Aveva condiviso le tesi dell’ex nunzio Carlo Maria Viganò che chiedeva le dimissioni del Papa. Aveva accusato Francesco di “minare il deposito della fede“. L’escalation verbale del vescovo di Austin Joseph E. Strickland ora potrà proseguire solo fuori dalla diocesi texana dopo che il pontefice lo ha destituito e ha nominato al suo posto monsignor Joe Vasquez, come amministratore diocesano. Finisce così il percorso all’intero del clero di uno dei più fieri e accesi vescovi conservatori americani, apertamente contrario alle innovazioni del pontificato di Josè Mario Bergoglio. Attivissimo sui social, irriducibile difensore della dottrina e dei dogmi della Chiesa su matrimonio, vita umana, libertà religiosa, il 65enne ex vescovo Strickland da ultimo era stato particolarmente critico anche nei confronti del cammino sinodale in corso sul futuro della Chiesa cattolica che aveva paventato innovazioni in materia di matrimonio, eucarestia, sessualità, apertura ai gay. Noto come vescovo blogger, Strickland ha nominato capo del consiglio diocesano delle finanze Michael Emile Mahfood, fondatore del gruppo M7, società che gestisce oltre mille siti web. E poi la politica: partecipò a una manifestazione a Washington organizzata dai sostenitori di Donald Trump che chiedevano di annullare il risultato delle elezioni e ha definito il presidente degli Stati Uniti Joe Biden “malvagio”. Non manca nemmeno il complottismo nel curriculum: “Vi esorto a rifiutare qualsiasi vaccino che utilizzi i resti di bambini abortiti” scrisse in una lettera ai fedeli della diocesi.

Strickland non ha avuto nemmeno l’onore delle armi, come accaduto in altri casi. Il Papa non ha “accettato la rinuncia”, ma ha disposto una rimozione forzata che ha suscitato naturalmente le proteste dei cattolici conservatori negli Stati Uniti e non solo lì. Il fatto è che il Vaticano aveva chiesto le dimissioni del vescovo ma questi si era rifiutato. A giugno il presule aveva ricevuto una visita apostolica, affidata a due vescovi americani emeriti, Gerald Kicanas e Dennis Sullivan, con lo scopo di eseguire un’indagine proprio nei suoi confronti. E la tesi generale era che l’indagine fosse dovuta proprio alle sue posizioni tradizionaliste, inconciliabili con il nuovo corso avviato da papa Bergoglio. E’ stato il cardinale Daniel N. DiNardo, arcivescovo di Galveston-Houston e presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, a rilevare in una nota che i presuli che hanno compiuto la visita “hanno condotto un’indagine esaustiva su tutti gli aspetti del governo e della guida della diocesi di Tyler” che hanno portato alla richiesta di dimissioni e infine alla rimozione.

Ed ecco le proteste degli ultraconservatori. Michael J. Matt, direttore del quotidiano tradizionalista The Remnant, scrive su X: “Questa è una guerra totale. Francesco rappresenta un pericolo chiaro e presente non solo per i cattolici di tutto il mondo ma anche per il mondo intero. Sembra ora che stia cercando attivamente di seppellire la fedeltà alla Chiesa di Gesù Cristo. Che sia anatema”. Lungi, al momento, dal mettere in discussione la decisione del Papa, il diretto interessato si è invece limitato a postare una considerazione spirituale: “Rallegrati sempre del fatto che… qualunque cosa porti la giornata, Gesù Cristo è la Via, la Verità e la Vita, ieri, oggi e in eterno – ha twittato Strickland -. Possano i santi e la Beata Vergine Maria ispirarci sempre a ritornare a Cristo, non importa come possiamo vagare nell’oscurità. Gesù è Luce dalla Luce”.

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