Sono “stremati” a causa dei ritardi nei pagamenti delle fatture da parte di Acciaierie d’Italia e rivendicano “a gran voce dignità per la città, per le imprese e per tutto l’indotto”. Gli autotrasportatori che lavorano con lo stabilimento ex Ilva di Taranto hanno iniziato un presidio ad oltranza davanti alla portineria C del siderurgico, dove si è svolta un’assemblea di Casartigiani, Aigi (associazione nata da una scissione in Confindustria Taranto, a cui aderiscono numerose ditte dell’indotto) e Confapi Industria. “Siamo costretti a scendere in piazza per denunciare la situazione drammatica cui versano le imprese. Non ci sono risorse, materie prime e le aziende sono prostrate”, dicono. Gli autotrasportatori esigono “senza più ulteriori rinvii, risposte chiare, nette e concrete da parte del governo, delle istituzioni, della politica e da Acciaierie d’Italia. L’attuale gestione sta portando una serie di imprese del settore al collasso finanziario e gestionale”.

Anche per le tre associazioni la data dell’8 gennaio, giorno in cui è annunciato un vertice tra il governo e ArcelorMittal che ha il 62% del capitale della società diventa la deadline “oltre la quale non si può procedere senza ottenere garanzie“. La multinazionale dovrà chiarire se intende partecipare al fabbisogno finanziario, accettare una soluzione consensuale o andare allo scontro legale. Nell’ultimo confronto con i sindacati il governo ha giurato “massimo impegno per garantire la continuità produttiva dell’ex Ilva, vagliando le ipotesi in campo atte a evitare il ricorso all’amministrazione straordinaria“.

Al momento non c’è accordo sull’aumento di capitale di 320 milioni e sull’acquisto degli asset aziendali. La grave situazione finanziaria si riverbera chiaramente anche sull’indotto. “C’è chi si è venduto casa e mezzi”, ha avvertito Giacinto Fallone, responsabile del settore Autotrasporto di Casartigiani. “Qui ci sono aziende che avanzano ancora la liquidità da agosto per i minerali e giugno per i prodotti. Il ristoro delle fatture per norma è previsto entro 60 giorni, quando l’azienda ha incassato il servizio accessorio. Non possiamo sopportare di essere noi i finanziatori di Acciaierie d’Italia”. Le ditte, ha aggiunto, “non possono pagare gli stipendi ai dipendenti. E’ stato un Natale amaro, difficile. Siamo obbligati a rimanere qui fino a quando non vedremo che ci sarà volontà di cambiare la situazione”.

Per Fabio Greco, presidente di Aigi, “la situazione è estremamente critica, abbiamo bisogno di risposte e certezze. Vantiamo crediti, come indotto, per un ammontare di 70 milioni di euro. Un nuovo 2015, con la paventata amministrazione straordinaria, segnerebbe il definitivo fallimento economico di Taranto. Confidiamo, dunque, nella ripresa della produzione ecocompatibile a sei milioni di tonnellate l’anno, investimenti che garantiscano continuità produttiva, lavorativa e pagamenti. Servono risposte concrete e non più rinvii sull’argomento. Se l’8 gennaio non accadrà nulla dovremo messere in cassa integrazione i nostri dipendenti, già oggi il 40-50% delle aziende associate è in crisi profonda”.

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