Tra il 60 e il 70% dei suoli europei non sono attualmente in buona salute e dall’Ue arrivano segnali poco incoraggianti: dalla proposta di direttiva sui suoli degradati, che non prevede target nazionali, all’autorizzazione decennale al glifosato, fino agli ultimi step della Legge sul ripristino della natura, annacquata in vista dell’approvazione. Questi i fatti avvenuti in Europa solo a pochi giorni dalla Giornata mondiale del suolo, che cade oggi, in pieno svolgimento della Cop 28 di Dubai, Conferenza delle parti sul clima che dedica intere giornate a temi quali ‘natura’, ‘uso del territorio’, ‘cibo’, ‘agricoltura’ e ‘acqua’. E in Italia non va certo meglio. “C’è poco da festeggiare” commenta il Wwf. Il consumo di suolo in Italia viaggia a velocità insostenibile: le nuove coperture artificiali come edifici, infrastrutture e insediamenti logistici o commerciali fanno perdere al Paese 2,4 metri quadrati al secondo. Come evidenziato dall’Ispra, nell’ultimo anno la penisola ha perso oltre il 10% di suolo in più rispetto al 2021, ossia altri 77 chilometri quadrati. Nel frattempo, sono passati 12 anni dalla prima proposta di legge governativa sul consumo di suolo, ma l’Italia non ha ancora una norma.

La difesa del suolo in Europa fa acqua da tutte le parti – A livello europeo, nel novembre 2021 la Commissione Ue ha approvato la ‘Strategia per il suolo per il 2030’ che ha fissato come obiettivo di lungo periodo un consumo netto di suolo pari a zero per il 2050, ma i segnali non sono certo quelli attesi. È attualmente in discussione la proposta di Direttiva per il monitoraggio e la resilienza del suolo con l’obiettivo di creare un sistema standardizzato di monitoraggio dei suoli europei. “Purtroppo – spiega il Wwf – il testo in discussione non rende vincolante nessuno strumento per occuparsi della salute e fertilità dei suoli”. Significa che “difficilmente riuscirà a fermare i processi di degrado del suolo, né a prevenire e mitigare gli impatti del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità”. Alla vigilia della Cop, poi, è stata ufficializzata l’autorizzazione al glifosato per dieci anni. Una notizia già annunciata il 16 novembre scorso, quando nemmeno in sede di Comitato d’Appello è stata raggiunta a Bruxelles una maggioranza qualificata nella votazione da parte dei delegati degli Stati membri. Né a favore né contro il rinnovo e l’Italia si è astenuta (insieme ad altri sei Paesi, tra cui Francia e Germania), mentre lo scorso 13 ottobre aveva votato a favore del rinnovo.

“La proposta di rinnovo si basa su un processo di valutazione imperfetto e lacunoso – ha sottolineato Greenpeace – al punto che la stessa Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha riconosciuto l’esistenza di punti in sospeso e valutazioni parziali a causa della mancanza di dati sui coformulanti e sull’impatto del glifosato sulla biodiversità, sulla neurotossicità e sulla salute del microbioma”. Ma questo è quanto accaduto nelle stesse ore in cui, sempre in barba alla tutela del suolo, si raggiungeva un accordo tra le istituzioni europee per tenere fuori i bovini dalla revisione della direttiva sulle emissioni industriali (Ied). Fino al 2026, quando la Commissione dovrà valutare se rivedere questa decisione che, di fatto, non protegge le aziende agricole a conduzione familiare, ma l’1% degli allevamenti industriali più grandi, i più inquinanti in assoluto”.

La tutela del suolo nella fragile Italia – Se questo avviene in Europa, non va meglio in Italia, territorio fragile dal punto di vista idrogeologico e, quindi, alle prese con frane e alluvioni sempre più ricorrenti anche a causa del cambiamento climatico. E il consumo di suolo incide sull’esposizione della popolazione al rischio idrogeologico: oltre 900 ettari di territorio nazionale sono stati resi impermeabili in un solo anno nelle aree a pericolosità idraulica media. “La cementificazione contribuisce a rendere il nostro Paese meno sicuro perché l’impermeabilizzazione del suolo aumenta il rischio di disastri” spiega il Wwf. E ricorda i dati: negli ultimi cinquant’anni (fra il 1972 e il 2021) frane e inondazioni hanno provocato 1.610 morti (di cui 42 dispersi), 1.875 feriti e oltre 300 mila evacuati e senza tetto. Nessuna Regione esclusa (Irpi-CNR 2023). Da eventi eccezionali e sporadici, gli eventi meteorologici estremi sono ormai la regola: negli ultimi 4 anni grandi alluvioni e frane hanno travolto la Penisola da Nord a Sud, Sicilia e Calabria, Piemonte, Marche, Emilia-Romagna le regioni devastate. L’altro grande problema è quello della qualità dei suoli che si altera quando vengono erosi, degradati, salinizzati e inquinati da pratiche agricole intensive.

Eppure l’Italia è il Paese europeo con la maggiore diversità di suoli: 25 diversi tipi, rispetto ai 30 riconosciuti a livello globale dalla Fao. A tale diversificazione si associa una biodiversità fino a dieci volte maggiore a quella degli altri Paesi europei. Una straordinaria biodiversità che contribuisce a numerosi servizi ecosistemici, come la formazione del suolo stesso e la sua capacità di fornire e trattenere acqua ed elementi nutritivi, la regolamentazione di parassiti e malattie delle piante, il sequestro o la movimentazione di contaminanti. “Per svolgere questi servizi ecosistemici il suolo deve, però, essere sano e vitale – spiega il Wwf – mentre la sua salute e vitalità sono compromesse da molte pressioni antropiche, in particolare connesse all’agricoltura intensiva, che è causa di erosione, compattamento, desertificazione, impoverimento nutritivo o, al contrario, di eccesso di nutrienti come azoto e fosforo nonché contaminazione da sostanze chimiche tossiche, come i pesticidi e sostanze derivanti dall’uso di fanghi di depurazione”. Cosa sta accadendo in Italia, lo dicono i dati di Ispra: nel 2023 c’è stata una perdita di servizi ecosistemici pari ad un valore di 9 miliardi di euro per i suoi costi nascosti, impatto che ricadrà sulle future generazioni.

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