“Quella voce che aveva appena discusso con la cameriera di banali problemi quotidiani, diventava di colpo la voce di un’altra creatura, veniva da un altro universo“. In queste parole c’è la sintesi di ciò che Franco Zeffirelli pensava (e poi scrisse nella sua Autobiografia) di Maria Callas, il soprano mito della lirica di cui ricorrono i cent’anni dalla nascita. Zeffirelli raccontò che il “fenomeno Callas” ebbe inizio a Verona nel 1947, “con una Gioconda che mise a soqquadro l’Arena” sottolinea. “L’uragano Callas”, come lo chiamò, cambiò “radicalmente il panorama dell’opera e della musica”.

Per celebrare l’anniversario che cade il 2 dicembre, le Gallerie d’Italia di Milano, grazie all’Intesa Sanpaolo, dallo scorso 9 novembre ospitano la mostra Maria Callas. Ritratti dall’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo, curata da Aldo Grasso. Patrocinata dal Comune di Milano, la mostra rappresenta la prima tappa di Callas100, un ciclo di eventi organizzati nel mese di novembre e dicembre in collaborazione con il Teatro alla Scala, le Gallerie d’Italia e il Piccolo Teatro di Milano, volti ad omaggiare la famosa artista.

Sempre a Milano la Veneranda Fabbrica del Duomo ospiterà l’esposizione Maria Callas. La Voce e l’amuleto, mentre alla biblioteca Sormani fino al 9 dicembre da non perdere Callas Voce Assoluta. La Divina in Sormani: all’ingresso della biblioteca saranno esposti alcuni tra i dischi in vinile più ricercati della grande cantante. Infine a dicembre anche la biblioteca nella stazione di Porta Venezia renderà omaggio alla Callas con una proposta curata di libri, cd e dvd.

Nata a Manhattan, New York, il 2 dicembre 1923, da una famiglia di origini greche, Maria Anna Cecilia Sofia Kalogheropoulou (poi semplificato in Kalos e quindi in Callas), è stata il soprano più acclamata a livello mondiale. Per ricordare la figura della cantante lirica ilfattoquotidiano.it ha interpellato due “addetti ai lavori” che l’hanno conosciuta: Pippo Zeffirelli, figlio del regista e scenografo, e il musicologo, docente universitario e direttore artistico di vari teatri italiani, Luciano Alberti.

Pippo Zeffirelli è presidente della Fondazione che porta il nome del maestro (che con Callas realizzò sei produzioni) il cui museo dedica un’intera sala alla Callas con musica, fotografie, costumi di scena originali e altri oggetti e dove il prossino 2 dicembre alle ore 18 si terrà il reading musicale Zeffirelli racconta la Callas, la Callas racconta Maria, ideato e scritto da Antonello D’Onofrio. “Ho conosciuto e incontrato diverse volte Maria Callas – dice – ma purtroppo per me non ho avuto la possibilità e l’occasione di sentirla cantare dal vivo. La conobbi nel 1969 a New York dove insegnava alle Masterclass; in seguito l’ho incontrata a Roma, perché ogni volta che veniva nella Capitale incontrava il maestro Zeffirelli a pranzo”. Una volta si ritrovarono insieme la Callas e Anna Magnani. “Il maestro – racconta Zeffirelli – era preoccupato che quest’ultima non gradisse troppo l’improvvisata della Callas e invece andò a finire che le due conversarono amabilmente per ore davanti a Zeffirelli, semplice spettatore di un avvenimento irripetibile“. Zeffirelli descrive Callas come “una donna normale che “poi dimostrava di avere una grande forza nel cantare, nell’affrontare il pubblico, la critica, i giornalisti”. Era “come se avesse due personalità – continua il figlio del regista -: quella della grande diva e quella di una donna semplicissima generando contrasto fortissimo. La Callas perse la testa per Onassis, l’unico uomo della sua vita diceva, nonostante fosse sposata. Da Onassis ebbe pure un figlio, che morì subito dopo la nascita, e mal sopportò l’annuncio che l’armatore greco avrebbe sposato Jacqueline Kennedy; da quel momento infatti iniziò un periodo molto triste per lei, in cui si imbottiva di farmaci. Ma artisticamente la Callas arrivava davvero da un altro universo: perché se mettiamo a confronto la sua voce con quella di altri soprani ci rendiamo conto di quanto diverso fosse l’impatto e quante emozioni lei riusciva a dare”.

Dal canto suo il professor Luciano Alberti, quando parla della Callas, si esprime in termini di “epifania” “perché noi giovani appassionati di musica – spiega – non perdemmo neanche uno spettacolo della Callas giovane, florida, opulenta ma bella, perché con lei si vedevano solo belle cose. Lei era formidabile, unica. Diversamente dalla critica, a cui occorse un po’ di tempo, noi giovani appassionati di lirica capimmo subito la straordinarietà del ‘caso Callas’. E la storia poi ci ha dato ragione. Era dotata di uno strumento vocale eccezionale, con una ‘tessitura’ amplissima, dai bassi ai sovracuti, sempre sicura, netta. Ancora oggi le registrazioni lo dimostrano”.

Alberti ha avuto la fortuna non solo di ascoltare dal vivo e applaudire Maria Callas, ma anche di incontrarla: “Andai a trovarla in camerino a Milano; all’epoca era bionda, stava bene. Fu amabile. Amava molto Milano, anche se il suo italiano era veneto, veronese in particolare, garbata, che teneva molto al consenso del pubblico. Ricordo il suo modo di rispondere agli applausi, quando era artificiosa, commossa e per così dire sorpresa di tanto entusiasmo. Ma non era così: era consapevolissima del suo successo, ma così facendo moltiplicava all’infinito gli applausi. Sul palcoscenico era un mostro di bravura e alla fine quegli applausi sembravano perfino troppi. Ma lei se le poteva permettere. Era riuscita a smantellare la rivalità con Renata Tebaldi – conclude Alberti – che pure aveva i suoi grandi numeri, ma la Callas la superava”.

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