Il 3 dicembre è la Giornata internazionale delle persone con disabilità, istituita dall’Onu nel 1992. Ma in Italia, dicono gli esperti in materia, c’è poco da festeggiare perché la qualità di vita di oltre tre milioni di donne e uomini non è ancora all’altezza di un Paese membro del G7. Pari opportunità, assistenza domiciliare, abbattimento delle barriere architettoniche, oltre a servizi essenziali e lavoro sono temi fondamentali ma le risorse messe a disposizione restano inadeguate rispetto ai bisogni. Ancora oggi troppe persone con disabilità sono costrette a vivere situazioni di isolamento, esclusione, discriminazione e i loro diritti vengono spesso calpestati. Ilfattoquotidiano.it ha contattato diversi esperti per analizzare le principali criticità ma anche fare delle proposte.

“Il 3 dicembre non sia una celebrazione fine a se stessa ma si dia avvio ad una vera esigibilità dei diritti per tutti” – “Il 3 dicembre è una giornata celebrativa e tutto questo va bene. Ma ricordiamoci però che per le persone con disabilità la quotidianità è quella racchiusa tra il quattro e il due dicembre dell’anno successivo dove le tante questioni irrisolte impattano in modo molto duro sulla vita di una significativa fascia di cittadini”, commenta Nazaro Pagano, presidente della Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità (Fand). “Non facciamoci attrarre da retoriche parole che servono poco o niente alla soluzione delle questioni come ad esempio l’inclusione sociale e il diritto a ricevere servizi essenziali”, aggiunge il numero uno della Fand. Che fare? “Impegnarsi a realizzare delle serie politiche e piani contenuti all’interno di un patto virtuoso tra politica, istituzioni, terzo settore e famiglie perché si dia avvio a soluzioni reali in favore delle persone con disabilità. Solo allora il 3 dicembre avrà un senso concreto”.

“Viviamo un periodo di grandi aspettative intorno alla disabilità, alimentate da annunci più che da adeguate risorse immesse nel sistema” – Carlo Giacobini è tra i più competenti analisti e divulgatori in merito alla legislazione sulle disabilità. “Si ha l’impressione che profilando epocali riforme sulle disabilità, si voglia stendere un velo di amnesia sulle emergenze attualissime vissute concretamente dalle famiglie e dalle persone disabili”, denuncia. “Intanto gli anni passano, ma sembra che la variabile tempo sia ininfluente quando sono in gioco diritti ed opportunità. Le famiglie credono sempre meno al fatto che la Legge delega sulle disabilità, quando verrà effettivamente declinata in decreti e norme, avrà davvero quella funzione salvifica che qualcuno gli attribuisce”. Il governo parla di rilevanti novità a beneficio delle persone disabili. È cosi? “Si profilano nuove modalità di riconoscimento della disabilità, nuovi percorsi di definizione di progetti di Vita indipendente. Vi sarà – continua Giacobini – una torma di operatori formati nel profilare le necessità. La persona con disabilità sarà fotografata in ogni singolo dettaglio. Quanto poi a fornire effettivamente nuovi servizi, migliori sostegni, beh, quella è un’altra questione”. Giacobini infine evidenzia il maxi taglio alle politiche per le persone disabili di cui il Fatto.it ha dato notizia. “Per ora i quattrini sul piatto sono sempre meno, vedasi la furbesca operazione sul neonato Fondo Unico per l’inclusione delle persone con disabilità che raggruppando fondi già esistenti genera una somma inferiore a prima”.

“Per le persone autistiche la vita in Italia è molto difficile, situazione drammatica con l’arrivo della maggiore età” – Giovanni Marino è il presidente dell’Associazione nazionale genitori soggetti autistici (Angsa) e traccia un quadro negativo. “Bisogna garantire assistenza e aiuti concreti alle famiglie con figli autistici. Il disturbo dello spettro autistico è in rapida crescita anche in Italia, ma l’attenzione della politica e le risorse stanziate non soddisfano le esigenze reali da noi più volte denunciate”, afferma. Sono in aumento le delicatissime condizioni in cui vivono migliaia di persone autistiche. “L’attuale sistema nazionale di sostegni riesce a garantire l’assistenza solo a circa un terzo delle persone autistiche. In campo nazionale – aggiunge – ci sono 177 milioni di euro per progetti sull’autismo ma non bastano e inoltre perché siano efficaci per tutti occorre un coordinamento centrale che uniformi la qualità degli interventi, oggi troppo diversificati a livello regionale”.

“La politica parla di dignità e diritti per le persone disabili ma ancora resta molto da fare. Venga approvata una legge sui caregiver” – Se hai una disabilità e vivi in Italia la quotidianità è molto faticosa, spesso resa ancora più difficile dall’eccessiva burocrazia e dai sostegni ampiamente insufficienti. “Ogni anno il 3 dicembre leggiamo di eventi dedicati, volti ad informare e sensibilizzare la società tutta sul valore della diversità, dei diritti inalienabili di ogni essere umano. Ma le condizioni dei disabili non migliorano”. A dirlo è Alessandro Chiarini presidente del Coordinamento nazionale famiglie con disabilità (Confad). Quest’anno la Giornata si focalizza su “Trasformazione verso società sostenibili e resilienti per tutti”, il cui titolo è “Non lasciare nessuno indietro”. “Purtroppo il termine “inclusione” – aggiunge – è ancora troppo poco praticato. Alle famiglie con disabilità viene ancora delegato troppo, quasi abbandonate a se stesse. Per non tacere della legge nazionale per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare che ancora non è stata approvata”. Spesso le famiglie devono ricorrere ad un avvocato per vedere applicati diritti che per legge sono espressi chiaramente.

“Meno di una persona disabile su tre ha un lavoro. E’ il diritto maggiormente negato nel nostro Paese” – “Il collocamento dei disabili italiano è un sistema arlecchino, dove ogni provincia interpreta e applica la legge a sua immagine e somiglianza”, dichiara Marino Bottà direttore generale dell’Agenzia nazionale disabilità e lavoro (Andel). Le attese create dalla legge 68/99 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili” sono disattese. Il quadro che oggi si presenta è sconfortante. “Ci sono oltre un milione di iscritti negli elenchi del collocamento mirato, molti sono iscritti da oltre un decennio e non hanno mai ricevuto una proposta di lavoro. Non ci sono dati aggiornati e attendibili. Da oltre 8 anni si attende il varo della banca dati nazionale e le Linee guida sul tema languono in attesa che qualcuno faccia qualche cosa”, denuncia Bottà. “Anche la legge 68, nata come una legge all’avanguardia a livello europeo, si è miseramente arenata. Improduttiva e obsoleta da anni giace in attesa di una riforma rimandata da un governo all’altro”. Come vede il 3 dicembre? “Per chi ha una disabilità ed è alla ricerca di un lavoro, la Giornata è un momento commemorativo per la morte di un sistema inclusivo mai nato. Per molti è un sogno mai realizzato e un’aspettativa disattesa per tanti altri”, conclude.

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