C’è il sospetto di una turbativa dietro l’affidamento dell’appalto dei rifiuti a Pompei e in altri due comuni meno noti del napoletano, Mugnano e Marigliano, dal valore totale di 85 milioni di euro. C’è il sospetto che l’indagato, Beniamino Sabbadino, ritenuto amministratore di fatto dell’impresa aggiudicataria, la Win Ecology, abbia cambiato nome e sede delle sue ditte attraverso figli e teste di legno per eludere i controlli antimafia delle prefetture, che lo guardano con attenzione da quasi 15 anni. Da quando, secondo un’intercettazione, avrebbe chiesto protezione al clan Falanga di Torre del Greco contro alcune richieste estorsive di un altro gruppo criminale emergente, quello dei Di Gioia. La posizione di Sabbadino fu analizzata dopo un esposto anonimo, e poi archiviata. Ma secondo la Prefettura la sua impresa di allora, la SaBa, era condizionata dalla camorra, e arriva così una prima interdittiva nel 2010. Poi una nel 2018, alla New Ecology, sempre perché ritenuta nell’orbita di Beniamino Sabbadino.

Di interdittiva ne è arrivata un’altra a maggio. Stavolta è firmata dalla prefettura di Padova, dove si trova la sede legale di Win Ecology che – come peraltro è evidenziato sul sito web della società – indica come sede operativa un indirizzo di Torre Annunziata. La città, quest’ultima, dove ha sede la Procura che ha aperto il fascicolo – procuratore capo Nunzio Fragliasso, aggiunto Giovanni Cilenti, pm Antonio Barba – mettendo nel mirino in particolare l’appalto di Pompei, affidato come gli altri due alla Win Ecology, ritenuta di fatto la prosecuzione della New Ecology interdetta a Napoli nel 2018: stesse maestranze, stessi beni strumentali, sottolinea la Procura in un comunicato.

La Win Ecology è stata oggetto a fine settembre di una interrogazione di fuoco di un consigliere comunale di minoranza di Pompei, l’avvocato Domenico Di Casola. Alla quale lo staff del sindaco Pd Carmine Lo Sapio ha risposto ribandendo la correttezza dell’appalto assegnato nel 2019, il rigetto dei ricorsi dei concorrenti della Win Ecology e che “agli atti d’ufficio non risultano ruoli o funzioni ricoperti dal signor Beniamino Sabbadino”. In effetti l’azienda è dei figli, Antonio e Roberta Sabbadino, titolari rispettivamente del 90% e del 10%, per un capitale di 100.000 euro interamente versato. Nei mesi scorsi, dopo il provvedimento di Padova, la proprietà ha chiesto alla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di essere sottoposta al controllo giudiziario volontario.

Nelle scorse ore il gruppo della Guardia di Finanza di Torre Annunziata, agli ordini del colonnello Gennaro Pino, ha eseguito tre ordini di esibizione nei comuni di Pompei, Mugnano e Marigliano, e ha perquisito gli uffici e i locali riconducibili alla famiglia Sabbadino, difesa dal penalista Domenico Ciruzzi. La procura indaga per turbata libertà degli incanti e vuole ricostruire documentalmente gli appalti che gli enti pubblici hanno stipulato nel settore della gestione dei rifiuti urbani con la New Ecology. Al momento non risultano indagati pubblici ufficiali.