La passione iniziale è l’hockey sul ghiaccio: d’altronde è abbastanza inevitabile se, da bambino, nasci in un posto dove di ghiaccio ce n’è tanto, decisamente troppo per giocare a pallone. Sì, perché John Van’t Schip, attuale tecnico (ad interim) dell’Ajax, è nato a Fort St. John, in Canada, da famiglia olandese: non il posto più freddo del Canada, ma con temperature che tra novembre e aprile oscillano tra i -7 e i -13 gradi di media è chiaro che vada per la maggiore l’hockey. Tuttavia a pallone si gioca comunque, e a sette anni John accompagna un amico ad un allenamento di calcio e se ne innamora: la famiglia torna in Olanda ai primi di maggio del 1972, a casa dei nonni, che di fatto è una sorta di fan club dell’Ajax.

E per festeggiare il ritorno del piccolo John quale miglior regalo se non i biglietti per la finale di Rotterdam, tra Ajax e Inter che si giocherà di lì a tre settimane? Cruijff fa una doppietta e danza leggiadro, l’Ajax vince due a zero portando a casa la Coppa dei Campioni e un bimbo innamorato della maglia biancorossa, del numero 14 e del calcio. E allora il piccolo Van’t Schip, nonostante non parli una parola di olandese ci prova e ci riesce: entra nelle giovanili dei lancieri e fa tutta la trafila fino all’esordio, nel 1981. E’ il 6 dicembre ed è una partita particolare: al “De Meer” (all’epoca lo stadio si chiama così) non c’è posto per uno spillo, non tanto perché quella contro l’Haarlem sia una gara di cartello, ma perché è la partita del ritorno in biancorosso, dopo otto anni, di Johan Cruijff. Il Profeta del gol ha ormai 34 anni, segna dopo 20 minuti, poi segna Tscheu La Ling e poi Kieft: sul tre a zero mister Linder guarda a quel ragazzo che non ha ancora 18 anni e lo manda in campo al posto di La Ling: il primo pallone è un passaggio di Crujiff con annesso urlo “prendilo”, John esegue, subisce fallo e il suo mito gli si avvicina per dirgli un “bravo” che per lui suona quasi come una benedizione. Un sogno iniziato 9 anni prima e una carriera da professionista che comincia con note celestiali per il giovane Van’t Schip, ma anche un legame che non si spezzerà mai: era stato proprio Crujiff, appena tornato ad Amsterdam, a chiedere a Linder di portare in prima squadra quel ragazzo dopo averlo osservato in allenamento.

John è duttile, ha classe ma non la considera un lasciapassare universale e quindi corre, pressa, difende, presentandosi come giocatore universale: un’ala che però può giocare sia come terzino che come interno di centrocampo, a volte pure come centravanti. In quell’Ajax del 1981 c’è un altro esordiente niente male: si chiama Marco Van Basten. E poi Frankie Rijkaard, John Bosman e più tardi Ronald Koeman: quella covata che porterà l’Olanda sul tetto d’Europa nel 1988. Con l’Ajax arrivano anche i trofei internazionali: la Coppa delle Coppe nel 1987, con gol in semifinale al Saragozza, e soprattutto la Coppa Uefa del 1992 vinta superando il Genoa in semifinale e il Toro in finale. Van’t Schip nella semifinale d’andata contro i Grifoni piazza il cross per il vantaggio di Petterson nel 1992. Di quel cross si innamora il presidente rossoblù Spinelli che, approfittando dei contrasti tra il calciatore e Van Gaal anticipa l’offerta del Valencia del suo connazionale Gus Hiddink e lo porta a Genova. Si presenta segnando all’esordio in A, contro la Fiorentina nel settembre 1992 e la sua miglior stagione dal punto di vista realizzativo è quella che coincide con la retrocessione: nel 1994/95 segna 5 gol in rossoblù. Resta anche in B, per l’ultimo anno, e contribuendo a portare il Genoa alla vittoria del trofeo anglo italiano.

A 33 anni appende le scarpette al chiodo, cominciando subito la carriera di allenatore: prima con le giovanili dell’Ajax, poi come vice allenatore, poi provando l’avventura in solitaria al Twente prima di tornare nelle giovanili dell’Ajax: da lì passa anche per la panchina di vice di Van Basten con la nazionale olandese, e poi in Australia al Melbourne, in Messico al Guadalajara e anche come ct della Grecia. Oggi dopo l’avvio disastroso dell’Ajax è stato richiamato come allenatore ad interim, portando la squadra dall’ultimo al quinto posto in Eredivisie con cinque vittorie e due pareggi in setti partite. Van’t Schip parlando del suo legame con Crujiff ha dichiarato apertamente che ancora oggi, di fronte a dubbi, si chiede “Cosa farebbe Johan?”. Domani che compie sessant’anni di sicuro gli farebbe gli auguri.

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