Sono 18 gli enti locali sciolti per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso in Italia dal primo gennaio 2022 a settembre 2023. Numeri che portano il totale di scioglimenti decretati dal 1991, quando entrò in vigore la prima legge, a oggi a 383 con il coinvolgimento di 280 Comuni e 6 aziende sanitarie in 11 Regioni. Ci sono, infatti, 76 amministrazioni che sono state sciolte per mafia in più di un’occasione: 56 due volte, 19 tre volte e c’è anche il caso del Comune di Marano di Napoli sciolto per ben 4 volte. A detenere il record è la regione Calabria (con 133 decreti di scioglimento) seguita da Campania (117) e Sicilia (92). Ma nonostante solo il 3,4% del totale degli scioglimenti riguarda il Centro Nord Italia “emerge il crescente interesse per le mafie, in particolare per la ’ndrangheta all’inserimento negli enti locali” delle zone a non tradizionale presenza mafiosa, che sono pertanto tutt’altro che immuni. Sono questi i pesanti dati pubblicati nel report La Linea della palma, realizzato dall’Osservatorio Parlamentare di Avviso Pubblico.

Attacco alla democrazia – Nell’analisi dell’associazione, nata nel 1996 per riunire gli Amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica, viene sottolineato come “le infiltrazioni nei Comuni, lungi dal costituire un dato episodico, si presentano come un dispositivo strutturale dei clan, che in questo contesto sono in grado di ottenere occasioni strategiche di radicamento territoriale e di arricchimento“. “Quello che viene perpetrato – si legge ancora – è un vero e proprio attacco sul territorio alla democrazia, rispetto al quale lo scioglimento, strumento di natura preventiva, costituisce la prima, certo non l’unica, frontiera che lo Stato eleva a tutela della legalità“.

Dal 2022 a oggi – Negli ultimi due anni i provvedimenti di scioglimenti per mafia hanno interessato 6 Comuni della Calabria, 4 della Campania, 3 della Sicilia, 3 della Puglia e 2 del Lazio. In particolare nel report di Avviso Pubblico viene evidenziato come dal 2013 la Calabria ha subito una media di sei scioglimenti l’anno. La Campania, invece, ha fatto registrare almeno uno scioglimento per infiltrazioni mafiose per 12 anni consecutivi. La Puglia più scioglimenti negli ultimi 10 anni che nei precedenti 22 di applicazione della legge. Per quanto riguarda i Comuni, quello di San Giuseppe Vesuviano è al suo terzo scioglimento. Per 5 Comuni (Cosoleto, Nettuno, Scilla, Soriano Calabro e Torre Annunziata) si tratta, invece, del secondo scioglimento. Nettuno, tra l’altro, è il primo Ente locale a non far parte delle 4 regioni a tradizionale presenza mafiosa (Calabria, Campania, Sicilia e Puglia) a subire più di un decreto di scioglimento per infiltrazioni mafiose. Nella maggior parte degli Enti locali sciolti per mafia dal 2022 a oggi il sindaco guidava una maggioranza sostenuta da liste civiche (72% dei casi). Nei restanti cinque casi – Anzio, Castellammare di Stabia, Nettuno, Rende e Torre Annunziata – la Giunta era governata rispettivamente da coalizioni di centrodestra (4) e centrosinistra (1).

Dalle elezioni agli appalti – In quasi tutti i casi l’intervento dei clan mafiosi inizia già nelle campagne elettorali: “Un’attenzione finalizzata ad ottenere o consolidare i rapporti con le future Amministrazioni nell’ottica di assicurarsi vantaggi di natura economica“. Questo avviene nei modi più disparati: dalle intimidazioni ai danni degli altri candidati, dalle liste sottoscritte da soggetti contigui alle organizzazioni mafiose, al voto di scambio. L’interesse principale dei clan è ovviamente il mondo degli appalti: “è in questo contesto – si legge nel report – che si concentrano le attenzioni delle organizzazioni mafiose, votate alla realizzazione di utilità economiche”. Per quanto riguarda, invece, i settori della vita amministrativa comunale che risultano oggetto delle attenzioni mafiose si evince come gli interessi riguardano l’intero spettro delle competenze comunali.

Il Centro Nord – Nel dossier c’è anche un un focus dedicato agli scioglimenti verificatisi in regioni del Centro Nord, a non tradizionale presenza mafiosa. Proprio per questa ragione il report è stato intitolato la Linea della palma, una citazione di Leonardo Sciascia che nel 1963 faceva riferimento all’espansione mafiosa al di fuori dei territori di origine paragonandola proprio al clima propizio alla vegetazione della palma che “viene su, verso il nord, di cinquecento metri ogni anno”. Dal 1991 solo 13 decreti di scioglimento hanno riguardato il Centro Nord. Ma cresce sempre più l’interesse per le mafie, in particolare la ‘ndrangheta, alle regioni settentrionali dove è maggiore “lo sviluppo economico-finanziario e, di conseguenza, la possibilità di riciclare denaro inserendosi anche nel mercato degli appalti pubblici”. Nel report viene anche evidenziata “l’esistenza di una certa sottovalutazione e di una scarsa conoscenza del fenomeno mafioso da parte di diversi amministratori e amministratrici locali settentrionali” ma anche “il diffondersi di una corruzione che mira ad instaurare rapporti di reciproca convenienza, caratterizzati da complicità e connivenza, tra politici e funzionari locali e mafiosi”.

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Avviso pubblico: “Sciolto per mafia un Comune al mese, inquietante”. Grasso: “Fenomeno molto diffuso, serve riforma per affiancare i commissari”

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