Quasi due milioni di euro a bilancio per ristrutturare un angolo del cimitero monumentale di Genova definito “sacrario” dai nostalgici del regime fascista.

Nel lungo elenco del piano triennale dei lavori pubblici da approvare in commissione comunale, nelle righe partorite dall’assessorato di competenza della totiana Marta Brusoni, compare l’incredibile voce di spesa, con tanto di lettere maiuscole a celebrare i fascisti che collaborarono con gli occupanti nazisti: “Cimitero di Staglieno: lavori di ripristino e consolidamento del Sacrario in commemorazione dei Caduti della Repubblica Sociale Italiana”.

Ad accorgersi dello stanziamento, nascosto nelle centinaia di pagine dei lavori previsti per i prossimi tre anni, è stata l’opposizione. “I cimiteri della città cadono a pezzi – scrive il Pd nel comunicato che solleva il caso, nella mattinata di lunedì 4 dicembre – e si spendono due milioni di euro per commemorare rastrellatori, fucilatori di partigiani e persecutori di ebrei”. Dopo l’opposizione, che a Genova tiene insieme Pd, M5s, rossoverdi e Azione, la polemica viene sollevata anche dai sindacati e dall’Anpi, e in Commissione consiliare scoppia la bagarre. “Dopo la nostra denuncia, prima ci è stato detto che si trattava di un ‘misunderstanding’ perché l’intervento avrebbe riguardato l’intera area – ripercorre la giornata Simone D’Angelo, segretario e capogruppo Pd – Poi il ‘misunderstanding’ è diventato un mero errore di dizione, perché l’intervento avrebbe coinvolto un muro di contenimento. All’inizio della Commissione pomeridiana sul Programma Triennale, invece, l’intervento al muro di contenimento avrebbe portato ‘indirettamente’ a un ripristino al ‘Sacrario della RSI’, una tomba – peraltro – di proprietà privata costruita nel 1952”. Insomma, qualcuno sembra aver deciso di inserire la voce “sacrario in commemorazione dei caduti della Rsi” nel bilancio, con una dote di 1 milione e 740 mila euro. Ma l’assessore ai lavori pubblici e al bilancio Pietro Piciocchi ci mette la faccia e spiega chiaramente il punto di vista dell’amministrazione: “Il sacrario non esiste, è una tomba privata a fianco alla quale c’è una lapide. L’intervento riguarda il contenimento di un muraglione ben più ampio, a rischio collasso”. Perché è stato inserito con quel nome? “Perché esiste uno slargo dedicato ai repubblichini, proprio lì davanti, ed è stata usata questa toponomastica pre-esistente. Ma il Comune di Genova non ha alcuna intenzione di sostenere in alcun modo la commemorazione della RSI, siamo una città medaglia d’oro per la resistenza e facciamo riferimento ai valori dell’antifascismo e della Costituzione”.

Parole chiare quelle dell’assessore. Quelle che però il sindaco Marco Bucci non riuscì a pronunciare quando autorizzò l’allora assessore di FdI Sergio Gambino, ora delegato alla protezione civile, a partecipare, con il totiano Angelo Vaccarezza, all’iniziativa organizzata da Lealtà e Azione per commemorare i fascisti della “repubblichina” che, proprio a Genova, nel 1944 hanno aiutato i nazisti a deportare oltre 1.500 operai dalle fabbriche del Ponente.

A seguito della mobilitazione, a fine giornata, l’approvazione del documento è stata rinviata e la Giunta ha accettato di “stralciare l’intervento e ogni iniziativa in favore del ricordo dei nazifascisti della Rsi”.

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