Un gruppo internazionale di ricerca ha individuato 38 società impegnate nella commercializzazione diretta al consumatore in diversi Paesi di presunti trattamenti con cellule staminali e terapie a base di esosomi per la prevenzione e il trattamento del Covid, anche se questi trattamenti non sono stati approvati o autorizzati dagli enti normativi nazionali e non sono supportati da dati convincenti sulla sicurezza e sull’efficacia. L’analisi degli studiosi, pubblicata sulla rivista “Stem Cell Reports”, ha anche rilevato che la maggior parte di queste aziende sostiene di poter trattare il long-CovidD. “Le persone che vanno alla ricerca di trattamenti online, specialmente per il long-Covid, devono stare attente alle false promozioni che minimizzano i rischi di questi trattamenti e fanno affermazioni fuorvianti sulla probabilità di benefici”, ha affermato Leigh Turner, professore di Bioetica presso il Dipartimento di Salute, Società e Comportamento dell’Università della California di Irvine e primo autore dello studio.

Secondo le stime dello studio, 36 delle 38 aziende di questa analisi hanno dichiarato di avere trattamenti specifici per la malattia innescata dal coronavirus Sars Cov 2. “I pazienti che vengono presi di mira da queste affermazioni di marketing sono particolarmente vulnerabili”, ha detto Turner. “Stanno soffrendo e, in alcuni casi da molto tempo, il che li rende altamente suscettibili a rappresentazioni di marketing ingannevoli e persuasive”, ha proseguito Turner.

Oltre ai potenziali rischi medici e psicologici legati all’uso di questi prodotti, molti di essi sono anche costosi. Per il sottoinsieme di aziende incluse nell’attuale analisi che hanno rivelato informazioni sui prezzi sui loro siti web, il costo dei presunti trattamenti variava da 2.950 a 25.000 dollari. “Oltre alla possibilità di essere danneggiati da questi prodotti, c’è anche la possibilità di essere truffati per migliaia di dollari”, ha sottolineato Turner. “Si tratta di un mercato in continua evoluzione”, ha precisato Turner.

“Nel tempo alcune aziende che seguivano queste pratiche hanno interrotto la commercializzazione dopo aver ricevuto lettere di avvertimento dalla Food and Drug Administration o dalla Federal Trade Commission; altre aziende e cliniche sono entrate nel mercato e in alcuni casi sono apparentemente riuscite a sfuggire all’attenzione degli enti regolatori e delle forze dell’ordine”, ha aggiunto Turner. Delle 60 cliniche gestite da queste aziende, 24 hanno sede negli Stati Uniti e 22 in Messico, mentre altre cliniche si trovano nelle Isole Cayman, in Guatemala, Malesia, Panama, Filippine, Polonia, Spagna, Thailandia, Ucraina ed Emirati Arabi Uniti. “La risposta degli enti regolatori e delle forze dell’ordine alle aziende che hanno fatto affermazioni non comprovate nei primi giorni della pandemia è stata forte”, ha specificato Turner. “Spero che questo studio – ha concluso Turner – incoraggi gli enti normativi e le forze dell’ordine di questi Paesi a continuare ad agire in risposta a queste aziende, che mettono i pazienti a rischio di lesioni fisiche e perdite finanziarie, con l’uso di pratiche di marketing ingannevoli per vendere prodotti non approvati e non provati”.

Gianmarco Pondrano Altavilla

Lo studio

Foto di archivio

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