Un presidio ai piedi del Ministero dell’Università e della Ricerca per chiedere alla ministra Anna Maria Bernini di inserire nella legge di Bilancio i finanziamenti per un piano di stabilizzazioni dei ricercatori precari degli Enti di ricerca. Ad organizzarlo sono stati i lavoratori precari del Cnr, il Consiglio Nazionale delle Ricerche e dell’INFN, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. “Al Cnr sono circa 2mila i lavoratori con assegni di ricerca e più di 250 con contratti a tempo determinato – ha spiegato Antonio Sanguineti, membro del coordinamento dei precari del Cnr – una percentuale consistente su un totale di circa 8mila strutturati. Per noi è inaccettabile“. Le storie dei ricercatori in piazza sono tutte molto simili: molti anni al lavoro con assegni di ricerca o contratti a tempo determinato, che si concludono anche dopo dieci anni.

“Io ho lavorato su un progetto che studiava i meccanismi di resistenza dei farmaci specifici che si usano sul tumore al polmone – ha raccontato Valentina, per dieci anni ricercatrice del Cnr – il 31 agosto scorso il mio contratto è scaduto e la mia figura al momento non è stata rimpiazzata nel laboratorio, così il Cnr ha perso delle competenze su cui ha investito tanto negli anni sia in termini economici che di tempo”.

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