Una legge così dura da far arrivare tre ministri alla minaccia di dimissioni. Si avvicina l’approvazione delle contestate norme sull’immigrazione volute dal presidente Emmanuel Macron, ma il governo francese è a rischio – dopo una prima bocciatura – a causa dell’inasprimento di diversi articoli, diventati così “destrorsi” da convincere al voto favorevole non soltanto tutta la destra Républicains, ma anche l’estrema destra di Marine Le Pen. E così cedono anche pezzi della maggioranza, dai centristi fino ai macroniani di Renaissance. Una situazione così a rischio per l’equilibrio del governo da far scattare una riunione tesissima all’Eliseo prima del voto.

E lì ben tre ministri hanno minacciato le dimissioni: si tratta del titolare della Salute, Aurélien Rousseau, di quello della Casa, Patrice Vergriete, e della ministra dell’Insegnamento superiore, Sylvie Retailleau. Uno dopo l’altro sono andati a parlare con la premier Elisabeth Borne, comunicandole di “mettere sul tavolo le proprie dimissioni” nel caso il governo decida di andare avanti con il progetto approvato dalla Le Pen. Tanto da spingere la maggioranza a ideare una possibile soluzione con la mancata promulgazione della legge nel caso in cui dovesse passare con i voto del Rassemblement National.

Il principale motivo di contestazione del progetto di legge riguarda un forte condizionamento nella concessione degli assegni familiari. Anche immigrati ormai regolarizzati e con un lavoro, non li riceveranno nei primi 30 mesi, addirittura per 5 anni per i regolari senza un lavoro. Un segnale di cedimento al principio della “precedenza ai francesi” caro al programma di Le Pen, ma inaccettabile per la sinistra, per i giovani del partito di Macron e per gran parte dei centristi. La norma è così vicina alle posizione di destra da aver fatto esultare Le Pen: “Possiamo rallegrarci di un progresso ideologico, di una vittoria del Rassemblement National, dal momento che in questa legge c’è ora iscritta la priorità nazionale, cioè il vantaggio per i francesi rispetto agli stranieri presenti sul nostro territorio nell’accesso ad alcune prestazioni sociali”.

Per Olivier Faure, ‘patron’ dei socialisti, “è un grande momento di disonore”. Da lui e da molti altri, sono partiti direttamente gli appelli ai colleghi parlamentari del partito di maggioranza a dissociarsi da questa scelta del governo: “Ci sono momenti in cui le convinzioni devono prevalere sulla sottomissione al capo”, ha dichiarato Faure. Jean-Luc Mélenchon ha invitato i macronisti a reagire: “Non permettete che le leggi siano contaminate dal Rassemblement national”.

Oltre al principio della priorità nazionale per la concessione degli aiuti sociali, la sinistra annuncia che si batterà fino a scendere in piazza per l’emendamento che chiede la cauzione a uno studente straniero per poter venire a studiare in Francia, per quello che inasprisce i criteri per il ricongiungimento familiare, per quello che istituisce le quote di immigrati per diversi anni da stabilire in Parlamento e per la discrezionalità ai prefetti nella concessione dei documenti di regolarizzazione.

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