Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha preso parte alla manifestazione-flash mob organizzata stamani in piazza dei Signori, a Treviso in omaggio a Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta a Vigonovo. Su una sedia di colore rosso messa al centro della piazza, molte persone hanno deposto un fiore dicendo “Io sono Giulia“. Anche Nordio si è messo in fila, appoggiando il fiore e ripetendo la frase. “Per 40 anni mi sono occupato da magistrato di questi crimini, e ho maturato una serie di convinzioni che si possono riassumere in una parola: educazione. Noi – ha proseguito Nordio – abbiamo agito molto dal punto di vista normativo, per fare come deterrente a questi orribili reati. Abbiamo inasprito le pene e abbiamo potenziato le strutture preventive. Se la certezza della pena è fondamentale, l’esistenza di una normativa adeguata è altrettanto fondamentale, però ricordiamoci che quando il danno è stato fatto, come diceva Manzoni ‘quando uno dà uno schiaffo neanche il Papa lo può togliere”. Secondo il ministro “purtroppo questi fenomeni sono accaduti anche nel passato, ma oggi hanno una una sorta di accelerazione che per certi aspetti è impiegabile, quindi noi dobbiamo capirne le cause, e l’attività deve essere essenzialmente preventiva, perché quella repressiva non è adeguata a intimidire chi vuole commettere un reato. È illusorio pensare che se una persona vuole maltrattare o addirittura uccidere un’amica, la moglie, la compagna, vada prima a compulsare il codice penale per vedere se la pena è stata aumentata o la procedura è stata migliorata. Non lo fa perché è nel suo dna commettere questo tipo di violenze. Allora dobbiamo domandarci perché queso dna esista ancora oggi, per molti maschi anche giovani, questa predisposizione alla prevaricazione. Le risposte sono molte, le lasciamo agli psicologi, ma bisogna educare anche i genitori oltre ai figli”, ha concluso

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