In Lombardia centinaia di pazienti sono bloccati in pronto soccorso, allettati, in attesa che si liberi un posto letto. A Roma, giovedì, una ambulanza su due era in coda fuori dagli ospedali. Alle Molinette di Torino mancavano perfino le barelle. Mentre nel Ferrarese i pronto soccorso erano totalmente congestionati, una situazione simile a quella di altri reparti di emergenza-urgenza in Emilia-Romagna. Il picco influenzale e la recrudescenza del Covid, uniti alle ferie dei medici di base e dei dottori che prestano servizio negli ospedali sta mandando in tilt i pronto soccorso di mezza Italia. Sono settimane difficili da Milano fino alla Capitale, con un assalto diventato a tratti ingestibile che ha spinto qualche sanitario a definire il proprio lavoro “ormai medicina di guerra”.

L’influenza – A pesare, e molto, sulla situazione degli ospedali, è il picco dell’influenza stagionale. “Nella 51esima settimana del 2023”, dal 18 al 24 dicembre, “la curva epidemica delle sindromi simil-influenzali mostra un valore dell’incidenza mai raggiunto nelle stagioni precedenti” recita l’ultimo bollettino epidemiologico RespiVirNet, il sistema di sorveglianza integrata dei virus respiratori curato dall’Istituto superiore di sanità. Nella settimana monitorata “i casi stimati di sindrome simil-influenzale, rapportati all’intera popolazione italiana – si legge – sono circa 1.013.000, per un totale di circa 5.698.000 casi a partire dall’inizio della sorveglianza”. Dunque “sale ancora il numero di casi di sindromi simil-influenzali in Italia”, sintetizza l’Iss, precisando che “a tale aumento concorrono diversi virus respiratori e non solo quelli dell’influenza, sebbene la circolazione di questi ultimi è in aumento”.

Il tampone dei privati (ben pagato) – Attese lunghissime, anche di giorni, per trovare un posto nei reparti per un ricovero sono la regola più che l’eccezione. Al Lazio non è bastato neanche andare a “comprare” oltre 500 posti letto in strutture private per un esborso di 33 milioni di euro, molti dei quali finiti nelle tasche della famiglia Angelucci, mentre la Lombardia sta iniziando ora a chiedere aiuto ai privati e per creare una maggiore capienza ospedaliera ha stoppato i ricoveri nelle strutture che effettuano terapie riabilitative così da utilizzare quei posti letto per le degenze dei pazienti che non hanno più bisogno di cure intensive.

In Lombardia 300 pazienti in attesa – Un bel quadretto, che rischia di peggiorare a gennaio con la riapertura delle scuole che farà schizzare la circolazione virale. Come raccontato dal Corriere della Sera nell’edizione milanese, nei pronto soccorso lombardi giovedì erano 300 i pazienti bloccati in barella nei 99 pronto soccorso. Per nessuno di loro era disponibile un posto letto. Da qui la decisione presa dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso, d’intesa con i direttori generali, di ricorrere a una misura straordinaria: la sospensione dei ricoveri dal domicilio in strutture come Gaetano Pini, Golgi Redaelli e Trivulzio che si occupano di terapie riabilitative. Quei posti letto saranno destinati ai pazienti già ricoverati in ospedale ma in via di guarigione. Se Milano piange, Roma non ride. Anzi. La situazione nei pronto soccorso della Capitale è disastrosa.

Ambulanze in coda e assalto ai pediatrici – Repubblica riporta che giovedì erano 64 le ambulanze ferme fuori dagli ospedali, quasi una su due delle 150 disponibili nelle ore diurne (100 durante la notte). La stessa azienda sanitaria ha confermato che in media sono 55 i mezzi bloccati, numeri che hanno una ripercussione sulla velocità e qualità del servizio costringendo decine di persone ad attendere anche ore prima di essere soccorsi. Il problema si riflette inevitabilmente su tutta la catena: a Roma, giovedì sera, 470 pazienti attendevano da oltre un giorno un posto letto, restando nel frattempo allettati in pronto soccorso. Solo al Pertini erano 77 i pazienti in attesa da più di 24 ore. Non va meglio negli ospedali pediatrici, con il Bambin Gesù sotto pressione a causa del virus sinciziale che colpisce soprattutto la fascia d’età 0-4 anni. Il responsabile del pronto soccorso Sebastian Cristaldi ha parlato di un “carico di lavoro molto importante”, sottolineando che la struttura è “sopra la soglia di tolleranza” con “circa 450 accessi”, ovvero il 50% in più della media giornaliera.

Da Torino a Ferrara, gli altri casi – Numeri preoccupanti anche a Torino, come ha ricostruito La Stampa: nel pronto soccorso del Mauriziano giovedì c’erano 130 persone e 50 aspettavano un ricovero, alle Molinette 116, di cui 30 in attesa di un posto in un reparto ed erano finite le barelle. Numeri difficili anche al Maria Vittoria con 45 pazienti in attesa che si liberi un letto in un reparto. Situazione simile nel Ferrarese, dove l’azienda sanitaria ha sottolineato che “l’attuale congestione dei pronto soccorso non dipende da un aumento degli accessi da parte dei pazienti né da mancanza di posti letto bensì dalla complessa situazione epidemiologica che vede, da un lato, il picco delle patologie respiratorie e, dall’altro, diversi operatori e professionisti a casa con le stesse sindromi influenzali/Covid che affliggono i pazienti”. E nel resto dell’Emilia-Romagna la situazione non è tranquilla. Per dire: è capitato che nel pronto soccorso dell’ospedale di Modena le visite siano state demandante agli specializzandi del primo anno, arrivati in servizio neanche due mesi fa.

Articolo Precedente

Capodanno a Milano: niente alcol da asporto e nei supermercati (ma solo dentro la cerchia del centro)

next
Articolo Successivo

Agrigento, denunciò l’ex per aggressione con l’acido: donna arrestata per calunnia. Lui torna libero

next