Una nuova perizia sarà disposta dalla procura della Repubblica di Venezia per accertare se il tremendo incidente avvenuto a Marghera il 3 ottobre, con 21 vittime e 15 feriti, possa essere stato causato da un malfunzionamento dell’autobus di fabbricazione cinese dalla compagnia La Linea. Si tratta, infatti, di un mezzo di recente costruzione, ora ridotto a una carcassa, il che non spiegherebbe qualche anomalia dovuta all’usura, ma potrebbe aprire un inedito scenario di difetti strutturali. La decisione è stata presa dopo che l’ingegner Placido Migliorino, consulente del pubblico ministero Laura Cameli, ha effettuato un sopralluogo sul cavalcavia alla periferia di Mestre dove l’autobus con una quarantina di turisti è precipitato.

La consulenza affidata a Migliorino riguarda la dinamica dell’incidente e lo stato dei guardrail che non hanno impedito al mezzo, che procedeva da Venezia verso l’autostrada, di precipitare, dopo aver sfregato per una cinquantina di metri con la fiancata destra sulla barriera. La Procura affiderà nelle prossime settimane un nuovo accertamento peritale mirato a verificare eventuali difetti di produzione del bus Yutong di proprietà della società di trasporto che aveva alle proprie dipendenze l’autista Alberto Rizzotto, 40 anni, morto nello schianto. Si tratterà di una consulenza complessa che riguarderà le componenti meccaniche, elettroniche ed elettriche del mezzo. Che cosa non ha funzionato, causando lo sbandamento verso destra del veicolo che procedeva a bassa velocità? Nel mirino ci sono lo sterzo, il sistema frenante e il semiasse anteriore. Ma non solo. Il perito dovrà spiegare se le pesanti batterie elettriche poste sul tetto possano aver contribuito a creare instabilità in una condizione di emergenza.

Dalle immagini di una telecamera si vede, infatti, che il bus accosta e tocca il guardrail, quindi si impenna, rovesciandosi oltre le barriere. In quel punto c’era un piccolo varco che consente l’accesso pedonale al bordo del cavalcavia a fini di manutenzione. Sarebbe stato proprio l’inizio della nuova barriere a fungere da leva, provocando il rovesciamento, anche perché in quel punto il guardrail è alto solo 52 centimetri.

Yutong è un costruttore cinese che fa realizzare alcune componenti meccaniche ed elettroniche in Germania. Ed è proprio a Francoforte che si trova una centrale che raccoglie in tempo reale tutti i dati relativi agli autobus in funzione in Europa. Si tratta di un sistema che registra velocità, frenate, accelerazioni, stato di funzionamento degli impianti e le trasferisce sul cloud. Si sta valutando l’effettuazione di una rogatoria internazionale per acquisire direttamente i dati che sono comunque registrati anche nella sede de la Linea a Mestre. A completamento c’è poi la scatola nera del bus che contiene anche le immagini delle tre telecamere che riprendono la visuale di marcia dell’autista e l’interno da due opposte prospettive.

Che i mezzi di Yutong siano diventati degli osservati speciali lo prova il fatto che il Comune di Venezia ha sospeso il loro utilizzo nelle linee urbane dopo che un altro bus, identico a quello precipitato a Marghera, si è schiantato una decina di giorni dopo contro un pilone (forse per un malore dell’autista) in una via di Mestre. Uno stop prudenziale è stato deciso anche a Padova da Busitalia in attesa degli esiti dell’inchiesta veneziana. Si tratta di bus con emissioni zero e un’autonomia di 400 chilometri grazie alle batterie elettriche collocate sul tetto. La ricarica avviene in circa tre ore e mezza. Yutong ha il 25 per cento del mercato mondiale e produce sino a 400 mezzi al giorno. In Europa l’anno scorso è risultata leader di vendite. In ogni caso i prodotti cinesi prima di poter circolare in Europa hanno dovuto superare un test di omologazione per dimostrare il rispetto degli standard di sicurezza.

Nell’inchiesta per l’incidente di Marghera sono indagati l’amministratore delegato di La Linea, Massimo Fiorese, e i tecnici del Comune di Venezia Roberto Di Bussolo e Alberto Cesaro. I filoni sono essenzialmente due. Innanzitutto verificare le cause e le responsabilità del disastro. In secondo luogo accertare se vi siano state omissioni dell’amministrazione comunale di Venezia nell’utilizzo o nella mancata sostituzione delle vecchie barriere, per le quali solo a settembre era stato aperto un cantiere per la messa in sicurezza del cavalcavia. Eventuali difetti di costruzione del bus costituirebbero un nuovo filone, ammesso che le risposte dei tecnici con la nuova perizia facciano emergere criticità.

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