Ferenc Puskàs è vivo. Oggi dopo dieci minuti sarebbe notizia vecchia, nel 1956 però il tempo è scandito diversamente, senza internet e coi rimbalzi di un pallone di cuoio. Ferenc Puskàs, calciatore e colonnello, nel novembre del 1956 non moriva a Budapest nella rivoluzione ungherese come inizialmente era stato detto, no: era in Spagna, con la grande Honved pronta a una lunga tournée che avrebbe dovuto iniziare con l’esordio in Coppa dei Campioni contro l’Atletico Bilbao.

Dall’Ungheria arriva l’ordine ai calciatori di tornare in patria, ma no, l’Honved e Puskàs dichiarano che “giocheremo dappertutto, in giro per il mondo, finché in Ungheria tornerà a splendere il sole”. In quel periodo nel calcio europeo esistono due leggende: il Real Madrid di Alfredo Di Stefano e l’Honved di Puskàs e dunque assicurarsi un’amichevole per vedere quei campioni offre praticamente la certezza di un ghiotto incasso extra. Opportunità che coglie il Milan campione d’Italia: lo scudetto di un anno prima era stato festeggiato proprio con un’amichevole contro l’Honved e finì 3-2 per i rossoneri.

Il doppio vantaggio iniziale dei magiari propiziato da un’autorete di Pedroni e da un gol di Czibor fu ribaltato con la regia di Schiaffino, la cui stella, quel giorno di giugno, offuscò quella di Puskàs, I rossoneri allora puntano al bis (e agli incassi) sabato 8 dicembre 1956, con quella che La Gazzetta dello Sport definisce una partita di “football per buongustai”. Prezzi tutt’altro che da amichevole: 4mila lire per una tribuna, mille lire per i distinti, seicento lire per i settori popolari, con uno stipendio medio che all’epoca era di 40mila lire. Ma poco importa, San Siro si riempie abbastanza per vedere da vicino il grande Puskàs.

Come all’andata, però, non è solo una partita per appassionati di calcio: a giugno del 1955 a San Siro c’erano anche diversi iscritti al Partito Comunista di Sesto San Giovanni a sostenere l’Honved, nel 1956 invece c’è Enzo Pasi, giovane comunista partito da Alfonsine, in Romagna, a bordo di una Balilla assieme ad altri compagni per invitare i calciatori dell’Honved a desistere dalla loro protesta, a tornare in Ungheria per non tradire la causa del socialismo.

Pasi ha con lui una cinepresa e filma in 8 millimetri quella giornata particolare, dalla partenza dalla Romagna all’incontro a Milano con i calciatori all’hotel San Carlo fino alla partita. Un filmato breve, con accompagnamento musicale dal vivo, che sarà pubblicato oggi sulla piattaforma homemovies100.it nell’ambito del progetto Almanacco di HomeMovies100 che propone una pellicola al giorno girata nel corso del ‘900 nella stessa data, per raccontare la storia del secolo breve attraverso le immagini amatoriali. L’Honved scese in campo con il lutto al braccio. E se i comunisti avevano accolto i calciatori chiedendo di tornare in patria a sostenere il socialismo, alcuni profughi d’oltre cortina li avevano omaggiati di fiori lanciati dagli spalti.

Quanto al campo, se un anno prima era stata l’Honved a passare in vantaggio questa volta il primo tempo si era chiuso col Milan avanti di un gol, realizzato da Liedholm su rigore, poi era salito in cattedra Puskas, prima propiziando e realizzando il rigore del pareggio e poi dribblando un avversario e scaricando un siluro alle spalle di Buffon. No, la missione di Pasi e dei compagni, piuttosto pittoresca a partire dalla Balilla decorata con la scritta La carovana Picciarda, dal nome di uno di loro, non riuscì. Quella della sua cinepresa, decisamente sì.

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