Tutti vogliono Tony Blair. O meglio, i suoi consigli. L’ex premier britannico che si è dimesso dopo 10 anni di mandato (dal 1997 al 2007) conosciuto sia per essere stato il più giovane primo ministro dal 1812, ma soprattutto per la sua controversa politica estera che lo vide coinvolto in prima linea nella guerra in Iraq al fianco del presidente americano George W. Bush, ha rivelato in un’intervista al Financial Times che le sue consulenze valgono milioni di dollari.

Il suo Tony Blair Institute for Global Change, infatti, sta per realizzare quest’anno 140 milioni di dollari di ricavi, offrendo consulenze a oltre 40 governi, tra cui anche quello del criticato leader saudita Mohammed bin Salman.

“Siamo in oltre 30 Paesi, ne abbiamo aggiunto nove lo scorso anno e ne aggiungeremo nove forse quest’anno. Abbiamo una lista di attesa di governi che vogliono entrare nel programma”, ha detto Blair al FT. I ricavi delle consulenze sono triplicati rispetto al 2020, quando furono 45 milioni, e sono aumentati del 16% rispetto al 2022.

La principale entrata del Tony Blair Institute, appunto, viene dalle collaborazioni con i governi dove l’istituto invia i suoi consiglieri, tra i quali anche l’ex premier finlandese, Sanna Marin, e principalmente opera in Africa Medio Oriente e nel sud est asiatico. Blair è il presidente esecutivo e spesso il primo punto di contatto dei leader che cercano consigli. In merito alle critiche emerse dopo le consulenze in Arbia Saudita, l’ex primo ministro britannico ha rivendicato: “Non ho assolutamente dubbi sul fatto che i cambiamenti che stanno effettuando sono di enorme importanza sociale ed economica e in termini di sicurezza dell’area”.

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