Il gruppo Lindt si oppone al riconoscimento Igp (Indicazione geografica protetta) per il gianduiotto di Torino, innescando così una sorta di “guerra del cioccolato” con gli artigiani piemontesi. Il colosso svizzero, infatti, si sta battendo affinché nel disciplinare venga inserito tra gli ingredienti consentiti anche il latte. Un elemento – ribattono i “puristi” – utilizzato solo dall’industria e che andrebbe a sconvolgere la ricetta originale del gianduiotto, realizzato tradizionalmente solo con massa di cacao, nocciola e zucchero.

Il tema è emerso nell’ambito di CioccolaTò, la fiera del cioccolato artigianale che si svolge ogni anno nel capoluogo. Durante uno dei convegni della kermesse, Antonio Borra, segretario del comitato per il gianduiotto di Torino Igp, ha chiesto aiuto alla città e alla regione: “Oggi il gianduiotto vale duecento milioni di euro all’anno e un gruppo svizzero non può far naufragare un progetto europeo”. Il progetto del gianduiotto Igp torinese è nato nel 2017 e ha il sostegno di quattro facoltà universitarie, di aziende come Ferrero e Venchi e di cioccolatieri come Guido Gobino e Guido Castagna.

Sulla questione interviene anche Daniela Ruffino, deputata piemontese di Azione: “Mi rifiuto di vedere come nemici i cioccolatieri svizzeri, ma trovo anche inammissibili le resistenze opposte dal gruppo Lindt in sede europea per il riconoscimento Igp del gianduiotto. Le istituzioni piemontesi devono affrontare con fermezza questa battaglia”, dichiara. Durante CioccolaTò il progetto ha incassato l’endorsement di Giorgio Calabrese, medico specializzato in Scienza dell’alimentazione e presidente del comitato nazionale per la sicurezza alimentare, si è impegnato a portare la questione in sede ministeriale.

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