richiesta della consulente Cristina Cattaneo, l’anatomopatologa che coordina un gruppo di lavoro incaricato dal giudice per le indagini preliminari la scorsa estate. Dopo la scomparsa dalla casa di via Verrocchio, a Trieste, nel dicembre 2021, la Procura aveva indagato a lungo. Erano finite in primo piano (ma senza essere indagati) soprattutto le figure del marito Sebastiano Visintin e dell’amico Claudio Sterpin (più anziano di lei) con cui aveva una relazione e che era stato il primo a presentare una denuncia in Questura, visto che lei non era andata a un appuntamento a casa sua. A febbraio 2023 i pm, convinti che si fosse trattato di un suicidio, avevano chiesto di archiviare il caso. Il 3 giugno, a sorpresa, il gip Luigi Dainotti aveva disposto l’iscrizione a carico di ignoti per il reato di omicidio volontario (e non più il sequestro di persona) decidendo che il caso non andava chiuso. Indicava la bellezza di 25 punti da approfondire, soprattutto in base a una super perizia medico-legale.

Si cercano risposte soprattutto sulla causa della morte, sulla data del decesso e sui venti giorni trascorsi tra la scomparsa da casa e il ritrovamento del corpo. Il medico legale che effettuò la prima autopsia aveva infatti concluso che il decesso potesse essere avvenuto nell’imminenza del ritrovamento, quindi più di due settimane dopo la scomparsa. Se fosse così rimarrebbe di capire dove la donna sia rimasta così a lungo, senza lasciare tracce. Anche per questo è stata decisa la riesumazione del corpo.

La notizia era stata anticipata un mese fa durante una puntata di Quarto Grado dall’ex comandante dei Ris di Parma, il generale in congedo Luciano Garofano, che è consulente del marito della Resinovich. La super-perizia medico legale aveva trovato troppi elementi incerti o contraddittori. L’antropologa forense Cattaneo ha infatti esaminato la documentazione riguardante la prima autopsia: le relazioni del medico legale Fulvio Costantinides e del medico radiologo Fabio Cavalli, nonché i risultati della consulenza tossicologica di Riccardo Addobbati e di una consulenza botanica. Garofano aveva spiegato: “Liliana sarebbe morta per uno scompenso cardiaco dopo un’insufficienza respiratoria, ma il medico legale Costantinides ha concluso che a causare il decesso sarebbe una possibile asfissia meccanica”. Ecco il possibile intervento di un’altra persona, elemento da incrociare con la data effettiva della morte.

Il marito Visintin ha commentato: “Per me è importante che il corpo di Liliana possa dare delle risposte, perciò non mi oppongo» alla riesumazione. Spero che la dottoressa Cattaneo possa avere delle risposte. Dopodiché io aspetto il nulla osta per cremare Liliana, questo è quello che mi interessa di più”. Finora la cremazione non è stata fatta per non eliminare il cadavere, possibile fonte di prova. “È un momento doloroso, ma siccome è da mesi che ne parliamo, sono preparato” ha concluso Visintin.

Anche il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, spera che il nuovo esame possa dare risposte certe. “Voglio sapere cosa è successo a Liliana e adesso spero che si possa arrivare alla verità, anche se è una cosa dolorosa. Avevo avanzato la richiesta di riesumazione anche prima della richiesta di archiviazione del caso”.

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